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Conferenza Episcopale Emilia-Romagna

Giovani tra disagio ed evasione

A proposito di discoteche

 

Introduzione

      "Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi... sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo".1

      Con queste parole del Concilio vogliamo avviare la nostra riflessione su uno dei problemi tipici della nostra gioventù, la discoteca.

      Come vescovi dell'Emilia-Romagna, la regione col più alto numero di discoteche in Italia, non possiamo rimanere indifferenti di fronte ad un fenomeno che mette in movimento ogni fine settimana migliaia di giovani, lasciandosi dietro una triste scia di sangue.

      Come "discepoli di Cristo" avvertiamo il fremito di vita, di gioia e di speranza che un sano desiderio di divertimento suscita in tanti giovani. Ma non possiamo però fare a meno di condividere il dolore di troppe famiglie che hanno avuto figli morti così tragicamente e le ansie e le preoccupazioni dei genitori che attendono con apprensione il ritorno a casa dei figli che, in giro per tutta la notte, prendono d'assalto le discoteche soprattutto il sabato sera.

      Così pure non possiamo, come testimoni del "Signore della vita" non denunciare la vacuità e l'illusione di vita che viene offerta nelle discoteche e in altri simili locali, dove troppo facilmente si attenta alla salute fisica e morale dei nostri giovani.

      Di fronte ai tanti problemi suscitati in questi anni dalla discoteca e dal vagabondare notturno dei giovani, molti si sono pronunciati o con discorsi allarmistici o con analisi particolareggiate, ma non si è fatto ancora nulla di concreto ed efficace per contrastare questa triste corsa verso la morte.

      Vengono offerte tutte le interpretazioni possibili del problema: ad quelle psicologiche a quelle sociologiche, dall'automobile come fenomeno di costume alla vettura come valore assoluto, per finire con l'assenza di strumenti legislativi e politici. Per gli psicologi è colpa della "solitudine che porta i giovani ad assumere atteggiamenti distruttivi", per i farmacologi "dell'effetto combinato di droga e alcool", mentre per i medici si tratta di "un problema di sonno". I genitori ne fanno "una questione d'orario" e molti chiedono alla polizia "maggior prevenzione".

      Ogni volta che si tratta delle "stragi del sabato sera"2, soprattutto le discoteche, ma anche altri locali come i pubs3, sono gli accusati principali e si crea un'attesa fra la gente, che esige un giudizio.4

      Come vescovi, solleciti delle vita dei nostri fedeli, riteniamo di dovere dire una parola che richiami la responsabilità di tutti ad offrire ai nostri giovani delle alternative di vita autentica e sana.

      La vita è un bene prezioso e merita una maggiore considerazione da parte di tutti, sia adulti che giovani. Come dice il papa, dobbiamo tutti operare attivamente per "costruire una nuova cultura della vita".5

  

1. Un fenomeno di massa

      La discoteca è entrata da qualche decennio nel costume giovanile. Per molti è la vera novità del "week-end", l'unica alternativa alla noia. Sta diventando un passaggio obbligato dell'essere giovani: lì si fanno conoscenze nuove, si trovano divertimento, novità musicali, avventure.

      Questo improvviso successo ha suscitato inquietanti interrogativi in coloro che hanno a cuore la maturazione umana dei giovani, a motivo dell'eccessiva influenza che lo stile di vita della discoteca sembra avere sui suoi frequentatori. Ciò provoca appelli allarmati contro la discoteca, particolarmente -per i fenomeni degenerativi cui dà luogo, come la diffusione di droghe, il consumo di alcool, il prolungamento dell'orario di chiusura (unici esercizi di commercio con simili orari), i lunghi spostamenti per raggiungere le discoteche più alla moda o ancora aperte alla mattina, la velocità sulle strade e gli inevitabili incidenti (o "stragi del sabato sera"), le risse e i suicidi.

      Il problema discoteca è impossibile risolverlo isolando dal contesto che lo genera: l'ambiente sociale, il sistema di valori, la cultura dominante, i rapporti tra le varie componenti della società e i loro influssi sulla formazione giovanile.

      Sarà pertanto necessario intervenire sulla società che favorisce una situazione per cui la discoteca diventa quasi indispensabile, ma è necessario anche un giudizio sulla discoteca.

