Subj: Amerigo Marras is dead
Date: 10/14/00 11:27:37 AM Eastern Daylight Time
From: diama@tin.it (Archivio Massimo Consoli)
Amerigo Marras e' morto.
Silenziosamente, discretamente, educatamente come e' sempre vissuto...
ci ha lasciati questo sabato 14 ottobre, all'ospedale Archet 2 di
Nizza, in Francia, in seguito ad una lesione cerebrale. Aveva 52 anni ed
era il mio migliore amico.
Era colui che aveva sostituito Dario Bellezza
nel mio cuore dopo che anche il poeta romano se n'era andato nel 1996.
Ci eravamo conosciuti nel '79, per corrispondenza. Amerigo mi aveva
scritto da New York perche' stava preparando un articolo sulla
situazione italiana. Nell'80 pure io mi trasferii a New York e
diventammo subito amici, vista la quantita' e qualita' delle cose che
avevamo in comune. Anche lui, in effetti, viveva in una casa-archivio,
anche lui era un idealista, anche lui aveva avuto dei problemi per la
sua militanza...
Aveva la doppia cittadinanza italiana e canadese. A Toronto, dove si era
laureato in architettura, aveva 'inventato' un centro culturale
polifunzionale e multimediale insieme a vari attivisti che si
incontravano a casa sua. Li', insieme ad altri amici, aveva cominciato
una raccolta di materiali che, trasferita a New York, divenne imponente.
«In questo archivio erano conservati gli unici documenti restanti del
GLF e della GAA: casse piene di volantini, manifesti, note di riunioni,
foto, videotapes antichissimi con immagini di Gay Pride, migliaia di
libri, spille, il famoso testo di Huey P. Newton, e perfino i cartelli
originali delle primissime manifestazioni gay. A New York, tutto faceva
capo alla libreria WW3, un centro di controinformazione unico negli USA.
Nel 1989 l'archivio veniva donato parte al Lesbian & Gay Community
Services Center, e parte alla New York Public Library, costituendo il
nucleo fondamentale di una delle più grosse collezioni al mondo nel suo
genere, sotto l'egida del Dipartimento Libri Rari e Manoscritti, curato
da Mimi Bowling.
Ma stranamente, da questo lavoro di dedizione il Marras, residente in
maniera precaria negli Stati Uniti, non ha mai ricevuto nemmeno un
grazie.
Non solo!
Per essere stato "coinvolto" nella nascita del
rivoluzionario movimento gay canadese degli anni '70 (la Glad Day
Bookstore, il primoGay Pride canadese, ed una delle più prestigiose
pubblicazioni dell'epoca, il famosissimo Body Politic, era tutto nato
nella sua casa di Toronto), e per aver tradotto (nel 1981) in inglese un
libretto scritto dal sottoscritto, e intitolato Omosessualità e
Comunismi, si è trovato coinvolto in una situazione kafkiana dalla quale
non è più riuscito a venir fuori.
Omosessualità e Comunismo: erano le due parole più proibite nell'America
maccarthiana. Averle messe insieme, per Marras, è stato fatale... Marras
venne messo sotto inchiesta, la sua libreria e abitazione perquisite due
volte, illegalmente e sotto la minaccia delle armi, e lui soggetto ad
una straziante procedura giudiziaria che l'ha costretto ad abbandonare
il paese...
Tutto questo mentre decine di studiosi di tutto il mondo, ogni giorno, e
grazie a lui, si recano alla New York Public Library per fare ricerche
su quello che è divenuto il tema più fashionable del momento: la
comunità gay» .
Fu a casa sua, ai numeri 141 e 143 di Allen street che, il 1 luglio del
1981, Amerigo mi aveva parlato di una nuova malattia che stava colpendo
i gay di New York. I suoi coinquilini, Bruce Eves e John Hammond, che
lavoravano al New York Native, erano preoccupati di perdere lo scoop,
come infatti avvenne visto che fu il New York Times a dare la notizia,
il 3 successivo.
Mi ha insegnato moltissimo, anche se insisteva che era lui ad aver
appreso tanto da me. Ma e' ovvio che in un rapporto cosi' profondo di
amicizia c'e' uno scambio continuo di affetto, informazioni, sensazioni
da una parte all'altra e viceversa.
Per dimostrargli la mia gratitudine, nel 1991 gli avevo dedicato
Homocaust: «Ad Amerigo Marras, amico e guida».
