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Walter Veltroni

SINDACO DI  ROMA


Esistono, nella storia di ognuno di noi, voci, immagini. nomi, volti che ci hanno graffiato in profondità, hanno messo a nudo quella sostanza indefinibile che muove e commuove. Che parla, in una parola, attraverso la poesia.

Luigi Tenco è uno di questi volti, è una di queste voci che comunque, sempre, dopo molto tempo, ci prende ancora per mano e ci porta attraverso l'angusto spazio nel quale siamo costretti a vivere.
Sono molti i motivi per cui non possiamo
dimenticarlo. Non lo abbiamo dimenticato. E non parlo di noi, che in qualche modo abbiamo avuto conoscenza diretta del suo tempo, ma anche di chi è venuto dopo eppure, anche a distanza di anni, continua ad essere graffiato dalla sua poesia. Dalle canzoni con le quali egli seppe rompere l'abisso di banalità nella quale, allora, pareva naturale che la canzone dovesse restare, come un piacevole rumore di fondo di un'italia ormai lanciata verso il benessere. Un altro poeta, Salvatore Quasimodo, criticando i benpensanti che pontificavano sull'assurdità del suo suicidio, disse che chi non è in grado di domandare un minimo di intelligenza a una canzone non può comprendere i motivi di una morte. Motivi profondi, ragioni che stanno sotto l' apparenza, spesso labili e sfumate, ma forti delle qualità che sostengono la musica di Tenco. Qualità che agli occhi del grande pubblico sono spesso difetti.
Io credo che tutti gli siamo debitori di questa qualità, di questo averci insegnato a rinnegare la banalità dell'esistenza, dell'aver insegnato a un'intera generazione di cantanti una strada nuova e profonda di espressione, proprio attraverso la forma più diretta, più semplice, più popolare.
Note sincere, parole secche e profonde per portarci là, in un'isola verde , come disse in alcuni suoi versi indimenticabili, "ad inventare un mondo fatto di soli amici.

  Aldo F.Colonna
BIOGRAFO DI LUIGI TENCO


A distanza di trentacinque anni, Luigi Tenco è ancora un fatto artistico e commerciale vivo. I suoi dischi rimangono in catalogo, mantenendo un trend pressoché costante dì vendite. Segno, allora come adesso, che fa pensare ad una parallela contemporaneità di contenuti e atteggiamenti nuovi, ossia ad un valore permanente dell'artista.
Tornare su Luigi Tenco ci offre l'opportunità di rifarci ad un momento importante della nostra storia, per capire meglio come eravamo, per intendere meglio i legami che l'esperienza di Tenco ha avuto, contraddittoriamente, con tempi contraddittori.

Luigi Tenco fu di sicuro un personaggio estremamente complesso, indubbiamente un uomo troppo avanti coi tempi, teso a infrangere gli schemi borghesi ma lacerato nel viverne le contraddizioni.

Rigorosissimo, con un grandissimo senso morale, schierato sempre contro ogni dogmatismo. Fu un idealista, ma anche un uomo fragile e vulnerabile. Fu tutto e il contrario dì tutto; fu sicuramente comunista e poi iscritto al Partito Socialista, ma politicamente fu un Don Chisciotte, un anarchico senza chiese.

La rivoluzione musicale di Tenco consiste nell'aver rotto gli schemi di una canzone che imputridiva in una palude di luoghi comuni; nell'aver quindi per primo cantato i fatti della quotidianità, nell'aver guastato gli schemi fissi della rima (cuore-amore) e nell'aver introdotto, nella canzone, l'uso reiterato della congiunzione.
Certamente Luigi Tenco rimane uno dei più promettenti geni musicali, straordinario come musicista e come strumentista, eccezionale come sassofonista, sofisticato come interprete.

