
Uhura Message 3
1998 |
Era finita come doveva finire.
Franzensfeste e Saluzzi lo sapevano già da prima di cominciare,
ma avevano voluto provare ugualmente a farci la loro piccola
scommessa.
Manni guardava l'amico stringere tra le mani la coppa del torneo
annuale di Blindwatten, ma più che alla coppa, pensava
con rimpianto al pezzo di speck e alle bottiglie di Lagrein ad
essa abbinate.
Sapeva che di quello speck e di quel vino a lui non sarebbe toccato
neppure un assaggio: Helmut Saluzzi avrebbe dovuto portare tutto
a casa, dove sua moglie avrebbe fatto andare a male il vino tenendolo
in bella mostra nella vetrina dei liquori che offriva alle amiche
in visita e avrebbe lasciato ammuffire lo speck tenendolo in
frigorifero per quelle grandi occasioni che, Helmut lo sapeva,
ormai non arrivavano più.
Era così e basta: Saluzzi era talmente succube della moglie
che per starsene il più lontano possibile da lei accettava
tutti i servizi notturni possibili.
Lui almeno una moglie l'aveva, si era azzardato a commentare
Manni uno di quei giorni in cui avvertiva maggiormente l'assenza
di una figura femminile al proprio fianco. La risposta, evitata
con un arguto silenzio da Saluzzi, era puntualmente giunta dalle
innocenti e candide labbra del brigadiere De Boni, inseparabile
collega d'indagini dell'ispettore. De Boni conosceva la signora
Saluzzi, sapeva che era solita fagocitare la busta paga di Helmut
per alimentare il conto in banca della parrucchiera e per sostenere
le case farmaceutiche che producevano tutte quelle medicine che
ormai costituivano la dieta fissa di sua madre.
- Non so chi se la passi peggio - si era limitato a dire De Boni,
abbassandosi istintivamente per evitare un manrovescio del superiore.
Era stato grazie a De Boni se Helmut era giunto alla vittoria
nel torneo di Blindwatten: era De Boni l'esperto del gioco, pur
essendo cresciuto nel quartiere popolare italiano di Bozen Town,
si era appassionato alle carte da gioco salisburghesi ed aveva
imparato presto tutti i giochi che vi si potevano fare.
Anzi, a rigor di logica Saluzzi avrebbe dovuto lasciare che fosse
il suo compagno di squadra a portarsi a casa il premio.
Era la solita vecchia storia, De Boni aveva il divieto del medico
di bere alcolici e lo speck gli faceva male allo stomaco aggiungendo
complicazioni alla sua insufficienza cardiaca.
Così tutto finiva in casa Saluzzi e buona notte al secchio.
A Franzensfeste, per la verità, del Blindwatten non era
mai fregato più di tanto, avrebbe preferito passare la
giornata in poltrona a leggere e ascoltare vecchi dischi degli
Stones.
Quando Alba gli si era presentato in ufficio scortato dai suoi
scagnozzi, Manni aveva avuto il sentore che il suo venerabile
amico cinese venisse a batter cassa per qualche favore che si
era scordato di saldare, ma non si sarebbe mai immaginato che
la richiesta fosse quella di giocare in squadra con lui al torneo.
Era una delle fisse di Alba.
L'integrazione.
Voleva sentirsi sudtirolese a tutti gli effetti per essere accettato
con tutti i crismi dalla comunità locale che continuava
a vederlo come un maneggione dedito ad attività che spesso
si svolgevano oltre il limite della legalità.
Aveva parlato a Manni guardandolo con quei suoi occhi a mandorla
abbassati e sorridendo sornione come per dire "tanto lo
so che prima o poi finisci per accettare".
E Franzensfeste aveva accettato.
Aveva dovuto rassegnarsi a giocare con Alba e ad accettare la
scommessa di Saluzzi, suo malgrado.
- Vinceremo - gli aveva assicurato il cinese.
- Non ne sarei così certo, al tuo posto - aveva osservato
Manni.
- Oh sì, invece, molto onorevole amico.
- Non conosci il brigadiere De Boni.
- Con la protezione e la benedizione dei miei celesti avi ed
i consigli del saggio Confucio la vittoria è già
nelle nostre mani, amico mio.
