Carissimi colleghi scusate il ritardo con cui relaziono
sul convegno-seminario che si è tenuto a Cagliari il 13/12 u.s. dal titolo I convitti
nazionali......una normativa al passo con l'autonomia scolastica.
Hanno partecipato a questo seminario i rettori del convitto di Cagliari (padrone di casa)
di Sassari,di Udine (il quale tra l'altro è anche presidente dell'associazione nazionale
convitti); esponenti nazionali dei sindacati confederali; una folta rappresentanza degli
educatori di Cagliari e Sassari e alcuni esponenti dell'associazione nazionale
presidi.....
Il rettore del convitto di Cagliari elenca i nodi cruciali che costituiscono i problemi
per la gestione dei convitti ossia la mancanza di riferimenti legislativi certi che
garantiscano la specificità e peculiarità di tali istituti, spesso gestiti in virtù di
equiparazioni legislative e normative forzate che niente hanno a che fare con gli istituti
di educazione.
La mancanza di un regolamento (quello attualmente in vigore risale al 1925), le
difficoltà di gestione di alcune scuole annesse (che in certi casi sono costrette a
chiudere), i continui drastici tagli agli organici e la scarsa chiarezza della legge 23/96
che trasferisce le competenze di gestione degli istituti di educazione alle relative
province, rischia di mandare in tilt un sistema consolidato e affidabile che per primo
nella storia del sistema scolastico italiano ha sperimentato con successo L'AUTONOMIA.
Chiede con urgenza:
-un nuovo regolamento che definisca un organo rappresentativo
-l'adeguamento del personale educativo ed ata alle reali esigenze di funzionamento degli
istituti
-istituzione di figure di sistema con esonero o semi esonero da ricercarsi tra il
personale docente ed educativo
-titolo specifico di laurea per il personale educativo
-determinazione della funzione del personale educativo con orario certo
-correzione della c.m. 203/2002 penalizzante per i rettori
-copertura assicurativa adeguata,sempre per i rettori,vista la grande responsabilità da
essi ricoperta.
Il rettore del convitto di Sassari ribadisce la necessità di arrivare all'emanazione di
un nuovo regolamento che elimini quello ormai vecchio e obsoleto ed esamina quelle che
sono le caratteristiche cui deve tendere un istituto di educazione:
Unitarietà complessiva, dalla scuola primaria a quella superiore,
continuità tra i diversi ordini di studio,
collaborazione tra i docenti e gli educatori,
respiro europeo degli istituti.
Fa notare inoltre quanta confusione crei la frazionarizzazione delle competenze di
gestione per i vari gradi di scuola (la fascia dell'obbligo di competenza dei comuni,
quella superiore di competenza delle province, i convitti con la legge 23 gestiti dalle
province) e le visite dei revisori dei conti.
Il rettore Cernoia entra ancora più nello specifico delle problematiche sui convitti e
spiega all'assemblea che nelle ultime audizioni parlamentari cui ha partecipato (quella
sulle riforme degli organi di governo e quella sulla cosiddetta riforma Moratti), la VII
commissione non aveva per niente preso in considerazione le istituzioni educative.
Infatti come da abitudine alla fine di tutte le disposizioni adottate in materia
scolastica compare la seguente dicitura....PARIMENTI alle istituzioni educative si
applicano le disposizioni concernenti le istituzioni scolastiche salvo le specificità
ordinamentali. (il che significa ...boh arrangiatevi).
Fa presente che l'art. 5 del D.L. della riforma Moratti introduce il reclutamento
qualificato tramite laurea con specifica specializzazione per il personale educativo.
Lo stesso D.L. prevede che ciascun istituto si faccia il proprio regolamento garantendo
così la propria specificità e si arrivi ad una UNITARIETA' sia gestionale che
educativo-didattica con programmazione dell'offerta formativa unitaria.
Preludio questo alla legge sulla devolution che demanda i poteri di gestione alle regioni.
Sempre il rettore Cernoia fa presente che gli istituti di educazione oggi si muovono nel
tentativo di rinnovarsi dando risposte positive e vivaci aggregando a se, in certi casi,
istituzioni scolastiche in crisi;
16 istituti sperimentano il liceo classico europeo i quali necessitano di una garanzia
istituzionalizzata con unitarietà progettuale.
Gli organi collegiali vanno ridisegnati perché troppo variegati e frammentati (consiglio
di amministrazione, di circolo, di istituto ecc..)
Snellimento nelle procedure di gestione del sistema oggi troppo difficoltoso (il 90% delle
istituzioni educative sono commissariate).
I rettori quindi rivendicano un ruolo più preciso in quanto diversa e complessa è
l'opera che svolgono all'interno degli istituti di educazione.
Per quanto riguarda gli
educatori sono state fatte alcune rivendicazioni:
Gli istituti di educazione rientrano nell'idea di scuola e di organizzazione del lavoro
fondate sulla partecipazione, condivisione, collegialità e responsabilità delle varie
componenti che in essa operano e si propongono per il consolidamento del modello di scuola
fondato sull'autonomia.
Il DDl n°417 del 1974, art.121, nell'istituire i ruoli provinciali degli educatori,
equiparava gli stessi, giuridicamente ed economicamente, agli insegnanti elementari. La
funzione docente riconosciuta alla categoria nel CCNL del 1995 art.38 commi 1e2, ribadita
nel CCNL del1999, non veniva riconfermata nell'ultimo CCNI e perciò disapplicata nella
pratica con grave pregiudizio della categoria.
