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È capitato talvolta di dover comunicare con tutti gli amici del Club per dire a tutti le stesse cose, e si faceva con il letterone dattiloscritto. Ora,invece, per riassumere tutto quello che abbiamo fatto insieme "allora" ecco qua un libretto.

Quando si incominciò, già il solo fatto di occuparci di questa "brutta faccenda" , sembrava una pazzia, per le persone normali.

Ma noi, per fortuna normali non eravamo.

Leggendo in quei giorni un po' tutta la stampa si notò, cercando con ansia e specialmente in periodici rivolti ad un pubblico giovane, un notevole interesse da parte di molti per la figura di Luigi Tenco; nel senso di ricordarlo e di rimpiangerne la perdita. Siccome anche noi provavamo gli stessi sentimenti, si capì che c'era una piccola traccia da seguire per fare "qualcosa" prima che altri avvenimenti, anche più gravi di questo (tutto è relativo) facessero dimenticare quello che a noi invece interessava portare avanti.

In particolare su "Ciao-Big" un settimanale romano di attualità, politica, costume e cultura, Piero Vivarelli pubblicò dunque versi di questi giovani, dedicati a Tenco; versi che la redazione di Big ci permise in seguito di riportare su quello che sarebbe stato il primo e più naturale impegno del Club per fare, come si diceva, "qualcosa" . Stiamo parlando del libro In ricordo di Luigi Tenco , edito da noi nel gennaio 1968. È importante ora soffermarci su Piero Vivarelli, perché proprio lui in vista dell'inevitabile Sanremo 68 - d'accordo con la Redazione di Big - istituisce un "Premio Tenco" , che richiederà però caratteristiche ben precise per l'eventuale assegnazione. Verrà assegnato cioè alla canzone che "con attualità di linguaggio poetico e musicale sappia esprimere e rispecchiare una realtà del nostro tempo". Premio, in ogni caso, da attribuire prima di conoscere i risultati ufficiali del Festival. Dice ancora Vivarelli: "naturalmente lo assegneremo se in questa edizione ci sarà un brano degno di meritarlo. Diversamente attenderemo un'altra occasione. In certi casi infatti - e anche questo è un insegnamento che ci ha lasciato Luigi -non bisogna guardare in faccia a nessuno" (da Ciao-Big - febbraio 1968, pag. 31).

Bene.

Questo riconoscimento, in verità abbastanza provocatorio, verrà poi assegnato a "La siepe" di Pallavicini - Massara, cantanti Albano e Bobbie Gentry, motivazione quella di cui già abbiamo dato conto. Detto sottovoce, perché forse era una cosa leggermente folle, anche noi, già nell'aprile 67 si vagheggiava una cosa del genere, capace di

richiamare alla mente nel tempo un nome che non poteva sparire così. Una volta, seduti al tavolino sulla Riva del Carbon, si tirò fuori questa idea. Che tale restò. Eravamo ancora troppo niente.

Quindi si condivise subito con entusiasmo quello che Big - Vivarelli in testa - riuscì a mandare in porto. Se Tenco aveva lanciato il sasso, senza neanche nascondere la mano, qualcosa di coraggioso era stato pur fatto - e subito - nel chiaro intento di "continuare un discorso".

Torniamo all'aprile 1967 quando si fece un inserzione su "Il Gazzettino di Venezia per proporre un club. Rispondono due ragazzi di Mestre. Due sono meglio che niente.

Si scopre intanto che al Lido c'è Rocky Zulian col negozio di dischi, e da anni patito di Tenco. Rocky non era il padrone del negozio. Anzi se si andava da lui, lo si faceva quando il proprietario era assente. Per dire che non c'erano interessi di bottega. Si andava là per parlare del nostro . Vogliamo ricordarli questi ragazzi.

Tutti ammiratori, estimatori dell'artista e dell'uomo che da quelle canzoni traspariva.

Germana, Graziella, Mariuccia, Miranda, Sandra, Francesco, Girolamo, Mario, Paolo, Piero, Sergio.

 

Se abbiamo un Club, per piccolo che sia ci vuole una tessera - e si fa.

Gliene mandiamo una all'attore Tomas Milian di cui avevamo letto da qualche parte un bel giudizio su Luigi Tenco. (Una tessera di ringrazianento: non per indurlo all'iscrizione: non è mai stato nello stile del Club). Altri hanno avuto da noi questo segno di riconoscenza. E forse ancora lo conservano. Speriamo.

Tornando a Tomas, una sua amica Carla B. fortuitamente nota quella tessera. Certo avrà pensato andiamo un po' a vedere chi sono questi matti.

E magari ci scappa anche uno scuppettino. Telefona quindi a Venezia. Noi ci spaventiamo all'idea di incontrare il quarto potere. Ma insomma,  matti sì, scemi no. Ci diamo appuntamento da Rocky. La Carla arriva con tutto il suo armamentario. Noi, trecento di pressione, si fa finta di essere disinvolti, gente che sa stare al mondo.

Foto di gruppo, domande, risposte, aranciata. Niente birra per non perdere il controllo. Nel giro di una settimana il rotocalco pubblica due pagine. Descrizioni varie e titolo che parla di canti, di pianti e di futuri pellegrinaggi. Cose che certamente avranno fatto andare in bestia più di un genitore.

Però quel servizio ha reso noto l'indirizzo del Club, fatto vedere la tessera e, cosa più importante, la motivazione di questa. Allora, grazie, Carla.

Dopo una decina di giorni incominciano ad arrivare a Venezia domande di adesione e volontà dì portare avanti la comune idea.