- Non sapevo che il tuo Confucio fosse un esperto di Blindwatten
- Manni si era messo a ridere.
- Porta rispetto Franzensfeste!
- Scusami, venerabile Alba.
Si era poi scoperto che Alba aveva fatto sequestrare un discreto
giocatore di Blindwatten della val d'Ega e lo teneva rinchiuso
a Sigmundskron, nelle segrete del suo castello, obbligandolo
ad impartirgli lezioni di gioco.
- Ti pareva il caso?
- La vittoria va perseguita con ogni arma, amico Franzensfeste.
- Può anche essere, ma se miri all'integrazione, non è
così che l'otterrai, venerabile Alba.
- Ma io voglio essere considerato come uno di voi...
- Alba...
- ...con le buone o con le CATTIVE!
- O kappa. Ricevuto.
Per dieci giorni, Franzensfeste aveva passato le sue serate recandosi
a Sigmundskron per insegnare al boss della triade di Bozen Town
come si giocasse a Blindwatten. Pareva anche positiva come esperienza,
se non che la coppia avversaria era formata da due cinesi dell'esercito
privato di Alba, le cui conoscenze del gioco erano, se possibile,
inferiori a quelle che aveva il loro capo.
Più le giornate passavano, più Franzensfeste si
rendeva conto dell'impossibilità di raggiungere un livello
decente.
E nel frattempo aveva raccolto la scommessa di Saluzzi.
- Non ci siamo proprio, Alba.
- Oh sò che ci siamo, Franzensfeste. O vorresti insinuare
che le persone che stanno giocando qui sono altre e non siamo
noi.
- Non dire cretinate, venerabile.
- Attento a come parli, amico mio.
- Santo cazzo, Alba! Renditene conto una buona volta, sei un'autentica
chiavica a questo gioco, e poi, se vuoi proprio saperlo non basta
saper giocare a Blindwatten per essere un perfetto sudtirolese.
- Tu mi offendi, Franzensfeste.
- Scusa, venerabile Alba, ma tu invece mi fai proprio girare
i coglioni.
Voleva essere come il suo amico Giuseppe, o Bepi come lo chiamavano
nei bar di Oltrisarco.
Giuseppe era arrivato dalla Sicilia molti anni prima, come militare
di leva, quando Bozen Town era ancora territorio di conquista,
e aveva scelto di diventarne un figlio adottivo. Era tornato
al paesello per salutare la mamma, si era preso una moglie (mogli
e buoi...) ed era tornato nel Sudtirolo Imperfetto, che a quell'epoca
era tristemente noto come Sudtritolo.
Ora girava per la città col suo motocarrino portando in
giro rottami e svuotando cantine, pagava pedaggio in ogni bar
dove si fermava e quando telefonava a qualcuno diceva: - So'
Bepi, Bepi Gius-seppe, gh'è peccaso Renzo.
Con la zeta dura ovviamente.
Alba non sarebbe mai diventato cosè.
- Perché non posso, se ci è riuscito Giuseppe.
- Non è questione di essere Giuseppe o di essere Alba,
venerabile amico.
- Di che è questione allora, Franzensfeste?
- Il Sudtirolo, Alba, è un brutto cliente. Non lo compri
facilmente. Gli devi dare qualcosa in cambio, qualcosa che lui
deve giudicare di valore superiore rispetto a quel che gli chiedi
in cambio.
È un cliente diffidente, ha paura che tu tiri a fregarlo
ed ha imparato a fregarti lui, meglio di quanto tu possa saper
fare.
Devi conquistarlo, conoscerlo un po' alla volta: il tuo amico
Giuseppe non è certo diventato Bepi dall'oggi al domani.
Il Sudtirolo ha le sue tradizioni, come tu hai le tue, e non
potrai mai integrarti con esse standotene rinchiuso nel tuo bel
castello sulla collina: devi scendere in piazza e assorbirlo,
fartici assorbire, solo da lì potrà nascere l'integrazione.
- Parli strano stasera, Franzensfeste. E parli troppo.
- Vaffanculo, Alba!
- Mi turbano queste tue continue volgarità, amico mio.