      Non crediamo sia possibile per noi sottrarci a un giudizio morale molto severo su questo tipo di avvertimento. Alla radice del successo del modello "discoteca" è presente la cultura dello "sballo"6, della mitizzazione della notte7, che eccitanti e bevande accentuano e consolidano. È un clima tutto particolare che coinvolge i ragazzi portandoli ad un livello di euforia tale da favorire nella persona la fuoriuscita da sé. Gli incidenti che si verificano sono connessi strettamente con questo stato mentale e a volte con l'assunzione di sostanze stupefacenti. Possiamo noi accettare questa cultura?

      Non è possibile tacere, quando è evidente che a volere lo sballo sono "certi" giovani, sono i trafficanti e gli spacciatori di droga, sono tutti coloro che investono capitali speculando sulla fragilità di questa età; ed è su di loro che deve essere commisurata ogni considerazione d'ordine morale.

  

2. Ognuno faccia la sua parte, subito!

      La questione, dunque, in parte imputabile anche ai giovani, è da rilanciare sulla società che ha creato una situazione oggettivamente difficile per loro, offrendo come uniche alternative il consumismo e gli stili di vita che da esso promanano.

      Chiediamo perciò uno sforzo congiunto alle varie componenti della società, ognuna secondo il proprio ambito di competenza, per risolvere questo problema, senza trascurare la ricerca di soluzione educative, culturali e sociali più adeguate per tutti i problemi giovanili.

      La politica, in quanto responsabile del bene comune dei cittadini, è la prima ad essere chiamata in causa, pur con tutti i suoi limiti. Non è possibile che ogni tentativo di intervento sulle discoteche sia subito bloccato dalle lobby interessate.

      Alla politica si richiede una duplice responsabilità: di contenimento e di promozione.

      Di contenimento, che si esprime con provvedimenti di ordine pubblico, come la regolamentazione degli orari di apertura e chiusura dei locali, dell'assunzione di alcolici; il controllo della moralità e dell'applicazione delle disposizioni di legge; la vigilanza su delinquenza, illegalità, spaccio di droga; il rispetto dei vincoli ambientali, delle emissioni acustiche e luminose, dei limiti di velocità e del codice della strada.

      Di promozione, che si può attuare, ad esempio, con politiche culturali, anche in tempi lunghi, che diano spazio ai giovani e interpretino adeguatamente le domande provenienti da questa realtà.8

      Il mondo economico ha notevoli responsabilità in quello che sta succedendo: anch'esso è responsabile da una parte della disoccupazione giovanile e dall'altra dell'incentivazione al consumismo attraverso la creazione di luoghi e forme di consumo come la discoteca, i locali di intrattenimento, la moda, la musica... Un mondo che sembra favorire una cultura edonistica, attraverso l'incitazione della pubblicità e le proposte dei mass media, come giustificazione e stimolo al consumo.

Non si può negare o tacere che certamente la soluzione di alcuni problemi sia proprio frenata dai grossi interessi economici. Ma domandiamoci: anche da un punto di vista economico la vita di un giovane non vale nulla? E quanto costa una invalidità permanente?

      La famiglia9 e gli educatori. Ad essi richiamiamo non soltanto il dovere di seguire i giovani, ma anche quello di offrire loro condizioni tali per cui il ricorso alla discoteca non diventi impellente10. Tra le cose da suggerire si possono prendere in considerazione le seguenti:

Un cammino di spiritualità. Molti giovani dicono oggi di ave perso la fede. Forse l'hanno lasciata atrofizzare in se stessi, senza preoccuparsi di farla rivivere. La spiritualità è una proposta e un cammino di vita in Dio, vissuta mediante la fede, che lo scopre nella parola di Dio, negli avvenimenti e nelle persone; mediante la speranza che va seguendo i Suoi passi nella storia e attende l'incontro finale con Lui; mediante la carità che Lo cerca e si unisce continuamente alla Sua persona, alla Sua volontà, al Suo progetto.

Attenzione ai valori. I giovani sono in gran parte frutto dell'educazione che è stata loro data (anche indirettamente o inconsapevolmente). Sovente essi percepiscono allo stato puro alcuni valori dominanti del momento, senza le difese o le accortezze di chi è più avanti negli anni, ha più esperienza e un'altra educazione11.

Attenzione alla comunicazione. Uno dei problemi più grossi è quello della comunicazione intergenerazionale. Anche se i giovani dicono di trovarsi bene in famiglia, tuttavia non sempre la comunicazione procede nel migliore dei modi. Sovente rimane superficiale, approssimativa, generica o addirittura inesistente12.

