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LA BELLA INCHIAPPETTATA NEL BOSCO

C'era una volta (a botta dato il titolo) un re ormai vecchio stanco e con le emorroidi che per festeggiare la rottura dell'imene di sua figlia, che ormai si apprestava a frequentare le medie, decise di organizzare un rave party nella sua reggia, nonostante avesse già ricevuto lo sfratto per per dei conti non pagati. Il re chiamò (e sua figlia chiavò) il migliore dj sulla piazza (quella
del paese), riempì la piscina di cuba libre e avvisò tutti i pusher che bazzicavano nei pressi del castello (e che bazzicavano sua figlia), i quali lo rifornirono di ogni ben di Dio ci fosse sul mercato. Arrivò il giorno della gran festa, gli invitati bussarono alla porta del castello per ore e ore fin quando una voce gli disse: "Imbecilli...c'è il campanello". Suonarono allora il campanello e una voce gli disse: "Imbecilli...cazzo suonate è aperto". Per tutta risposta gli invitati aprirono la porta a testate (e subito dopo si preoccuparono di aprire la figlia del re). Dopo cinque minuti l'ubriachezza molesta, l'estasi da LSD e i rapporti promiscui e incestuosi già rallegravano la festa. C'era chi ululava alla luna (e chi gli diceva: "Imbecille...cazzo ululi...telefonagli"), chi andava in giro asserendo di essere Dio, Dio che andava in giro asserendo di essere un uomo, chi tentava di accendersi una sigaretta dando fuoco alle scorregge, chi rimaneva ustionato perchè aveva tentato di accendersi una sigaretta dando fuoco alle scorregge (ma adesso basta parlare di me). Dopo dieci minuti era finito l'alcool, dopo quindici minuti la droga e per di più la figlia del re aveva pure il ciclo. Insomma non si sapeva più cosa fare. Il re tentò di calmare tutti cominciando a raccontare barzellette. Alla seconda barzelletta sui Carabinieri scoppiò la rivolta popolare. Nessuno mai ha saputo cosa sia successo ma si sa che il re fu ritrovato nudo, delirante con la testa infilata nel cesso e una bottiglia di vodka infilata nel culo. La figlia del re fu presa, legata e utilizzata per soddisfare le più turpi devianze sessuali che esistessero (che poi erano la 
posizione del missionario e il sessantanove, di più allora non si conosceva). Fu abbandonata mentre era al culmine del cinquanttottesimo orgasmo. Aveva appena la forza di parlare ma riuscì a dire: "Che brutta giornata...solo 58 orgasmi...a scuola dalle suore ne avevo di più" e svenne in un lago  di sangue e liquido prostatico. Rimase in quello stato per oltre cento anni (anche se ogni tanto si alzò per andare in bagno o per rispondere al telefono). Ma arrivò un principe (azzurro per qualche strana malattia, forse sifilide) alquanto obeso e scorreggione che vagava ormai da anni di terra in terra alla ricerca di una prostituta che volesse  meno di 10 euro per trombare. Salì alla stanza della donzella (ormai decrepita, avanti con gli anni e costretta a portare il pannolone). Il principe non si perse d'animo e la baciò con la stessa verve con cui Madre Teresa di Calcutta baciava i lebbrosi, ma con un alito ben peggiore
(nonostante Madre Teresa fosse stata a suo tempo soprannominata Fogna di Calcutta). In seguito al bacio il principe eiaculò come un idrante per la gioia e sempre per la gioia la principessa bagnò il pannolone. Vissero felici e contenti fino a quando, a causa dell'alzeimer, si dimenticarono di respirare e morirono fra atroci tormenti.