CONVITTI NAZIONALI
Storia
e diffusione
A Roma si ebbero i primi collegia iuvenum al tempo di Augusto. Erano destinati ai figli dei membri dell’ordine senatorio ed equestre:”Non furono dunque istituzioni private, ma istituti pubblici, voluti e favoriti dallo Stato romano, che ne ebbe tutto il merito e, sia per la loro importanza come per l’efficacia sociale, esercitata durante tre secoli, possono ben definirsi la più originale e fortunata creazione della politica scolastica imperiale romana” (C. Barbagallo, Lo Stato e l’istruzione pubblica nell’Impero romano, Battiato, Catania 1911, p.405).
Con l’affermarsi del cristianesimo vennero largamente incrementati gli istituti di assistenza e beneficenza per l’educazione dei poveri, degli orfani e dei figli illegittimi, istituzioni che erano già imposte con i Pueri Ulpiani di Traiano, con le Puellae Faustinianae, fondate da Marco Aurelio in onore delle due Faustine, con i Pueri et Puellae alimentarii Cuprenses Montani di Antonino Pio, con i Mammeani e le Mammeanae di Alessandro Severo, con i Brephotrophia di Giustiniano e gli Orphanotrophia di Anastasio.
Quando nelle principali città europeo sorsero le università, attorno a queste fiorirono numerosi pensionati, sotto la direzione di maestri e professori (all’Università di Parigi esistevano fin dalla sua fondazione collegi con borse di studio per i giovani studenti). Col tempo i pensionati furono disciplinati e in Germania chiamati ginnasi e in Francia e in Inghilterra collegi.
Il Concilio di Trento decretò l’apertura di speciali convitti confessionali per la formazione di futuri sacerdoti, collegi che presero il nome di SEMINARI.
Nell’età della CONTRORIFORMA i vari ordini religiosi fecero a gara nell’aprire collegi per l’educazione della gioventù. Tra il Seicento e il Settecento vennero inoltre affidati, specialmente ai Gesuiti, i molti collegi sorti per iniziativa di privati o di comunità locali. A Prato, ad es., i preti F. Fazzi e Lorenzo Nicolai tra il 1659 e il 1697 lasciarono le loro sostanze per la fondazione del convitto che dal 1715 prese il nome da Mons. Francesco Cicognini, il quale, tra l’altro, con legato, volle che fossero istituiti sette posti gratuiti per giovani “ i più poveri e i più meritevoli”. A Siena nel 1676, per iniziativa del conte Celso Tolomei, sorse inoltre il collegio che riperse il suo nome e per volere di Cosimo III venne affidato ai seguaci di Sant’Ignazio.
Il sentimento religioso favorì iniziative di solidarietà sociale per l’assistenza e l’educazione della gioventù come la casa di rifugio pei fanciulli, aperta da Filippo Franci in Toscana nel 1653 e l’Ospizio di Tata Giovanni fondato a Roma verso al fine del XVIII secolo.
Il movimento della pedagogia rivoluzionaria è all’origine dei convitti nazionali nell’età moderna con l’affermazione dei principi di educazione laica e statale. La legge La Peletier del 1793 prevedeva infatti la soppressione dei collegi esistenti e l’istituzione di convitti statale per educare in comune i fanciulli: in realtà vennero aperte solo le scuole centrali nel 1795. ( Cfr. L. Godeschot, Les insitutions de la France sous la révolution et l’empire, Presses Universitaires, Paris, 1968). L’internat officiel, cioè il convitto in cui lo Stato proponeva alle famiglie un tipo di educazione di cui era diretto dispensatore, è l’istituzione peculiare del sistema scolastico napoleonico, noto col nome di Università Imperiale: “ En créant l’université, il avoit voulu que la science restat une chose secondaire, et qu’on s’attachat sur tout aux principes et à la doctrine nazionale” (M. Bréal, Quelques mots sur l’instruction publique en France, Hachette, Paris 1872, p.312).
Con vari provvedimenti unitari nell’indirizzo politico, Napoleone utilizzando le strutture già esistenti, istituì in tutti i territori annessi all’Impero direttamente o indirettamente, alcuni conviti statali. Nel Regno Italico con decreto del 14 marzo 1807 furono aperti quattro licei-convitto, rispettivamente a Novara, a Verona, a Venezia, a Fermo. A Milano il collegio Longone e quello dei Nobili a Porta Nuova furono riuniti nel Collegio Imperiale. Sul modello del Collegio della Legion d’Onore di Parigi vennero inoltre aperti alcuni educandati, la Real Casa Giuseppina di Bologna, il Collegio delle Dame Inglesi di Milano, quelli di Lodi e di Verona. Risalgono a questo periodo le scuole militari di Pavia e Modena.
Con la legge 30 maggio 1807 e successive disposizioni furono istituiti nel Regno di Napoli due Collegi Reali nella capitale ed uno in ciascuna delle tredici città capoluogo di provincia e nel Contado del Molise. In questo stesso anno con decreto dell’11 agosto venne disposta l’aperture di altrettante Case di educazione per le donzelle. Queste istituzioni educative venero incrementate anche nelle città direttamente annesse al territorio metropolitano francese. In Toscana, per es., il Cicognini di Prato e il Tolomei di Siena passarono alle dirette dipendenze dell’ Imperatore. A Torino vennero aperti due Collegi Urbani, uno dei quali nel convento dei Carmelitani, donde il nome di Collegio del Carmine. La propaganda lenta, ma irresistibile, assicurò durante la Restaurazione il successo di queste istituzioni educative, che Napoleone non aveva avuto il tempo di fare accettare ai paesi conquistati.
Con la proclamazione del Regno d’Italia, i Convitti Nazionali subirono una profonda trasformazione, specialmente in alcune regioni. Mentre con la Legge Boncompagni (1848) questi istituti educativi costituivano un tutto organico con le scuole, con la legge Casati (13 nov. 1859, Cap. VI), seguendo il modello austriaco attuato nel Lombardo Veneto i Convitti Nazionali vennero “separati in quanto all’amministrazione e alla direzione loro interna dei Ginnasi e dai Licei istituiti a norma di questa legge” (art. 235). Nel Meridione invece con decreto de10 febbraio 1861, (n.69, cap. V), che estendeva la legislazione scolastica dello stato unitario, i Collegi Reali esistenti furono riconosciuti come enti morali e quindi conservati con gli stessi obblighi e benefici, anche se prendevano il nome di Licei, Ginnasi o Licei Ginnasio essi potevano avere annesso un convitto sotto la medesima autorità del Preside o Direttore.
Nel corso dell’ottocento e nei primi anni del Novecento vennero poi fondati convitti speciali emendativi, di beneficenza, professionali, quali l’Istituto Botta per i fanciulli scorretti a Bergamo, l’Istituto dei Ciechi a Milano, quelli dei sordomuti a Genova, Siena, Novara, le Scuole di Agricoltura e i convitti superiori speciali come la Scuola Normale Superiore di Pisa.