Attenzione ai valori espressivi. Il mondo adulto sembra prevalentemente concentrato sulle attività strumentali (lavoro, denaro, impegni, obiettivi a lungo termine...) mentre i giovani si trovano a maggior agio nelle attività espressive (gioco, divertimento, tempo libero, arte, musica, ballo, comunicazioni affettive, ecc...).

      I giovani, allora, avvertono questo come una differenza grande con il mondo adulto. Per di più chi li capisce e li ascolta sono proprio solo i mass media e gli imprenditori del tempo libero (TV, discoteche, discografici, ...).

      Non si possono colpevolizzare gli educatori per i loro insuccessi, ma si devono spronare a usare meglio e in maniera più adeguata gli strumenti che hanno a disposizione. Come pure non si può scaricare ogni colpa sulla famiglia, che quando esiste, non trova gli aiuti dovuti da chi per competenza deve almeno porre delle regole.

      Anche la Chiesa13, la comunità dei credenti, ha delle possibilità per creare un ambiente più favorevole e accogliente per i giovani e quindi offrire delle alternative alla discoteca, valide e percepite tali dai giovani.

      La Chiesa, per la sua capacità e potenzialità educativa, partecipa delle stesse consegne degli educatori. Si richiede pertanto una maggior vicinanza e attenzione al mondo giovanile, alle sue esigenze, alla sua cultura e al suo linguaggio. È importante dare spazio ai giovani, renderli protagonisti, e non solo esecutori; tra Chiesa e giovani è necessaria soprattutto la comunicazione. Essi attendono molto dalla Chiesa.

      Alle nostre comunità in particolare affidiamo questa lettera, come stimolo per una riflessione, e per una assunzione di responsabilità pastorali.

 

3. In una realtà complessa del mondo giovanile

      Per i giovani sembra non esserci posto in questa società soprattutto per le loro domande di fondo. Difficoltà occupazionali, prolungamento a tempo indeterminato della situazione di formazione e di dipendenza, riluttanza ad affidare loro responsabilità o incombenze significative, dilazionano al futuro il tempo del loro inserimento sociale.

      Sono contagiati da un disagio da benessere. Hanno tutto ciò che è necessario per vivere e anche qualcosa in più. Non devono pertanto lottare per alcuni bisogni di tipo primario (nutrirsi, vestirsi, avere una casa, una certa sicurezza...). La loro attenzione è rivolta pertanto a soddisfare esigenze meno inderogabili, più voluttuarie e opzionali (consumi, immagine, divertimento...). E questo non prepara certo personalità forti.

      Aumenta il disagio comunicativo. Crescono le opportunità di comunicazione e diminuisce la comunicazione. Gran parte della comunicazione passa attraverso i mass media, dove la comunicazione è unidirezionale. Inoltre è di tipo accattivante, suadente, superficiale: prevale la forma sul contenuto. Le giovani generazioni sono abituate a questo tipo di comunicazione e trovano sempre più difficoltà a comunicare al di fuori di questi canali o modalità. Ciò sottrae spazio e tempo alla comunicazione interpersonale, soprattutto a quella intergenerazionale. Anche tra di loro è difficile comunicare se non possiedono lo stesso idioma (gergo, appartenenza di gruppo o di stile, esperienze comuni...). Di conseguenza la comunicazione privilegiata è quella non verbale (gestuale, corporea, del look, dei media, dei graffiti, delle battute o slogan).

      La musica giovanile e la discoteca allora sembra che possano offrire una risposta a molte di queste esigenze. Comunicane mass mediatica, cultura del corpo, musica, luogo d'incontro tra giovani che hanno i medesimi gusti e intendimenti, ricerca dello sballo, affermazione di sé attraverso il ballo, il look, la seduzione, il successo sono alcune delle risposte che la discoteca offre. evidentemente sono risposte di tipo contingente, limitato, consumistico, irrazionale. Però sembrano "funzionare", almeno per l'immediato14.

      Grossi i rischi che possono subentrare in una visione di questo genere: la perdita del senso del limite15, l'evasione dai compiti della propria crescita16, l'evasione dai compiti sociali17, favorendo così più le spinte egoistiche che quelle altruistiche, anche se non sono escluse forme di dedizione o di altruismo anche in discoteca.