L'esplodere secco di quel colpo di rivoltella fu il segno dicotomico tra un passato musicale datato e i tempi nuovi che si annunciavano per una diversificazione della realtà canora.
Enrico deAngelis
CRITICO MUSICALE E RESPONSABILEARTISTICO DEL CLUB TENCO di SANREMO


Qualcuno disse che di lì a pochi giorni non si sarebbe più parlato di questo ragazzo disadattato che aveva osato suicidarsi quasi in pubblico, nel luogo deputato dell'evasione, il Festival dì Sanremo. Sono passati trentacinque anni e Luigi Tenco non è scomparso. Il suo nome si pronuncia ancora, continuamente. Le sue canzoni sono diventate dei classici, degli standard, come si dice. Magari certi ascoltatori nati dopo quel 27gennaio 1967 non sapranno nemmeno che tanti titoli portano quella firma, ma La musica parla per lui, al di là del personaggio, al di là di un clamoroso fatto di cronaca. Artisti di tutte le generazioni, anche le più giovani, continuano a incidere i suoi brani; si affidano a cantanti i più diversi amorose e illuminate antologie monografiche ripescando in quella produzione che pure fu così malauguratamente di breve durata. E il nome di Tenco echeggia ad ogni autunno proprio a Sanremo, per la "Rassegna della canzone d'autore che il Club a lui intitolato organizza da 28 anni. Il Club voluto da Amilcare Rambaldi, dopo quello che, ancor prima, Ornella Benedetti aveva costituito a Venezia. Da operatore della prima ora, sia nell'uno che nell'altro, posso dire di essere orgoglioso di aver contribuito, insieme a tanti altri amici disinteressati, a tenere alto e fresco nella memoria collettiva il nome di Luigi, così come lo stesso fratello, Valentino, ci riconobbe, lacrime agli occhi, dopo i primi tempi di sospettosa circospezione. Siamo convinti che Luigi sarebbe soddisfatto sapendo che dei "Premi Tenco sono stati consegnati a signori che si chiamano Ferré e Jobim, Atahualpa e Vinicìus, Trenet e Conte, Murolo e De André, Tom Waits e Chico Buarque. Nick Cave e Dario Fo, Joni Mitchell e Randy Newman, Laurie Anderson e Ute Lemper, Giovanna Marini e Renato Carosone.., C'è un solo filo che unisce personaggi così eterogenei, quello di far poesia in musica da persone libere e pensanti, usando lo strumento della bellezza, quella bellezza che resiste oltre le mode e le contingenze, per trentacinque anni e ben di più.
Gianni Borgna
ASSESSORE ALLE POLITICHE CULTURALI DEL COMUNE DI ROMA


"Non sono io che sono cambiato ma il pubblico, che mostra un interesse nuovo per quella linea melodica che si riallaccia al folklore . Così Tenco, nel presentare il progetto di realizzare un intero Lp di rielaborazioni folcloristiche, mescolando brani di origine popolare ad altri di sua composizione.

Come si vede, un programma alquanto diverso da quello degli altri amici della cosiddetta "scuola di Genova" . Le sue canzoni, infatti, non parlavano solo d'amore, sia pure in un modo nuovo e provocatorio (in questo senso, forse, Mi sono innamorato di te è rimasta insuperabile). Parlavano anche, e con piglio aggressivo, di problemi sociali e politici. Nonostante il "miracolo economico" , in Italia c'erano ancora sacche paurose di povertà e di indigenza. Il Sud continuava ad essere spaventosamente indietro, l'emigrazione non si era fermata. E mentre la classe operaia tornava a entrare in fermento, il disagio dei giovani cominciava a farsi sentire. Tenco capiva che bisognava scuotere le coscienze. Anche con la musica.

Certo, non ci si uccide per una canzone. Ma forse, come ebbe il coraggio di scrivere " a caldo Enzo Forcella, ci si può uccidere per tutto ciò che sta dietro a un certo tipo di canzone. Per Tenco la canzone era la sua stessa vita, un modo per parlare alla gente, per sensibilizzarla. Ha detto una volta Piero Vivarelti:
"Ricordo che mi aveva proposto di partire per l'Africa, alla ricerca di qualche cosa di nuovo, di una tensione rivoluzionaria che nel Terzo Mondo stava emergendo. Avevamo discusso a lungo il progetto, ma poi non se ne era fatto niente perché, giustamente, Luigi aveva considerato che i safari politici non sono una cosa seria e che dovevamo batterci per una nuova realtà, nel nostro paese, con il nostro lavoro".
La sconfitta a Sanremo dovette dunque apparirgli
- in quegli attimi di angoscia e di stordimento - la fine di tutti i suoi progetti, di tutte le sue speranze. Ed è per questo che la sua morte ci colpì ancor più nel profondo, lasciandoci letteralmente senza parole. Era il gennaio del 1967. Un anno soltanto, e tutto sarebbe cambiato.

 

Club ilmioregno...qui si parla di Luigi Tenco