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Conferenza Episcopale Emilia-Romagna Giovani tra disagio ed evasione A proposito di discoteche
Introduzione
"Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini
d'oggi... sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei
discepoli di Cristo".1
Con queste parole del Concilio vogliamo avviare la nostra riflessione su
uno dei problemi tipici della nostra gioventù, la discoteca.
Come vescovi dell'Emilia-Romagna, la regione col più alto numero di
discoteche in Italia, non possiamo rimanere indifferenti di fronte ad un
fenomeno che mette in movimento ogni fine settimana migliaia di giovani,
lasciandosi dietro una triste scia di sangue.
Come "discepoli di Cristo" avvertiamo il fremito di vita, di
gioia e di speranza che un sano desiderio di divertimento suscita in tanti
giovani. Ma non possiamo però fare a meno di condividere il dolore di troppe
famiglie che hanno avuto figli morti così tragicamente e le ansie e le
preoccupazioni dei genitori che attendono con apprensione il ritorno a casa dei
figli che, in giro per tutta la notte, prendono d'assalto le discoteche
soprattutto il sabato sera.
Così pure non possiamo, come testimoni del "Signore della
vita" non denunciare la vacuità e l'illusione di vita che viene offerta
nelle discoteche e in altri simili locali, dove troppo facilmente si attenta
alla salute fisica e morale dei nostri giovani.
Di fronte ai tanti problemi suscitati in questi anni dalla discoteca e
dal vagabondare notturno dei giovani, molti si sono pronunciati o con discorsi
allarmistici o con analisi particolareggiate, ma non si è fatto ancora nulla di
concreto ed efficace per contrastare questa triste corsa verso la morte.
Vengono offerte tutte le interpretazioni possibili del problema: ad
quelle psicologiche a quelle sociologiche, dall'automobile come fenomeno di
costume alla vettura come valore assoluto, per finire con l'assenza di strumenti
legislativi e politici. Per gli psicologi è colpa della "solitudine che
porta i giovani ad assumere atteggiamenti distruttivi", per i farmacologi
"dell'effetto combinato di droga e alcool", mentre per i medici si
tratta di "un problema di sonno". I genitori ne fanno "una
questione d'orario" e molti chiedono alla polizia "maggior
prevenzione".
Ogni volta che si tratta delle "stragi del sabato sera"2,
soprattutto le discoteche, ma anche altri locali come i pubs3,
sono gli accusati principali e si crea un'attesa fra la gente, che esige un
giudizio.4
Come vescovi, solleciti delle vita dei nostri fedeli, riteniamo di dovere
dire una parola che richiami la responsabilità di tutti ad offrire ai nostri
giovani delle alternative di vita autentica e sana.
La vita è un bene prezioso e merita una maggiore considerazione da parte
di tutti, sia adulti che giovani. Come dice il papa, dobbiamo tutti operare
attivamente per "costruire una nuova cultura della vita".5 1.
Un fenomeno di massa
La discoteca è entrata da qualche decennio nel costume giovanile. Per
molti è la vera novità del "week-end", l'unica alternativa alla
noia. Sta diventando un passaggio obbligato dell'essere giovani: lì si fanno
conoscenze nuove, si trovano divertimento, novità musicali, avventure.
Questo improvviso successo ha suscitato inquietanti interrogativi in
coloro che hanno a cuore la maturazione umana dei giovani, a motivo
dell'eccessiva influenza che lo stile di vita della discoteca sembra avere sui
suoi frequentatori. Ciò provoca appelli allarmati contro la discoteca,
particolarmente -per i fenomeni degenerativi cui dà luogo, come la diffusione
di droghe, il consumo di alcool, il prolungamento dell'orario di chiusura (unici
esercizi di commercio con simili orari), i lunghi spostamenti per raggiungere le
discoteche più alla moda o ancora aperte alla mattina, la velocità sulle
strade e gli inevitabili incidenti (o "stragi del sabato sera"), le
risse e i suicidi.