  

4. A voi, giovani!

      I richiami che abbiamo fatto alla responsabilità e all'impegno della società, alla complessità del mondo giovanile, non escludono, anzi ci sollecitano a fare un invito diretto a voi giovani affinché non lasciate cadere nel vuoto queste sollecitazioni e siate voi stessi promotori di attenzioni nuove nella società.

Come pastori che hanno a cuore il futuro della nostra società e anche di ognuno di voi, vi invitiamo:

ad essere missionari in mezzo ai vostri coetanei, in forma creativa e propositiva, riformulando le verità del cristianesimo con questi nuovi linguaggi che usate abitualmente e più direttamente capite; facendo un'esperienza autentica di cristiani che sanno saldare insieme la fede alla vita personale; comunicando questa esperienza da autentici credenti, facendovi compagni di viaggio da amici, con quella amicizia che ha il volto gioioso di chi ha veramente incontrato Gesù;

ad essere attenti al consumismo, al conformismo, alle manipolazioni che si instaurano in discoteca: sono una malattia! Al coraggio sostituiscono la piatta adesione alla moda, alla mentalità corrente. Sono l'avvio per una pericolosa massificazione;

a lottare contro la fuga dalla responsabilità che avete nei riguardi sia della società, sia della vostra crescita; fate attenzione all'egoismo che è insito in certe forme di divertimento, favorite l'altruismo e l'impegno, educatevi alla sobrietà;

ad usare l'espressività in forme creative e libere dal consumo; a cercare vie nuove; ad accogliere criticamente, ma anche positivamente, le nuove forme culturali che stanno emergendo;

a guardare anche ai quei vostri amici che hanno fatto scelte di vita per gli altri, in una donazione piena al Signore: non sono personaggi strani! Hanno risposto ad un amore più grande.

      Se la vostra ricerca sarà autentica, vi sentirete, nella comunità cristiana, protagonisti di una vitalità nuova e vera, frutto dell'incontro con Gesù.

      Questa sarà per voi e per noi la più bella speranza.

Gli Arcivescovi e i Vescovi dell'Emilia-Romagna

Bologna, 26 maggio 1996

Solennità di Pentecoste

Note: 

1 GS 1: EV 1/1319

2 I dati sulle "stragi del sabato sera" sono quanto mai evidenti e confortati da statistiche inoppugnabili:

"Dal 1980 al 1991 sono raddoppiati gli incidenti del sabato notte...

il rapporto tra incidenti mortali sul totale è nella notte del venerdì e del sabato particolarmente elevato

la loro frequenza maggiore è tra le ore una e le quattro del mattino

il 50.2% dei conducenti coinvolti ha un'età compresa tra i 19 e i 25 anni;

il 90.4% dei conducenti è di sesso maschile;

alta concentrazione territoriale di questo tipo di incidenti. Il 35% in solo 8 delle 94 province italiane (Roma, Milano, Firenze, Torino, Forlì, Brescia, Bologna, Genova)" (G.C. Brunello, G. De Martis, Le stragi del sabato sera, Marsilio, Venezia, 1993, pp. 43-44)

3 Nonostante le aspettative, la discoteca in quanto luogo di divertimento sembra in calo (33.7%: COSPES, L'età incompiuta, LDC, Leumann, 1995, p. 8): la si sceglie sempre meno e si opta invece per l'ormai collaudata formula "cinema + pub". Il pub è la vera novità nel panorama dei divertimenti: da un paio di anni a questa parte lo si preferisce in quanto sembra permettere una maggiore comunicazione. E al pub questo sembra molto facile: ogni tavolo diventa un piccolo salotto dove tra un bicchiere di birra, un crostino e una sigaretta, ci si scambiano opinioni, pareri, insomma si comunica di più rispetto alla discoteca.

4 In un momento storico della Chiesa antica, sant'Agostino, nel libro delle Confessioni, descrive le vicende di Alipio, travolto dalla passione per giochi gladiatori.

