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Da “La Nuova Sardegna” del 14 marzo 2003

 

Dunque, ormai è cosa fatta. La Camera ha definitivamente approvato la cosiddetta riforma Moratti della scuola italiana, addirittura 20 anni prima della scadenza del centenario della riforma Gentile. Praticamente un primato da Guinnes, come ha tenuto a precisare il Cavaliere. Dunque, tutto a posto, tutto tranquillo? Dall'anno prossimo tutti i nipotini di D' Amato al Liceo e quelli di Cofferati a faticare alle presse? Ancora no, per fortuna. Infatti, il nostro tesoro di ministro non ha ancora reperito i fondi necessari neppure per scaldare il motore, per cui sarà gioco forza aspettare il prossimo condono cimiteriale.
Nel frattempo sarà opportuno che gli interessati leggano finalmente il cosiddetto "Rapporto Bertagna", redatto circa due anni fa da un'apposita commissione, che contiene le linee guida dei futuri programmi scolastici nazionali (Devolution permettendo).
Ecco che cosa contiene, ad esempio, il terzo paragrafo del I Capitolo, relativo alle "Otto leve" necessarie all'innalzamento della qualità. In particolare, la "sesta leva", in cui si parla dei debiti formativi: «Se il passaggio dalla prima alla seconda classe di ogni biennio non è precluso dalla presenza anche di numerosi debiti, resta inteso che, per ottenere la promozione al biennio successivo, essi, durante il secondo anno, devono essere colmati. Si dispone la ripetenza del secondo anno del biennio quando l'allievo mantenga due debiti che siano già registrati l'anno precedente (comportamento compreso)». Insomma, i debiti si pagano sempre, senza distinzioni di età, forse già dalla scuola materna, giacché il rapporto degli specialisti, saltando a piè pari le problematiche dell età evolutiva, sembra dire basta ai vari Piaget, Freinet e compagnia cantante. Tanto più che poche righe più avanti viene addirittura citato Don Milani, il quale «era solito ricordare che nulla è più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali». Il reazionario! Invece: «Dare più e meglio a chi ha meno e peggio è uno dei principi generali cui il Grl ha cercato di ispirare la propria riforma del sistema educativo». Insomma, se hai un mutuo formativo da pagare, dillo a Bertagna, che ti boccia per il tuo bene.
Ma l'aspetto più inquietante del "Rapporto" è l incredibile serie di acrobazie linguistiche che vengono spalmate con disinvoltura in quasi tutto il documento. Qualcuno ha mai sentito parlare di "centratura scolasticistica"? Lì c è, a pag. 30: «In una società della conoscenza, nella quale ogni organizzazione è e si fa comunicazione e intelligenza distribuita (sic!), la centratura scolasticistica, con tutto il tradizionale armamentario concettuale che l'ha finora seguita (omissis), non è più accettabile». Siamo concettualmente d accordo! E "l embrionalità della formazione"? C è anche quella, a pag. 31: «Questa anomalia italiana (la formazione universitaria, n.d.c.) dipende certamente da molteplici fattori, stratificatisi nel tempo. Uno dei meno ininfluenti (sic), tuttavia, è l'eccessiva embrionalità della formazione superiore non universitaria. Tutti i paesi europei ne sono invece provvisti (dell' embrionalità? Che culo! n.d.c.). Da noi, salvo che per l esperienza degli Ifts (?), questo segmento è ancora all'inizio ed esposto ai rischi di tutte le infanzie». E questo è niente, se non hai ancora preso gli orecchioni!
Ma il meglio di sé il documento Bertagna lo esprime nella definizione del cosiddetto "insegnante prevalente" della nuova (nuova?) scuola elementare, già sperimentato intensivamente, con ottimi risultati, tra la Befana e la Candelora. Ecco che cosa accadrà dal prossimo settembre, grazie a qualche taglio degli organici e dunque a costo zero: «Tale docente sarà anche temporaneamente prevalente nel I biennio (21 ore di insegnamento frontale in una classe e 3 delle sue ore di servizio dedicate al coordinamento dell' équipe pedagogica della classe stessa, composta a volta a volta da qualche docente dei Laboratori oltre che, eventualmente, da quelli di Religione cattolica e di Sostegno). L'insegnamento frontale del docente coordinatore di una classe scenderà fino ad un minimo di 15 ore nel II biennio, per cui sarà affiancato da un altro docente; in V istruzione primaria (sic!), infine, sempre coordinando l attività didattica dei colleghi dei Laboratori, di Religione e di Sostengo, il docente coordinatore dividerà le 25 ore settimanali obbligatorie di insegnamento frontale (ma non erano 24, di cui tre "coordinando, coordinando"? n.d.c) con altri due colleghi (Lingua, Matematica e Studi sociali). Naturalmente, il docente che coordina nel primo biennio, potrà essere coordinato nel secondo e nel terzo, e viceversa».
Ricapitolando. In prima e seconda classe ci sarà un coordinatore che coordinerà i colleghi dei laboratori (almeno qualcuno) e quelli di religione e di sostengo; in terza e quarta, il docente coordinatore potrà essere a sua volta coordinato da un altro docente, forse anche da quello di religione che non vede l'ora di fargli la croce; mentre in quinta classe, lo stesso docente coordinatore sarà coordinabile da tutti gli altri, compreso quello di sostegno, che l' aspetta al varco da una vita; inoltre, sempre in quinta, ci sarà finalmente qualcuno che insegnerà lingua, matematica e studi sociali. Ma che cavolo di discipline insegnerà il coordinatore coordinato nei suoi inutilissimi cinque anni di coordinamento?

 

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