Lo avevo convinto a scrivere di tanto in tanto per Ompo e per Rome
Gay News (gli universitari milanesi avevano trovato interessantissima
la sua rubrica «Per una teoria libidinale dell'Architettura»).
Recentemente aveva pubblicato presso la Princeton Architectural Press di
New York, Eco-Tec, Architecture of the In-Between, dove aveva espresso
il suo pensiero sull'ecologia e la tecnologia nei loro rapporti con
l'architettura.
Aveva un carattere estremamente riservato. Per anni non aveva voluto che
parlassi di lui. Solo negli ultimi tempi si era aperto un po' e, per
Independence Gay mi aveva inviato una sua scheda biografica. Era stato
molto felice quando, su una rivista specializzata della quale ora non
ricordo il nome, era uscito un articolo lungo molte pagine sulla sua
storia e le sue iniziative degli anni Settanta nel quale si ricordava
come il primo movimento artistico-culturale canadese autoctono (cioe'
non influenzato dai modelli USA o europei fino ad allora imperanti) era
stato creato proprio da lui, nella sua casa di Toronto.
Lo avevo convinto ad iscriversi ad una lista di discussione gay,
"Queer-it", ma ne era rimasto deluso. Gli sembrava che gli italiani
ancora non avessero capito quali fossero i reali obiettivi del movimento
gay e si perdessero in chiacchiere inutili.
Avevo cercato di spiegargli
quanto fosse difficile, nel nostro paese, liberarsi da una tradizione
culturale (soprattutto politico-religiosa) oppressiva e ossessiva, e di
essere un po' piu' paziente, invitandolo a dare il suo prezioso
contributo proprio per cambiare in meglio la situazione della nostra
comunita'.
Purtroppo, penso che il male che lo ha poi stroncato avesse gia'
cominciato a far sentire la sua nefasta influenza, visto che negli
ultimi tempi era diventato insolitamente intollerante e insofferente.
La sua scomparsa mi addolora profondamente come non e' possibile
esprimere a parole. Negli ultimi venti anni, soprattutto (ma di certo
non soltanto) per colpa dell'aids, se ne sono andati i miei piu' cari
amici, le persone che conoscevo fin dagli anni sessanta, militanti che
hanno sfilato accanto a me nelle manifestazioni dove speravamo di
cambiare il mondo, amanti, avventure di una notte o di un anno,
conoscenti occasionali che mi hanno lasciato dentro qualcosa di bello,
di buono, di grande.
Sono piu' di cento le persone che ricordo con affetto e che non ci sono
piu'.
Forse, la vecchiaia non e' che la rievocazione di un passato scomparso
ormai per sempre, e la convinzione dell'inutilita' delle proprie
battaglie.
Massimo Consoli
Subj: Condolences for Amerigo Marras
Date: 10/17/00 3:40:10 AM Eastern Daylight Time
From: diama@tin.it (Archivio Massimo Consoli)
Per sapere di piu' su Amerigo Marras, aprite questi siti:
https://www.angelfire.com/fl3/celebration2000/marras.html
Amerigo Marras: In Memoriam
http://www.amazon.com/exec/obidos/
ASIN/1568981597/o/qid=971628876/
sr=8-1/ref=aps_sr_b_1_3/102-8519495-0028932
Marras' books
La morte di un amico, di una persona cara, di qualcuno al quale si e'
stati legati da rapporto profondo, ci procura un dolore a prima vista
insopportabile ma che, alla fine, riusciamo a superare in un modo o
nell'altro.
All'inizio sembra che non potremo mai adattarci alla nuova
realta', alla sua mancanza fisica, all'impossibilita' di potergli fare
anche la piu' banale delle domande alla quale, sappiamo, non potremo
avere mai piu' una risposta, la sua risposta. Pero', alla fine ci
riusciamo. Siamo programmati per superare ogni dolore. Quasi ogni
dolore.
Ma quando queste morti si succedono in maniera sistematica, meccanica,
automatica..., ad una ne segue un'altra, ed un'altra, ed un'altra
ancora, con una cadenza ossessiva, soffocante, punitiva di chissa' quali
nostri errori... il dolore si trasforma in stordimento, incapacita' di
comprendere quello che ti sta succedendo.
"Ti sta", perche' e' vero che sono gli altri che se ne vanno, ma sono
"altri" che rappresentano una parte di te, un pezzo di te, della tua
vita, della tua anima, certo, dei tuoi pensieri, gioie, piaceri, sogni,
ma perfino del tuo corpo, delle tue sensazioni fisiche, dell'estensione
del tuo plasma, della tua aura.