"Senza abbandonare davvero la via del mondo, decantatagli dai suoi genitori, mi aveva preceduto a Roma con l'intenzione di apprendervi il diritto. E là in circostanze stravaganti venne travolto dalla stravagante passione per gli spettacoli gladiatori. Mentre evitava e detestava quel genere di passatempi, incontrò per strada certi suoi amici e condiscepoli, che per caso tornavano da un pranzo e che lo condussero a forza, come si fa tra compagni, malgrado i suoi vigorosi dinieghi e la sua resistenza, all'anfiteatro, ov'era in corso la stagione dei giochi efferati e funesti. Diceva: "Potete trascinare in quel luogo e collocarvi il mio corpo, ma potrete puntare il mio spirito e i miei occhi su quegli spettacoli? Sarò là, ma lontano, così avrò la meglio e su di voi e su di essi"; ma non per questo gli altri rinunciarono a tirarselo dietro, forse curiosi di vedere se appunto riusciva a realizzare il suo proposito.

Quando giunsero a destinazione e presero posto come poterono, ovunque erano scatenate le più bestiali soddisfazioni. Egli impedì al suo spirito di avanzare i mezzo a tanto male, chiudendo i battenti degli occhi: oh, se avesse tappato anche le orecchie! Quando, a una certa fase del combattimento, l'enorme grido di tutto il pubblico violentemente lo urtò, vinto dalla curiosità, credendosi capace di dominare e vincere, qualunque fosse, anche la visione, aprì gli occhi.

La sua anima ne subì una ferita più grave di quella subita dal corpo di colui che volle guardare, e cadde più miseramente di colui che con la propria caduta aveva provocato il grido. Questo, penetrato attraverso le orecchie, spalancò gli occhi per aprire una breccia al colpo che avrebbe abbattuto quello spirito ancora più temerario che robusto, tanto più debole, quanto più aveva contato su di sé invece che su di te, come avrebbe dovuto fare.

Vedere il sangue e sorbire la ferocia fu tutt'uno, né più se ne distolse, ma tenne gli occhi fissi e attinse inconsciamente il furore, mentre godeva della gara criminale e s'inebriava di una voluttà sanguinaria. Non era ormai più la stessa persona venuta al teatro, ma una delle tante fra cui era venuta, un degno compare di coloro che ve lo avevano condotto. Che altro dire? Osservò lo spettacolo, gridò, divampò, se ne portò via un'eccitazione forsennata, che lo stimolava a tornarvi non solo insieme a coloro che lo avevano trascinato la prima volta, ma anche più di coloro, e trascinandovi altri. Eppure tu lo sollevasti da quell'abisso con la tua mano potentissima e misericordiosissima, gli insegnasti a non riporre fiducia in sé, ma in te, però molto più tardi" (AGOSTINO, Confessioni, VI.8)

Bastò un incontro con alcuni amici per essere trascinato nell'anfiteatro, dove alla vista di combattimenti crudeli e cruenti si sentì invadere da furore omicida. Di fronte a questo problema - altri Padri si occuparono di manifestazioni analoghe - la Chiesa antica reagì con severità di giudizio.

5 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Evangelium Vitae, 1995, c. IV

6 Adolescenti e giovani dimostrano (circa un terzo di loro) assenza di progetti, incapacità di programmare... vivono oggi la cultura della noia. Nascono da questa condizione il desiderio e il rifugio nello "sballo" (il 22% afferma: "io faccio parte di un gruppo di sballo..."), uno stato di straordinaria euforia che generalmente cresce a dismisura nelle discoteche e che in alcune parti d'Italia genera il fenomeno delle pietre fatte precipitare dai cavalcavia sugli automezzi in transito. Si uccide per noia, una condizione favorita da una società della "frantumazione" come la nostra (cf. COSPES, L'età incompiuta, pp. 41 e 222).

7 Occorre "ricreare la notte", ma è indubbio che già la sola enunciazione di questo obiettivo è impresa che fra tremare chiunque. Intanto, non sembri fuori luogo porsi un interrogativo di fondo: è davvero presente in tutti i giovani un "bisogno di Dio?" (Il 15% afferma: "...è un bisogno che non sento". Cf. COSPES, L'età incompiuta, p. 166). Oppure, sono altri i "bisogni" che essi inseguono? Molti di questi giovani, durante la giornata, sono inseriti in ambienti disumanizzanti - ore e ore trascorse operando ai videoterminali; fabbriche assediate da tecnologie esasperate - e al chiudersi dell'attività lavorativa sentono il bisogno di ritrovarsi altrove, assieme ad altri coetanei, per scoprirsi "vivi". Di qui allo "sballo", il passo è più breve di quanto non si creda. Non è certo la soluzione ideale cercare di "ricrearsi" tuffandosi nel disordine, ma dobbiamo riconoscere che una condizione lavorativa di disagio fisico e mentale induce all'evasione, bisogno di fronte al quale noi ci troviamo senza risposta motivata. In questo ambito, anche i tentativi, gli accenni di proposta che affiorano che appaiono di tanto in tanto, appaiono inadeguati, e soprattutto praticati in maniera insufficiente.