Il problema discoteca è impossibile risolverlo isolando dal contesto che
lo genera: l'ambiente sociale, il sistema di valori, la cultura dominante, i
rapporti tra le varie componenti della società e i loro influssi sulla
formazione giovanile.
Sarà pertanto necessario intervenire sulla società che favorisce una
situazione per cui la discoteca diventa quasi indispensabile, ma è necessario
anche un giudizio sulla discoteca.
Non crediamo sia possibile per noi sottrarci a un giudizio morale molto
severo su questo tipo di avvertimento. Alla radice del successo del modello
"discoteca" è presente la cultura dello "sballo"6,
della mitizzazione della notte7, che eccitanti e bevande
accentuano e consolidano. È un clima tutto particolare che coinvolge i ragazzi
portandoli ad un livello di euforia tale da favorire nella persona la
fuoriuscita da sé. Gli incidenti che si verificano sono connessi strettamente
con questo stato mentale e a volte con l'assunzione di sostanze stupefacenti.
Possiamo noi accettare questa cultura?
Non è possibile tacere, quando è evidente che a volere lo sballo sono
"certi" giovani, sono i trafficanti e gli spacciatori di droga, sono
tutti coloro che investono capitali speculando sulla fragilità di questa età;
ed è su di loro che deve essere commisurata ogni considerazione d'ordine
morale. 2.
Ognuno faccia la sua parte, subito!
La questione, dunque, in parte imputabile anche ai giovani, è da
rilanciare sulla società che ha creato una situazione oggettivamente difficile
per loro, offrendo come uniche alternative il consumismo e gli stili di vita che
da esso promanano.
Chiediamo perciò uno sforzo congiunto alle varie componenti della società,
ognuna secondo il proprio ambito di competenza, per risolvere questo problema,
senza trascurare la ricerca di soluzione educative, culturali e sociali più
adeguate per tutti i problemi giovanili.
La politica, in quanto responsabile del bene comune dei cittadini, è la
prima ad essere chiamata in causa, pur con tutti i suoi limiti. Non è possibile
che ogni tentativo di intervento sulle discoteche sia subito bloccato dalle
lobby interessate.
Alla politica si richiede una duplice responsabilità: di contenimento e
di promozione.
Di contenimento, che si esprime con provvedimenti di ordine pubblico,
come la regolamentazione degli orari di apertura e chiusura dei locali,
dell'assunzione di alcolici; il controllo della moralità e dell'applicazione
delle disposizioni di legge; la vigilanza su delinquenza, illegalità, spaccio
di droga; il rispetto dei vincoli ambientali, delle emissioni acustiche e
luminose, dei limiti di velocità e del codice della strada.
Di promozione, che si può attuare, ad esempio, con politiche culturali,
anche in tempi lunghi, che diano spazio ai giovani e interpretino adeguatamente
le domande provenienti da questa realtà.8
Il mondo economico ha notevoli responsabilità in quello che sta
succedendo: anch'esso è responsabile da una parte della disoccupazione
giovanile e dall'altra dell'incentivazione al consumismo attraverso la creazione
di luoghi e forme di consumo come la discoteca, i locali di intrattenimento, la
moda, la musica... Un mondo che sembra favorire una cultura edonistica,
attraverso l'incitazione della pubblicità e le proposte dei mass media, come
giustificazione e stimolo al consumo. Non
si può negare o tacere che certamente la soluzione di alcuni problemi sia
proprio frenata dai grossi interessi economici. Ma domandiamoci: anche da un
punto di vista economico la vita di un giovane non vale nulla? E quanto costa
una invalidità permanente?
La famiglia9 e gli educatori. Ad essi richiamiamo non
soltanto il dovere di seguire i giovani, ma anche quello di offrire loro
condizioni tali per cui il ricorso alla discoteca non diventi impellente10.
Tra le cose da suggerire si possono prendere in considerazione le seguenti:
I giovani, allora, avvertono questo come una differenza grande con il
mondo adulto. Per di più chi li capisce e li ascolta sono proprio solo i mass
media e gli imprenditori del tempo libero (TV, discoteche, discografici, ...).