E allora, se uno conosce una sola persona, ha cento, mille, un milione
di possibilita' che questa gli venga a mancare. Ma se ne conosce mille,
di persone, allora le possibilita' aumentano in maniera esponenziale.
E
se per un lutto, il dolore provato e' vicino alla soglia
dell'intolleranza, quale sara' il limite raggiungibile se gli amici
persi diventano dieci, venti... cento?
Io ne ho persi piu' di cento, negli ultimi venti anni.
Certo, non tutti
erano amati con la stessa intensita' o passione o convinzione, ma Dario
Bellezza era una molecola costitutiva essenziale del mio DNA, Franco
Caracciolo era un pezzo della mia gioventu'; Marco Melchiorri, il
ricordo di tante battaglie combattute insieme; Jose' Santana, l'amante
piu' dolce; J&J, il primo contatto con l'aids, Mario Mieli, il tassello
piu' importante nel mosaico del nostro movimento;
e Amerigo Marras, venti anni di progetti per il futuro, quasi tutti
realizzati, non ultimo il disegno che si stava concretizzando, di
trasferirci finalmente nello Sri Lanka e di vivere una nuova esistenza,
rinnovando un kharma che sentivamo ormai bisognoso di una vera e propria
rianimazione.
Certo, non sono l'unico. Un ebreo nella Varsavia degli anni Quaranta o
un gay nella Roma di questo ultimo decennio si sono trovati nella stessa
situazione. O quasi, perche' gli ebrei che morivano avevano in ogni caso
come punto di riferimento e di sostegno morale la propria famiglia.
I
gay, purtroppo, ancora muoiono da soli, o circondati da parenti che
addirittura fanno quadrato per isolarli dai loro migliori amici... E
parlo per conoscenza diretta di infiniti casi del genere.
Ecco, il problema sentito da molti di noi e' proprio un problema di
solitudine, mi sembra. Solitudine interiore, incapacita' di sentirsi
parte di una comunita' qualsiasi, familiare, affettiva, religiosa...
Quando ho saputo della scomparsa di Amerigo, sabato scorso 14 ottobre,
ho provato questo senso di vuoto, di solitudine, di impotenza. Di paura
che questa morte significasse il silenzio su una figura meravigliosa,
che ha lottato tanto, che ha costruito tanto, che ha significato tanto e
che, per la sua natura schiva e timida, che non amava mettersi in
mostra, rischiava di scomparire nel nulla.
No! Amerigo non poteva essere dimenticato, non poteva non essere mai
esistito!
Per questo ho scritto e messo in rete la lettera che tutti voi
avete letto e, dalle risposte che sto ricevendo, sto prendendo la forza
per superare il momento di dolore feroce che mi ha colpito.
La comunita' nella quale ho sempre creduto mi sta provando la sua
funzione primaria di solidarieta', di sostegno, ed ha risposto in
maniera cosi' normale, cosi' istintiva a questo mio dolore, dimostrando
di aver capito istintivamente che le condoglianze non sono riservate ai
familiari colpiti da un lutto, ma rappresentano un gesto di
partecipazione al dolore provato a chi si trova privato di un affetto.
Aver ricevuto questi messaggi mi ha aiutato moltissimo. Grazie a tutti
voi, grazie soprattutto a Beppe Ramina che mi ha fatto un'iniezione di
energia proprio nel momento piu' brutto che stavo attraversando,
ricordandomi che, al di la' dello scoramento che provo nel guardarmi
attorno e scoprire che quasi tutti i miei piu' cari amici non ci sono
piu', la mia vita e' stata di una intensita' e di una gioia che auguro
di provare ai giovani che cominciano ora la loro avventura.
Un
pochettino, questo porcaccio mondo, lo abbiamo cambiato e, soprattutto,
ci siamo divertiti un sacco!
Massimo Consoli
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Caro Massimo,
Mi unisco al cordoglio di Bruno. In queste occasioni mi mancano sempre
le parole, in realtà non ci sono parole! Bisogna solo zittire!