8 Le richieste che i giovani sembrano fare alla politica:

Onestà dei politici e funzionalità della cosa pubblica. La prima domanda che sembra emergere dal mondo giovanile che frequenta la discoteca è quella di una maggior onestà del mondo politico e di una maggior funzionalità della macchina dello stato. Sono queste mancanze, che essi leggono in modo sommario, che li allontanano dalla politica e alienano la loro fiducia verso la società e coloro che la governano. Questo è quanto è emerso dalla lettura dei risultati degli atteggiamenti verso la politica e il sociale. Talmente che ha preso corpo da questa lettura la seguente ipotesi: che la discoteca, come altre forme di occupazione del tempo libero, costituiscano per questa generazione una forma di compensazione alla distanza del sistema sociale dai loro interessi e una alternativa capace di dare un senso alla vita sulla base di valori espressivi e comunicativi tra tutti coloro che condividono le stesse esperienze. La discoteca potrebbe presentarsi come una specie di contenitore di cultura (o sub-cultura) e di relazioni giovanili che si presentano globalmente alternativi al sistema vigente;

Attenzione ai problemi strutturali dei giovani. Essi si concentrano soprattutto attorno al problema dell'occupazione e della scuola. Chiedono di trovare un posto nella società e di avere una scuola che li prepari al futuro e ad affrontare i loro problemi concreti. La non risposta a questi problemi è percepita dai giovani come disinteresse della politica nei loro riguardi o incapacità e quindi inutilità;

Attenzione alle esigenze espressive e del tempo libero. I giovani lamentano anche l'impossibilità di trovare adeguate alternative alla discoteca e agli altri luoghi di consumo del tempo libero. Perciò invocano dalla politica la creazione di spazi alternativi al consumo in cui potere esplicare le loro esigenze e capacità espressive (cf. G. VETTORANO, R. MION, "Giovani in discoteca. Tra espressività ed evasione", in Tutto giovani notizie, n. 38/1995).

9 Non possiamo comunque perdere di vista le potenzialità della famiglia e le sue capacità di influire su tutti i componenti. Va tenuto conto di una disgregazione dell'istituto familiare che ha privato della famiglia il 50% dei giovani, causando disagi e disorientamenti a non finire. A questi giovani dobbiamo insegnare, oggi, come si diventa adulti assumendo in proprio le scelte e le responsabilità della propria vita, affrontandole anche senza l'appoggio della famiglia, che non c'è.

10  Bisogna sfatare l'idea che basti maggior applicazione degli educatori perché i giovani non vadano più in discoteca. La discoteca è ormai un fatto acquisito della cultura giovanile, impedirlo è difficile. L'obiettivo può essere quello di renderlo meno necessario e determinante...

11 L'ultima ricerca CISF sulla famiglia (P. DONATI, Quarto rapporto CISF sulla famiglia in Italia, EP, Cinisello Balsamo (MI), 1995) evidenzia che le nuove generazioni di genitori trasmettono più valori/beni materiali e meno spirituali. Logico poi che i figli tendano a privilegiare questi valori su altri più profondi, ma che richiedono maggior fatica, sacrificio, pazienza...

12  Problemi ulteriori sorgono per divisioni e conflitti in famiglia. Soprattutto i padri risultano parecchio assenti. Il problema comunicativo tocca anche altri educatori, scolastici, religiosi che trovano una notevole difficoltà a interloquire con i giovani ad entrare nella loro vita ad usare un linguaggio comune o almeno comprensibile. Si auspica uno sforzo reciproco per un incontro più profondo e autentico tra generazioni.

13 Il problema della discoteca non deve essere visto solo in funzione della salvezza dei giovani. Il grande problema dei giorni nostri è quello di offrire ai giovani delle opportunità precise, atte a costruire una società diversa in cui Cristo è il cuore. A loro volta, le Parrocchie, che sono parte viva della Chiesa, debbono offrire gli spazi vitali dove incarnare cieli e terra nuovi. Un tempo, gli oratori erano attrezzati ad aiutare il giovane nello smontare la sua vita e a ricostruirla orientandola al Signore; oggi occorre di nuovo attrezzare l'oratoria sia di personale specializzato ad organizzare gruppi o a fare catechesi, ma anche capace di stare con i ragazzi e inventare con loro modi nuovi di fare cultura e divertimento.