Non si possono colpevolizzare gli educatori per i loro insuccessi, ma si
devono spronare a usare meglio e in maniera più adeguata gli strumenti che
hanno a disposizione. Come pure non si può scaricare ogni colpa sulla famiglia,
che quando esiste, non trova gli aiuti dovuti da chi per competenza deve almeno
porre delle regole.
Anche la Chiesa13, la comunità dei credenti, ha delle
possibilità per creare un ambiente più favorevole e accogliente per i giovani
e quindi offrire delle alternative alla discoteca, valide e percepite tali dai
giovani.
La Chiesa, per la sua capacità e potenzialità educativa, partecipa
delle stesse consegne degli educatori. Si richiede pertanto una maggior
vicinanza e attenzione al mondo giovanile, alle sue esigenze, alla sua cultura e
al suo linguaggio. È importante dare spazio ai giovani, renderli protagonisti,
e non solo esecutori; tra Chiesa e giovani è necessaria soprattutto la
comunicazione. Essi attendono molto dalla Chiesa.
Alle nostre comunità in particolare affidiamo questa lettera, come
stimolo per una riflessione, e per una assunzione di responsabilità pastorali. 3.
In una realtà complessa
Per i giovani sembra non esserci posto in questa società soprattutto per
le loro domande di fondo. Difficoltà occupazionali, prolungamento a tempo
indeterminato della situazione di formazione e di dipendenza, riluttanza ad
affidare loro responsabilità o incombenze significative, dilazionano al futuro
il tempo del loro inserimento sociale.
Sono contagiati da un disagio da benessere. Hanno tutto ciò che è
necessario per vivere e anche qualcosa in più. Non devono pertanto lottare per
alcuni bisogni di tipo primario (nutrirsi, vestirsi, avere una casa, una certa
sicurezza...). La loro attenzione è rivolta pertanto a soddisfare esigenze meno
inderogabili, più voluttuarie e opzionali (consumi, immagine, divertimento...).
E questo non prepara certo personalità forti.
Aumenta il disagio comunicativo. Crescono le opportunità di
comunicazione e diminuisce la comunicazione. Gran parte della comunicazione
passa attraverso i mass media, dove la comunicazione è unidirezionale. Inoltre
è di tipo accattivante, suadente, superficiale: prevale la forma sul contenuto.
Le giovani generazioni sono abituate a questo tipo di comunicazione e trovano
sempre più difficoltà a comunicare al di fuori di questi canali o modalità.
Ciò sottrae spazio e tempo alla comunicazione interpersonale, soprattutto a
quella intergenerazionale. Anche tra di loro è difficile comunicare se non
possiedono lo stesso idioma (gergo, appartenenza di gruppo o di stile,
esperienze comuni...). Di conseguenza la comunicazione privilegiata è quella
non verbale (gestuale, corporea, del look, dei media, dei graffiti, delle
battute o slogan).
La musica giovanile e la discoteca allora sembra che possano offrire una
risposta a molte di queste esigenze. Comunicane mass mediatica, cultura del
corpo, musica, luogo d'incontro tra giovani che hanno i medesimi gusti e
intendimenti, ricerca dello sballo, affermazione di sé attraverso il ballo, il
look, la seduzione, il successo sono alcune delle risposte che la discoteca
offre. evidentemente sono risposte di tipo contingente, limitato, consumistico,
irrazionale. Però sembrano "funzionare", almeno per l'immediato14.
Grossi i rischi che possono subentrare in una visione di questo genere:
la perdita del senso del limite15, l'evasione dai compiti
della propria crescita16, l'evasione dai compiti sociali17,
favorendo così più le spinte egoistiche che quelle altruistiche, anche se non
sono escluse forme di dedizione o di altruismo anche in discoteca. 4.
A voi, giovani!
