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Da "Minosse - 13 giugno 1968 - ... continuare un discorso


In questa pagina verrà presentata con opportuna analisi, l'intera produzione di Tenco, perché è ingiusto che la morte di lui debba cancellarla per sempre.

Per esempio la radio, benché da un anno e mezzo trasmetta sue canzoni tutte le settimane, più di quelle cinque o sei, sempre le solite, noi fa ascoltare, cosicché la conoscenza rimane approssimativa ed insufficiente. (Certo, la Rai non passerebbe facilmente versi come questi invece tra voi ce n'è più di uno, che è vestito bene, però per bene non è . . "oppure "noi che abbiamo visto gente con la pelle chiara fare cose di cui ci dovremmo vergognare..."

Eccetera.

Di pari passo, verranno ricercati e sottolineati, nella corrente produzione italiana, quegli elementi per cui anche una canzone può avere senso e significato, come era nelle intenzioni di Tenco, che vi atterì deva con grande fermezza. Dimostrare, cioè, che anche in questu campo si può fare qualcosa o di assolutamente poetico, o di aderenì te alla vita vera senza accettare la faciloneria ed il convenzionalismo del mestierante, come è ormai l'uso comune.

E soprattutto, in questa pagina, saranno gli amici del Club a continuare un discorso, che sebbene iniziato attraverso la canzone, trovi modo di essere applicato con piena aderenza ai problemi che oggi fanno maggiormente sentire, e nei quali gl'ideali di Tenco e di tutti i ragazzi come lui, sono l'unica salvezza contro la misera condizioni umana.

Il Club "Luigi Tenco di Venezia

 

Dal primo numero di "Minosse datato 13 giugno 1968; altri articoli sono mancanti

Ma indipendentemente da ciò, abbiamo anche noi una nostra idea, se accenniamo ad una situazione che perdura ormai dalla notte stessa di quel suicidio. Dire Tenco, là nell'ambiente che ben sappiamo, vuol dire toccare ferro, "porta sfortuna" è tabù; è qualcosa di "troppo triste" per il mondo discografico... Insomma, se mai nessun premio giornalistico sarà assegnato a Tenco, noi pensiamo che forse sia solo e semplicemente "perché è morto".

Endrigo, Paoli, Lauzi, Gaber, Herbert Pagani.

Continua ora Enrico "Come si capisce, chiarite alcune premesse, i critici italiani hanno fatto tutto sommato molto bene a non premiare nessuno. La scelta di lasciare stavolta radicalmente scoperto un premio che negli anni passati, o aveva potuto laureare veri campioni,come Murolo, Jannacci, Endrigo, Lauzi, I Gufi, o - altrimenti - si era dimostrato del tutto inutile, è una decisione che noi speriamo opportuna ed ~ comunque assai giusta. Anche se amaramente giusta."