- Cazzo, sembri mia mamma quando parli cosí.
- Forse.
- Davvero!
- Va bene, davvero.
- E poi mi sta pure sul gozzo questo dannato gioco. Ci giocavo
con Brigitte anni fa, ai galà del circolo delle Dame Brave
e Ricche.
Per un breve periodo, presso l' Alta Societá di Bozen
Town, il Watten ed il Blindwatten erano diventati particolarmente
popolari, tanto da soppiantare bridge e canasta.
- Brigitte?
- Sì, la mia ex moglie.
- Non mi avevi mai detto di avere una ex moglie, Franzensfeste.
- Non erano cazzi tuoi, e comunque adesso lo sai.
- Era bella?
- Non sono affari tuoi.
- Era bella?
- Abbastanza.
- Abbastanza quanto?
- Abbastanza.
- Perché è finita?
- Io non amavo lei, lei non amava me.
- Forse non dovevate sposarvi allora.
- Grazie della deduzione, perspicace Alba, ora, finalmente, so
perché il mio matrimonio è finito.
- Forse voi avete giocato troppo a Watten e troppo poco ad altri
giochi - la voce di Alba si era fatta sottile ed insinuante.
- Vaffanculo di nuovo! Senza ritorno, possibilmente.
- Dov'è ora la tua ex moglie?
- In Olanda, forse. Sono passati degli anni e ci siamo persi
di vista, un po' volutamente. Comunque se n'era andata in Olanda:
che abbia fatto dopo, non ha molta importanza.
Alba aveva finito col non imparare a giocare a Blindwatten, Franzensfeste
si era fatto il fegato grosso per niente, Saluzzi e De Boni avevano
vinto il torneo.
Come se il copione fosse stato scritto prima.
Qualcuno aveva scattato pure delle fotografie ai due vincitori
ed un giornalista del Pettegolezzo Altoatesino aveva intervistato
Alba, l'unico cinese che avesse mai partecipato ad un torneo
di Blindwatten.
De Boni aveva preso l'autobus per Sciangai; al circolo del Blindwatten
erano rimasti pochi soci; Franzensfeste, Alba e Saluzzi stavano
seduti al vecchio tavolone nell'angolo a commentare il torneo.
Ad un altro tavolo gli scagnozzi di Alba giocavano pacificamente
a morra cinese.
Franzensfeste si accese una sigaretta.
Saluzzi fece per mettersi la giacca.
- Mia moglie mi starà aspettando, devo andare.
- Senza farci assaggiare il tuo speck ed il tuo vino, molto onorevole
Saluzzi?
- Ma...
- Alba! - esclamò meravigliato Manni.
- Manni, - disse con la sua solita calma il cinese - l'amico
Saluzzi ci ha privati del sapore della vittoria eliminandoci
al primo turno, non penserai che voglia privarci anche del gusto
del vino e del maiale affumicato che ha vinto con tanta bravura.
- Ma, mia moglie...io...non...
- ...non vorrai deludere così il nostro venerabile amico,
suvvia, Helmut?
Non ci fu replica.
Helmut Saluzzi guardò storto l'amico incenerendolo con
lo sguardo.
Chiesero all'oste di portare bicchieri, cavatappi, tagliere e
coltello.
Le guardie di Alba continuarono a giocare a morra cinese, gli
altri soci se ne andarono di là a poco.
Era notte tarda quando il boss della triade di Bozen Town lasciò
barcollando con dignità il tavolo per tornare al suo castello.
Helmut e Manni uscirono sorreggendosi a vicenda.
La moglie di Saluzzi giurò di non rivolgere più
la parola al marito, ma Helmut ebbe poco da godere di questa
dichiarazione, due giorni dopo si era già ripresentata
a batter cassa, essendo il 27 del mese.
Alba incorniciò l'articolo del giornale dedicato al torneo,
in cui apparivano anche la sua fotografia e l'intervista.
Il mattino successivo, Franzensfeste si svegliòcon un
pesante cerchio alla testa per via della scarsa qualità
del vino messo in palio al torneo.
E, per non saper né leggere, né scrivere, mandò
quattro accidenti agli indirizzi di Helmut e di Alba.
(Bolzano 8 novembre 1998)
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