I
richiami che abbiamo fatto alla responsabilità e all'impegno della società,
alla complessità del mondo giovanile, non escludono, anzi ci sollecitano a fare
un invito diretto a voi giovani affinché non lasciate cadere nel vuoto queste
sollecitazioni e siate voi stessi promotori di attenzioni nuove nella società. Come
pastori che hanno a cuore il futuro della nostra società e anche di ognuno di
voi, vi invitiamo:
Se la vostra ricerca sarà autentica, vi sentirete, nella comunità
cristiana, protagonisti di una vitalità nuova e vera, frutto dell'incontro con
Gesù.
Questa sarà per voi e per noi la più bella speranza. Gli
Arcivescovi e i Vescovi Bologna,
26 maggio 1996 Solennità di Pentecoste
Note: 1
GS 1: EV 1/1319 2
I dati sulle "stragi del sabato sera" sono quanto mai evidenti e
confortati da statistiche inoppugnabili: "Dal
1980 al 1991 sono raddoppiati gli incidenti del sabato notte...
3
Nonostante le aspettative, la discoteca in quanto luogo di divertimento sembra
in calo (33.7%: COSPES, L'età incompiuta, LDC, Leumann, 1995, p. 8): la si
sceglie sempre meno e si opta invece per l'ormai collaudata formula "cinema
+ pub". Il pub è la vera novità nel panorama dei divertimenti: da un paio
di anni a questa parte lo si preferisce in quanto sembra permettere una maggiore
comunicazione. E al pub questo sembra molto facile: ogni tavolo diventa un
piccolo salotto dove tra un bicchiere di birra, un crostino e una sigaretta, ci
si scambiano opinioni, pareri, insomma si comunica di più rispetto alla
discoteca. 4
In un momento storico della Chiesa antica, sant'Agostino, nel libro delle
Confessioni, descrive le vicende di Alipio, travolto dalla passione per giochi
gladiatori. "Senza
abbandonare davvero la via del mondo, decantatagli dai suoi genitori, mi aveva
preceduto a Roma con l'intenzione di apprendervi il diritto. E là in
circostanze stravaganti venne travolto dalla stravagante passione per gli
spettacoli gladiatori. Mentre evitava e detestava quel genere di passatempi,
incontrò per strada certi suoi amici e condiscepoli, che per caso tornavano da
un pranzo e che lo condussero a forza, come si fa tra compagni, malgrado i suoi
vigorosi dinieghi e la sua resistenza, all'anfiteatro, ov'era in corso la
stagione dei giochi efferati e funesti. Diceva: "Potete trascinare in quel
luogo e collocarvi il mio corpo, ma potrete puntare il mio spirito e i miei
occhi su quegli spettacoli? Sarò là, ma lontano, così avrò la meglio e su di
voi e su di essi"; ma non per questo gli altri rinunciarono a tirarselo
dietro, forse curiosi di vedere se appunto riusciva a realizzare il suo
proposito. Quando
giunsero a destinazione e presero posto come poterono, ovunque erano scatenate
le più bestiali soddisfazioni. Egli impedì al suo spirito di avanzare i mezzo
a tanto male, chiudendo i battenti degli occhi: oh, se avesse tappato anche le
orecchie! Quando, a una certa fase del combattimento, l'enorme grido di tutto il
pubblico violentemente lo urtò, vinto dalla curiosità, credendosi capace di
dominare e vincere, qualunque fosse, anche la visione, aprì gli occhi. La
sua anima ne subì una ferita più grave di quella subita dal corpo di colui che
volle guardare, e cadde più miseramente di colui che con la propria caduta
aveva provocato il grido. Questo, penetrato attraverso le orecchie, spalancò
gli occhi per aprire una breccia al colpo che avrebbe abbattuto quello spirito
ancora più temerario che robusto, tanto più debole, quanto più aveva contato
su di sé invece che su di te, come avrebbe dovuto fare. Vedere
il sangue e sorbire la ferocia fu tutt'uno, né più se ne distolse, ma tenne
gli occhi fissi e attinse inconsciamente il furore, mentre godeva della gara
criminale e s'inebriava di una voluttà sanguinaria. Non era ormai più la
stessa persona venuta al teatro, ma una delle tante fra cui era venuta, un degno
compare di coloro che ve lo avevano condotto. Che altro dire? Osservò lo
spettacolo, gridò, divampò, se ne portò via un'eccitazione forsennata, che lo
stimolava a tornarvi non solo insieme a coloro che lo avevano trascinato la
prima volta, ma anche più di coloro, e trascinandovi altri. Eppure tu lo
sollevasti da quell'abisso con la tua mano potentissima e misericordiosissima,
gli insegnasti a non riporre fiducia in sé, ma in te, però molto più
tardi" (AGOSTINO, Confessioni, VI.8) Bastò
un incontro con alcuni amici per essere trascinato nell'anfiteatro, dove alla
vista di combattimenti crudeli e cruenti si sentì invadere da furore omicida.