Un saluto,
Bartolomeo Vollaro
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Certo, Massimo, non c'e' consolazione per queste cose, almeno non nel
mio "libro". la perdita dell'altro/di se' e' cosa durissima, e succede
quotidianamente. vedo nel tuo Archivio un raro rimedio, e nel tuo lavoro
un desiderio concreto di continuita' che ci coinvolge tutti. quando mi
colpisce una mancanza, o quando vedo i giorni scorrere via con labili
tracce penso sempre al Lamento di Ignazio, ricordi? -- muore anche il
mare. ma se e' una buona giornata ci penso con ironia e determinazione:
ebbene si', lo stiamo facendo morire prima del tempo, sara' bene darsi
una smossa. In quell'ironia, che non cancella niente di quello che
viene prima ma aggiunge la sfida, c'e' un frammento di buona energia --
un barattolo di spinaci Popeye, oppure, per noi piu' grandi, una pallina
di naftalina EtaBeta.
buona giornata da
Liana
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Ciao Massimo,
Leggendo la tua email apprendo della scomparsa di Amerigo Marras, (che
purtroppo ho conosciuto in questa triste occasione).
Dall'amarezza delle tue parole si comprende l'importanza della sua
amicizia per te, ma anche il valore che ha avuto per tutti noi una
personalità cosi coraggiosa, decisa e coerente alle proprie idee. La
frase finale della tua missiva "Forse, la vecchiaia non e' che la
rievocazione di un passato scomparso ormai per sempre, e la convinzione
dell'inutilita' delle proprie battaglie." spero che sia, anzi è
sicuramente dettata dal momento di sconforto e dalla difficoltà di
elaborazione mentale del concetto di "morte" che purtroppo resetta
tutto il nostro spirito vitale, portandolo a bilanci di un passato, di
compromessi e speranza tradite..... ma in questo passato sono tanti
anche i momenti belli, che ci portano a percorrere in avanti la nostra
strada sicuri di poterne rivivere di nuovi, anche incontro alla vecchia,
non gradita ma inevitabile... Si lo so ti ho scritto un bel po' di
banalità, ma il nostro quotidiano è fatto di ripetitività e banalità, ma
questo naturalmente non è un buon motivo per non viverlo nel migliore
dei modi....
Saluti da Giorgio dell'Aquila.
*******
Massimo, mi spiace molto, avevo scritto a Marras in un suo momento di
sconforto, mi aveva risposto che la mia attenzione lo aveva fatto
sentire risollevato, e' strano che io lo abbia fatto perche' sono
portata a pensare, di solito, che un uomo gay cerca conforto in modo
particolare da altri uomini gay, pero' avevo sentito la sua sensibilita'
e il suo dolore e avevo cercato di fare quello che potevo, ben poco, in
verita'.
Ti sono vicina, penso anche io, pur non avendolo mai visto, che fosse
una bella persona.
Io vedo che lavori, ti impegni, sei un punto di riferimento culturale e,
lasciami dire, anche spirituale per noi che ci affacciamo da poco al
mondo che ci appartiene da sempre ma del quale conosciamo cosi' poco.
Sicuramente delle persone belle e care non ci sono piu', ma credo che ce
ne siano altre, al mondo, e prima di tutto noi stessi e la bellezza
interiore che riusciamo a coltivare, con fatica, certo, pero' con la
gioia di sentirci sempre in crescita positiva. Tu mi sembri una persona
cosi'.
Carmela
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Caro Massimo,
Ho letto il tuo annuncio della morte di Amerigo Marras e ti scrivo
perche' mi dispiace che tu abbia perso un altro amico, quell'amico.
Questo messaggio non servira' a consolarti, ma almeno ti dira' che una
persona che non hai mai visto ti segue con un senso di affettuoso
riconoscimento per le cose belle, coraggiose, e assolutamente necessarie
che persone come te e Amerigo Marras hanno fatto e continuano a fare.
Un saluto da Liana Borghi
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Dear Massimo,
I was very sorry to learn from you that Amerigo Marras has died. My
deepest sympathies.
I can't remember when I saw Amerigo last -- it was probably quite a few
years ago. We first met each other when he and John and Bruce were
living in the houses on Allen Street. After that I ran into him every
now and then, and he was always friendly and supportive.
I'm speaking at a gay literary conference in Philadelphia in a couple of
weeks, and wondering how I can speak without too much bitterness. What
the present-day gay organizations are doing has nothing to do with the
"real objectives of the movement". Indeed, if our worst enemies were in
charge of gay organizations and gay media, they would probably do
exactly what is being done right now!
Best wishes,
John Lauritsen (USA)
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Dear Max,
Paul and I were very sorry to receive this news. You have our sympathy.
I'm glad that we have become good friends. It was wonderful to meet you
and spend time with you. Paul still sobs when he thinks about being in
L'Aquila. I'm glad I have the "Memory Book" to do; at least I get to
relive those times again and again. All those people at Ulrichs' grave
mean so much to me. I can't tell you how much I would like to do it all
over again.