Il progetto di una Chiesa missionaria può anche prendere corpo evitando che i suoi uomini compiano gesti definiti alla moda, o prendano parte attiva a forme di spettacolarità a loro non congeniali, avviando, invece, una più completa attenzione all'uomo, al territorio; e facendo della Parrocchia l'elemento fondamentale, anche se non unico, per il coinvolgimento di tutti i battezzati, in funzione della promozione di un nuovo e più completo dinamismo missionario.

14 Le risposte che dà la discoteca non rappresentano delle soluzioni vere ai problemi del mondo giovanile e, inoltre, facilitano un certo tipo di approccio alla vita che può essere per lo meno discutibile, se non pernicioso. Sembrano dare un sollievo alle tensioni e preoccupazioni dei giovani, tensioni e preoccupazioni di cui gli adulti stentano a percepire la portata soggettiva. Pertanto la discoteca non va né sottovalutata, né solo condannata. Ciò non vuol dire che non siano giustificate le preoccupazioni degli educatori.

15 Da una ricerca di tipo psicosociale (CASTELLI C. et alii, Palestre dell'incertezza, esperienze del limite in discoteca, roccia e deltaplano, Fondazione G. Corazzin, 1994) risulta che, mentre per l'entrata in discoteca c'è tutta una serie di riti che preparano ad entrare in clima, per l'uscita non ci sono dei riti o dei passaggi che facciano riprendere contatto progressivo con la realtà. Questa mancanza di contatto con la realtà (aumentata dall'assunzione di alcool e stupefacenti) può essere invocata come il principale responsabile degli incidenti che succedono all'uscita delle discoteche. Inoltre, dal punto di vista religioso, l'esperienza della perdita del senso del limite induce un senso di onnipotenza che contraddice la condizione umana di creaturalità e fa ricercare nel meccanismo di riproduzione della "trance" la soluzione dei propri problemi più che nell'affidamento ad un Dio personale che si prende cura di noi.

16 Nella discoteca si realizzano alcune situazioni in cui sembra che si dia una risposta alle esigenze di crescita e di definizione di sé, ma in realtà si verificano situazioni in cui prevale l'evasione dai compiti di sviluppo più che la soluzione. Queste sarebbero date da:

preminenza del principio del piacere su quello della realtà; regressioni a livelli infantili;

l'accentuazione del gusto per l'effimero, la concentrazione sul presente e su esperienze che danno una gratificazione immediata; e in concomitanza, l'aumento di incapacità di "differire la gratificazione", di prevedere le conseguenze delle proprie azioni e di impegnarsi per la realizzazione di progetti a lunga scadenza;

il tentativo di prolungamento indefinito dello stato adolescenziale ("moratoria psicosociale" - Erikson 1974) per fluire di fruire di tutti i vantaggi che esso comporta e differire l'assunzione di responsabilità verso se stessi e gli altri;

la strumentalizzazione dei rapporti affettivi, la riduzione dell'altro a oggetto di divertimento, il conformismo alle pressioni sociali e soprattutto a quelle del gruppo;

la frattura tra tempo del lavoro ("tempo del dovere") e tempo libero ("tempo di divertimento") (cf. VETTORATO, R. MION, "Giovani in discoteca").

17 La discoteca si presta ad un atteggiamento di fuga dall'impegno verso la società e quindi a un atteggiamento di chiusura nel proprio guscio egoistico. Nei frequentatori di discoteca molti individuano i seguenti fenomeni emergenti:

disinteresse e disinvestimento affettivo per la società in generale e la politica in particolare;

dissociazione e disimpegno crescente dalle istituzioni che solitamente hanno rapporti con i giovani (scuola, Chiesa);

scarso interesse per i problemi della giustizia e della solidarietà sociale;

mancanza di impegno solidaristico e sociale non solo nella dimensione più strettamente politica, ma anche nelle forme associative e di volontariato (cf. VETTORATO, R. MION, "Giovani in discoteca").

 

Conferenza Episcopale Emilia-Romagna                                                          Giovani tra disagio ed evasione

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Aggiornato il: 12 novembre 2001