Di fronte a questo problema - altri Padri si occuparono di manifestazioni
analoghe - la Chiesa antica reagì con severità di giudizio. 5
Cf. GIOVANNI PAOLO II, Evangelium Vitae, 1995, c. IV 6
Adolescenti e giovani dimostrano (circa un terzo di loro) assenza di progetti,
incapacità di programmare... vivono oggi la cultura della noia. Nascono da
questa condizione il desiderio e il rifugio nello "sballo" (il 22%
afferma: "io faccio parte di un gruppo di sballo..."), uno stato di
straordinaria euforia che generalmente cresce a dismisura nelle discoteche e che
in alcune parti d'Italia genera il fenomeno delle pietre fatte precipitare dai
cavalcavia sugli automezzi in transito. Si uccide per noia, una condizione
favorita da una società della "frantumazione" come la nostra (cf.
COSPES, L'età incompiuta, pp. 41 e 222). 7
Occorre "ricreare la notte", ma è indubbio che già la sola
enunciazione di questo obiettivo è impresa che fra tremare chiunque. Intanto,
non sembri fuori luogo porsi un interrogativo di fondo: è davvero presente in
tutti i giovani un "bisogno di Dio?" (Il 15% afferma: "...è un
bisogno che non sento". Cf. COSPES, L'età incompiuta, p. 166). Oppure,
sono altri i "bisogni" che essi inseguono? Molti di questi giovani,
durante la giornata, sono inseriti in ambienti disumanizzanti - ore e ore
trascorse operando ai videoterminali; fabbriche assediate da tecnologie
esasperate - e al chiudersi dell'attività lavorativa sentono il bisogno di
ritrovarsi altrove, assieme ad altri coetanei, per scoprirsi "vivi".
Di qui allo "sballo", il passo è più breve di quanto non si creda.
Non è certo la soluzione ideale cercare di "ricrearsi" tuffandosi nel
disordine, ma dobbiamo riconoscere che una condizione lavorativa di disagio
fisico e mentale induce all'evasione, bisogno di fronte al quale noi ci troviamo
senza risposta motivata. In questo ambito, anche i tentativi, gli accenni di
proposta che affiorano che appaiono di tanto in tanto, appaiono inadeguati, e
soprattutto praticati in maniera insufficiente. 8
Le richieste che i giovani sembrano fare alla politica:
9
Non possiamo comunque perdere di vista le potenzialità della famiglia e le sue
capacità di influire su tutti i componenti. Va tenuto conto di una
disgregazione dell'istituto familiare che ha privato della famiglia il 50% dei
giovani, causando disagi e disorientamenti a non finire. A questi giovani
dobbiamo insegnare, oggi, come si diventa adulti assumendo in proprio le scelte
e le responsabilità della propria vita, affrontandole anche senza l'appoggio
della famiglia, che non c'è. 10
Bisogna sfatare l'idea che basti maggior applicazione degli educatori
perché i giovani non vadano più in discoteca. La discoteca è ormai un fatto
acquisito della cultura giovanile, impedirlo è difficile. L'obiettivo può
essere quello di renderlo meno necessario e determinante... 11
L'ultima ricerca CISF sulla famiglia (P. DONATI, Quarto rapporto CISF sulla
famiglia in Italia, EP, Cinisello Balsamo (MI), 1995) evidenzia che le nuove
generazioni di genitori trasmettono più valori/beni materiali e meno
spirituali. Logico poi che i figli tendano a privilegiare questi valori su altri
più profondi, ma che richiedono maggior fatica, sacrificio, pazienza... 12
Problemi ulteriori sorgono per divisioni e conflitti in famiglia.