Abbiamo sottolineato che il profilo professionale del personale educativo è costituito da
competenze di tipo psicopedagogico, metodologico e organizzativo relazionale, tra loro
correlate ed integrate, che si sviluppano attraverso la maturazione dell'esperienza
educativa e l'attività di studio e di ricerca. Siamo in presenza di una FIGURA DOCENTE
che partecipa al processo di educazione e di educazione e formazione degli allievi,
convittori e semiconvittori, in un quadro coordinato di rapporti e di intese con gli altri
docenti delle scuole da essi frequentate nel rispetto della reciproca autonomia culturale
e professionale.
Al personale educativo sono richieste competenze di grande rilievo, finalizzate alla
crescita armonica dell'allievo:
-deve essere di guida e consulenza nelle molteplici attività di studio, in grado di
condurre l'allievo verso quelle competenze che gli consentono di acquisire il sapere
(insegnare ad apprendere);
-deve essere dotato di grande capacità di ascolto, osservazione e comprensione degli
allievi durante tutti i momenti della vita convittuale, contribuendo ai loro bisogni
formativi e psicologici, promuovendo costantemente la costruzione dell'identità
personale.
Per adeguare di fatto il profilo professionale del personale delle istituzioni educative a
quello del personale docente della scuola ed evitare disparità di trattamento e
difficoltà oggettive nell'applicazione della recente normativa scolastica (spesso in
contrasto con l'ormai obsoleta normativa che disciplina il personale educativo)
RIVENDICHIAMO che il termine "personale educativo" venga sostituito da
"PERSONALE DOCENTE DELLE ISTITUZIONI EDUCATIVE"
Attualmente si accede al ruolo del Personale educativo tramite concorso pubblico.Titolo
richiesto per l'ammissione al concorso è il diploma di maturità di istruzione di II
grado che dia accesso a facoltà universitaria.
Appare chiaro che in un contesto socio culturale così particolarmente complesso è
indispensabile assicurare all'educatore competenze adeguate attraverso una formazione
UNIVERSITARIA.
La formazione in servizio non può continuare a rimanere un fatto personale del
docente-educatore chiamato a dare quotidianamente prova di essere latore di una
professionalità che, nonostante limiti oggettivi e difficoltà di vario genere, cerca di
reggere alle sollecitazioni di una società complessa e di non deludere le attese della
comunità.
In conclusione si ribadisce l'importanza degli organi collegiali quale indispensabile
presupposto per una partecipazione democratica alle scelte dell'istituzione scolastica e
in questo senso si deve considerare del tutto superato il carattere sperimentale del
collegio degli educatori. Di conseguenza l'attuale partecipazione degli educatori al
consiglio di classe, di interclasse e di istituto a semplice titolo consultivo è l'ultimo
nodo normativo discriminante, superato il quale il personale in oggetto può esprimere a
pieno titolo la sua FUNZIONE DOCENTE sia nella organizzazione collegiale che nella
formazione globale degli allievi.
Si è chiesto a gran voce ai sindacati firmatari del contratto che ci venga riconosciuta
UNA IDENTITA' CHIARA,
CHIAREZZA sui compiti e mansioni da svolgere durante il NOTTURNO,
Partecipazione attiva agli organi collegiali
Passaggio al 7°livello
creazione di una figura di educatore con titolo specifico per il sostegno.
A questo punto sono intervenuti i rappresentanti
sindacali.Il primo ad esporre le proprie considerazioni è stato Fulcoli della UIL, il
quale dichiarandosi un educatore di vecchia data orgoglioso di appartenere a questa
categoria, si è mostrato sconcertato dalle rivendicazioni precedentemente espresse. In
particolare per quanto concerne il riconoscimento della funzione docente e il conseguente
passaggio al 7° livello si è espresso in termini contrari affermando tra l'altro che se
qualche educatore ambiva a insegnare poteva, se in possesso dei titoli richiesti, passare
ad altro ruolo.
L'accordo successivo del '96 che definisce profilo e funzione del personale educativo è a
suo dire un ottimo lavoro, quanto di meglio poteva essere prodotto in quel momento per la
categoria.
Il collegio degli educatori non ha a suo parere, più carattere sperimentale anche se va
ancora legittimato (poi mi spiegherà cosa vuol dire)
Per quanto concerne il titolo di accesso e il reclutamento del personale va seguita la
strada dell'iter parlamentare e non certo il percorso contrattuale né tantomeno quello
dei regolamenti.
Il percorso contrattuale è già avviato anzi in dirittura d'arrivo (per cui è inutile
sbattere la testa, questo l'ho aggiungo io).
Le norme sui Convitti e sugli educatori ci sono e sono anche molto chiare.
L'unica cosa che ci rimane da fare è quella, a suo parere, di avviare un Processo
culturale che ci porti a superare quella incomunicabilità tra insegnanti ed educatori e
che porti i primi a non considerarci più come operatori di serie B o peggio come
esecutori di attività svolte da altri. (E meno male che era tutto chiaro ).....
Comunque il sig. Fulcoli è stato diverse volte interrotto perché volevamo che
puntualizzasse meglio certi punti. Per ragioni di servizio molti educatori hanno dovuto
abbandonare la conferenza e quindi non è stato possibile approfondire proficuamente le
tematiche che più ci stavano a cuore. |
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