Con le lettere affluiscono tante poesie, o se vogliamo, testimonianze.-. messaggi per Tenco. Come fossero mazzi di rose o semplici fiori di campo: tutte di grande valore simbolico. Da Palermo, Torino Cagliari, Trieste. Che si fa? Si chiama un Critico a Giudicare, Scegliere, Selezionare? Non è un concorso, sono delle parole indirizzate tutte alla stessa persona, con affetto, con rimpianto. Ognuno come sentiva dentro. A modo suo.

Noi volevamo fare "qualcosa" e ci capita tra le mani questo materiale. Farne un libro da dedicare al nostro è la cosa più ovvia. Lo si mette subito in cantiere.

Si pensa quindi che ci sarebbero state bene delle foto di Tenco. Per averle occorreva andare a Ricaldone, dalla famiglia. La quale, dopo una lunghissima riunione nella stanza accanto accondiscese "purché quel libro fosse semplicemente - se era questo che volevamo - un atto di amore verso Tenco. Loro dicevano, non sta a noi esaltare Luigi e non ci interessa se voi ci guadagnerete sopra, purché il libro sia ben  fatto.

Abbiamo cercato di farlo al meglio. In quanto al ricavarne un utile, non era questo il nostro scopo. E chi ci aveva mai pensato?

Il libro porta la copertina ideata dal nostro Dino Colalongo (Pescara). All'interno otto foto di Tenco più cinque fotine del luogo scattate proprio da noi.

Poi due parole sul perché di un Club dedicato a Luigi e tre significativi scritti rispettivamente di Enrico De Angelis (Verona), Carlo Scardulla (Mestre) e Mimmo Macario (Genova). Di DeAngelis è anche una cro-

nologia delle canzoni di Tenco dal 1960 al 67. Seguono tutte le poesie già ricevute. Altre, e disegni - pensieri - tavori - giunsero quando ormai il libro era in fase di stampa. Essendo anche quest'ultimo materiale dedicato a Tenco, ne specifichiamo ora di chi - da dove - cosa - proprio come se tutto fosse stato pubblicato a quel tempo. Credendo in questo modo di agire correttamente.


Il libro si chiude con "Preghiera in gennaio" di Fabrizio De Andrè. Al quale lo portò di persona il nostro Mimmo Macario. De Andrè ne fu contento. Si lamentò tuttavia che la sua "Preghiera" fosse incompleta. Aveva ragione: ma noi non si voleva incappare nelle maglie della SIAE.

Mimmo tornò a Venezia con un biglietto di Fabrizio che diceva "Grazie di quello che fate per Luigi, un poeta che troppo pochi avevano capito".

Queste parole ci diedero una grande emozione e al tempo stesso un incoraggiamento a proseguire.

Parliamo ora dei giornalini, denominati con poca fantasia Numero Unico. E che furono otto. Questi giornalini davano a tutti gli amici del Club la possibilità di affrontare liberamente qualsiasi argomento. Sarebbero inoltre serviti per avvicinare tra loro quei giovani che non sempre si potevano conoscere di persona, essendo sparsi un pò ovunque. Nacquero delle belle amicizie, e persino tre matrimoni e mezzo. Abbiamo sottolineato liberamente perché, prima di arrivare ai N. U. prodotti da noi, eravamo riusciti a convincere il Direttore di un settimanale veneziano, il "Minosse" a darci almeno una pagina sul suo giornale. Questo direttore, Ferdinando T., asfissiato e quindi annientato dalla nostra insistenza, ci permise finalmente di scrivere qualcosa "ma solo per un pò". Era il giugno 1968. Dopo un totale di sei apparizioni. di cui non potemmo neanche correggere le bozze, ci fu tra i lettori abituali una specie di sommossa. "Quelli lì insistono un po' troppo con certi argomenti, eppoi quel Tenco, che a Sanremo, per una canzonetta....

Insomma, pollice verso, Il povero T. allargò le braccia, impotente. Era un brav'uomo e gli eravamo pure simpatici. Tanto è vero che ci offriva sempre un bicchiere di latte con la menta. Però quella sera disse se non cambiate registro non mi comprano più il giornale.

 

Ci portò nella solita calle e ci offrì il solito bicchiere. Ma quello fu anche il bicchiere dell'addio. Dura riflessione: se neanche con latte e menta si può avere un po' di spazio non ci resta che buttarci in canale o nell'editoria. Si decide per quest'ultima soluzione.
Mettiamoci in proprio così possiamo dire tutto quello che ci pare. E nacque il Numero Unico: editore il Club, collaboratori gli amici.
Per colmare il vuoto tra un giornalino e l'altro (passava un po' troppo tempo) il Club realizzò alcuni stampati, facili da spedire, di poco costo, e crediamo di una certa utilità, poiché ci permettevano di sintetizzare
- o - "estremizzare un concetto per farlo capire meglio" ...1.




come avrebbe detto Don Lorenzo Milani Comparetti (Firenze 1923- 1967).




Non a caso abbiamo fatto questo nome peraltro già riportato in un lavoro inedito del nostro Giuseppe Manni (1973) e in un pezzo contro la guerra sul numero unico settimo (sempre '73) di Cristina Romieri.
...scomodo, ribelle, voce inopportuna, sediziosa, deviante ... "Queste fra le tante accuse rivolte a Don Milani da parte dei "sotto tiro". Don Lorenzo vuole il rinnovamento della Chiesa. A questo, e ad altre cose ancora, tende la sua mente lungimirante.
Il suo "Esperienze Pastorali" concepito all'inizio come un diario parrocchiale quando era cappellano a San Donato di Calenzano, critica e attacca l'istituzione ecclesiastica per la sua incapacità di capire il