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Il Sorriso Degli Innocenti
Poesia dedicata a Simona Pari e Simona Torretta (un modo per stargli vicino)

il vaso di pandora


Con estrema costernazione e trepidazione seguiamo il destino delle due Simone.

Questa grave irruzione nella vita civile da parte della guerriglia internazionale e le selvagge condizioni del ricatto imposto sono solo indici del marasma ideologico e culturale dei rapitori delle due volontarie Italiane.


L'entusiasmo e lo spirito di partecipazione degli aiuti volontari nelle zone di guerriglia (non mi pare il caso ora di parlare di guerra) hanno forse limitato una valutazione del reale calibro delle forze in campo. Fin dall'inizio di questa ultima fase dell'escalation terrorista, iniziata con la distruzione delle torri di NY, pareva che fosse palese la natura delle forze antagoniste.

Chi usa senza scrupolo un mezzo cosí impopolare come il massacro di innocenti non sta facendo politica, non sta cercando di accattivarsi le simpatie di una determinata fascia della popolazione, sta semplicemente cercando di stabilire un rapporto di forze primordiali in cui generalmente sono le instanze piú brutalmente e ciecamente naturali ad avere la meglio. Opporsi od immettersi nel flusso di questa tragica dinamica con ingenuitá e forti solo di tanta buona volontá é non solo suicida ma soprattutto controproducente in quanto ogni battaglia vinta da questa forza disumana e priva di qualsiasi logica rischia di trasformarsi in un incremento del volume e della potenza di impatto delle volontá di distruzione.
Quello contro cui siamo in lotta (non siamo in guerra) é il congiungersi di forze analoghe e speculari al movimento che in Germania portó gli ingenui volonterosi piccolo borghesi verso il baratro del nazismo e i folli forgiatori di detto baratro, forti delle nuove tecnologie e delle svolte nella ricerca scientifica, al concepimento dell'olocaustro.
Non cadiamo nell'ingenua litanía che é colpa dell'America: Bush ha solo aperto il vaso di Pandora che ci stava scavando la fossa sotto i piedi prima che la fossa fosse completa.
Non possiamo permetterci il lusso di sottovalutare la pericolositá globale e tanto meno di negoziare con un marasma che proietta marasma . Nel caos non c'é spazio per la negoziazione, operazione tipica tra entitá civili e cioé dotate di logica,
Detesto la retorica ammuffita e incartapecorita e prima di ammettere che stiamo vivendo tempi eroici ci ho pensato bene, e piú ci penso piú mi convinco che stiamo immergendoci in un nuovo romanticismo. Tutti i caduti in Afganistan ed in Irak appartengono a questa razza cui siamo debitori di una porzione della nostra libertá e a cui dobbiamo almeno la forza di urlare un no incondizionato, la forza di reggere ai sensi di colpa, la forza di non patteggiare vigliaccamente con la nostra coscienza.Spero con tutte le mie forze che le due Simone e tutti gli altri ostaggi possano raccontare la loro storia ai nipoti, ma non possiamo per questo scaraventare nel nulla le migliaia di vite sacrificate alla libertá e al progresso.
Gli Americani piangono i loro ragazzi, gli Irakeni piangono i loro ragazzi, i loro vecchi, le loro donne, i loro bambini e la devastazione di migliaia di anni di stratificazione storica.

Il mondo ha come sempre bisogno di eroi per andare avanti e come sempre gli eroi devono fare i conti con la loro disponibilitá al sacrificio. Un eroe che non abbia valutato il prezzo ultimo del suo coraggio non é un eroe, é un esibizionista o un ingenuo affetto da protagonismo. Essere un eroe significa rinunciare a se stesso o a se stessa per il bene dell'altro, per il bene della comunitá; é un genuino atto d'amore, il piú puro, il piú grande e il piú incondizionato.Essere un eroe significa dare all'umanitá l'opportunitá di crescere. Anche l'eroe ha paura di fronte alla morte, ha paura e soffre piú di quanto potesse immaginare nel processo di valutazione del rischio. Quello che fa la differenza é il prevalere del bene comune, la capacitá di identificarsi con l'idea che il proprio sacrificio é il solo modo di permettere all'umanitá di continuare ad esistere.Quello che fa l'eroe non é il sacrificio, ma la lucida coscienza del perché del sacrificio e la ferma fiducia che il sacrificio produrrá i suoi frutti.
E' questa la Jihad? Se la risposta é affermativa significa che siamo obbligati ad adottare una forza simile e contraria di uguale potenza , possibilmente guidata da una logica di sostenibilitá culturale ed economica.

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