Soprattutto i padri risultano parecchio assenti. Il problema comunicativo tocca
anche altri educatori, scolastici, religiosi che trovano una notevole difficoltà
a interloquire con i giovani ad entrare nella loro vita ad usare un linguaggio
comune o almeno comprensibile. Si auspica uno sforzo reciproco per un incontro
più profondo e autentico tra generazioni. 13
Il problema della discoteca non deve essere visto solo in funzione della
salvezza dei giovani. Il grande problema dei giorni nostri è quello di offrire
ai giovani delle opportunità precise, atte a costruire una società diversa in
cui Cristo è il cuore. A loro volta, le Parrocchie, che sono parte viva della
Chiesa, debbono offrire gli spazi vitali dove incarnare cieli e terra nuovi. Un
tempo, gli oratori erano attrezzati ad aiutare il giovane nello smontare la sua
vita e a ricostruirla orientandola al Signore; oggi occorre di nuovo attrezzare
l'oratoria sia di personale specializzato ad organizzare gruppi o a fare
catechesi, ma anche capace di stare con i ragazzi e inventare con loro modi
nuovi di fare cultura e divertimento. Il
progetto di una Chiesa missionaria può anche prendere corpo evitando che i suoi
uomini compiano gesti definiti alla moda, o prendano parte attiva a forme di
spettacolarità a loro non congeniali, avviando, invece, una più completa
attenzione all'uomo, al territorio; e facendo della Parrocchia l'elemento
fondamentale, anche se non unico, per il coinvolgimento di tutti i battezzati,
in funzione della promozione di un nuovo e più completo dinamismo missionario. 14
Le risposte che dà la discoteca non rappresentano delle soluzioni vere ai
problemi del mondo giovanile e, inoltre, facilitano un certo tipo di approccio
alla vita che può essere per lo meno discutibile, se non pernicioso. Sembrano
dare un sollievo alle tensioni e preoccupazioni dei giovani, tensioni e
preoccupazioni di cui gli adulti stentano a percepire la portata soggettiva.
Pertanto la discoteca non va né sottovalutata, né solo condannata. Ciò non
vuol dire che non siano giustificate le preoccupazioni degli educatori. 15
Da una ricerca di tipo psicosociale (CASTELLI C. et alii, Palestre
dell'incertezza, esperienze del limite in discoteca, roccia e deltaplano,
Fondazione G. Corazzin, 1994) risulta che, mentre per l'entrata in discoteca c'è
tutta una serie di riti che preparano ad entrare in clima, per l'uscita non ci
sono dei riti o dei passaggi che facciano riprendere contatto progressivo con la
realtà. Questa mancanza di contatto con la realtà (aumentata dall'assunzione
di alcool e stupefacenti) può essere invocata come il principale responsabile
degli incidenti che succedono all'uscita delle discoteche. Inoltre, dal punto di
vista religioso, l'esperienza della perdita del senso del limite induce un senso
di onnipotenza che contraddice la condizione umana di creaturalità e fa
ricercare nel meccanismo di riproduzione della "trance" la soluzione
dei propri problemi più che nell'affidamento ad un Dio personale che si prende
cura di noi. 16
Nella discoteca si realizzano alcune situazioni in cui sembra che si dia una
risposta alle esigenze di crescita e di definizione di sé, ma in realtà si
verificano situazioni in cui prevale l'evasione dai compiti di sviluppo più che
la soluzione. Queste sarebbero date da:
17
La discoteca si presta ad un atteggiamento di fuga dall'impegno verso la società
e quindi a un atteggiamento di chiusura nel proprio guscio egoistico. Nei
frequentatori di discoteca molti individuano i seguenti fenomeni emergenti:
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