...We put a little memoriam to A. Marras in the Memory Book, under
Aquila:
https://www.angelfire.com/fl3/celebration2000/marras.html
With love,
Mike Lombardi and Paul Nash (USA)
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Condoglianze, posso immaginare quanto ci tenevi!
Maurizio Palomba (Gay Counseling, Roma)
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Caro Massimo,
Ho appena letto con interesse il tuo ricordo di Amerigo Marras che io
non conoscevo. Forse tu non lo ricordi, ma anch'io sono architetto e
leggerei quindi con gran piacere i suoi scritti su tematiche che
riguardano l'architettura: Per una teoria libidinale ..., Eco-Tec, ecc.
Sai tu dirmi dove posso trovarli? Cari saluti,
Alberto Cervi
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Caro Massimo,
la notizia della morte di Amerigo Marras, presentatomi da te lo scorso
anno a L'Aquila, mi ha molto commosso.
Ho deciso di pubblicare la tua toccante lettera-ricordo sulle pagine di
www.gayroma.it. Spero che tu non abbia nulla in contrario.
Un carissimo
abbraccio da
Mauro Cioffari.
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A Massimo il cordoglio di NOI (Notizie Omosessuali Italiane, quotidiano
telematico diretto da Franco Grillini)
*******
Caro Massimo,
Sono davvero spiacente di venire a conoscenza di un fatto x te così
doloroso.
Ti mando le mie più sentite condolianze ed un caldo abbraccio x la
perdita del tuo caro amico Amerigo, da parte mia e di tutta la
redazione. L'unico modo che ho x dimostrarti la sincerità del mio
sentimento è di comunicarti quanto segue: ho inserito un estratto del
ricordo che mi hai inviato su Marras nelle notizie che andranno nel
numero di Aut di novembre ed inoltre vorrei pubblicare il tuo scritto
per intero nel numero di dicembre. Se sei d'accordo, come spero, ti
chiederei di inviarmi delle foto di Marras da allegare all'articolo. Mi
sembra il giusto modo x rendere omaggio ad una figura di cui io stessa
sapevo troppo poco. Mi piacerebbe che i lettori di "Aut" venissero a
conoscenza di un personaggio così importante per la diffusione della
cultura gay, così come ho fatto io leggendo il tuo comunicato.
Spero di farti cosa gradita con questa mia mail e quanto in essa
contenuto.
Egizia Mondini ("Aut")
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Caro Massimo,
il tuo ricordo di Marras, ma soprattutto le ultime righe. Mi riconosco
in quel clima degli anni Sessanta e Settanta e anch'io ne ho malinconica
nostalgia. Penso agli amici morti, a volte di fianco a me (il mio
compagno, di Aids; Francesco Lorusso, col quale ero spalla a spalla
quell'11 marzo del 77 e solo per pochi centimetri quella pallottola
uccise lui e non colpi' me); ed altri e altre, morti, suicidi, uccisi.
Ma questo era ancora anni sessanta e settanta. La morte e la vita
correvano strettamente avvinghiati e l'una sembrava necessaria
all'altra. Pero', come scrisse De Andre' (Storia di un impiegato), il
tempo in galera o della morte sembrava non scorrere perche' fuori, nella
vita, restava gente con la stessa rabbia e quando si sarebbe usciti si
sarebbe ritrovata la stessa atmosfera.
Ora, quell'atmosfera non c'e' piu'. Ma quelle battaglie non furono
inutili, Massimo, anche se la vita ha preso una piega imprevista e i
giovani gay - quanto piu' ricchi di opportunita' di noi - sembrano,
anche quelli militanti, tanti pesci lessi.
Non furono inutili perche' abbiamo indotto dei mutamenti positivi e
perche' - fra mille anni, fra cinque minuti? - qualcosa cambiera' nella
vita di tutti o nella vita di uno.
Certo, nessuno ci riconosce quell'aver fatto. E questo forse un po'
rattrista. Ma via!: ci siamo divertiti!
Abbracci,
Beppe Ramina
*******
Caro Massimo,
voglio esprimerti il mio dolore per la morte del tuo carissimo amico
Amerigo Marras. Una persona colta, affabile e gentile, come ho avuto
modo di apprezzare nella nostra "gita" all'Aquila dell'anno scorso in
occasione della commemorazione di Ulrichs.
Ti sono umanamente vicino e
ti abbraccio,
Saverio Aversa