elenafilatova.com

Quel paesaggio infernale divenne una specie di paradiso per gli animali selvatici – almeno a prima vista. Grazie all’assenza di cacciatori umani infatti, questi ora prosperano e si riproducono, anche se nessuno è in grado di stabilire con precisione in che modo le radiazioni abbiano stravolto il loro pacchetto genetico, né l’estensione dei loro flussi migratori e in che quantità questi stiano interagendo con le circostanti aree “sicure”. Sono state registrati casi di mutazioni alquanto grottesche, ma la scienza ufficiale naturalmente nega queste testimonianze.

Le popolazioni di lupi e cinghiali selvatici in particolare sono cresciute rapidamente. Hanno occupato case e fienili abbandonati. Curiosamente, non danno alcun segno di aggressività. E’ probabile che questo abbia a che fare col fatto che il cibo qui non è un problema, ce n’è in abbondanza per tutte le specie a parte che per quella umana, anche se si tratta di cibo contaminato. Non è inusuale incappare in un lupo, una volpe, un cervo o un cinghiale selvatico che attraversino la strada.

Questi sono i cavali che si incontrano a Prejevalsky. Qualcuno ne portò degli esemplari dall’Asia alcuni anni fa. Apparentemente, si sono trovati bene ed ora ce ne sono ben 3 grossi branchi che vagano per l’area di Chernobyl. Sono una razza molto robusta e sempre in movimento, dall’aspetto piuttosto primitivo. Quando li vedi scattare al galoppo, la sensazione che se ne riceve è quella di veder sfilare svelta un’orda di eohippus. Gli zoologi hanno introdotto anche due bisonti americani nell’area, ma il progetto di farli riprodurre non sembra aver funzionato. Il bisonte maschio infatti è scappato. Non so se sia fuggito dalle radiazioni o dalla sua compagna, fatto sta che è stato successivamente localizzato in Bielorussia, diretto ad ovest. E’ possibile che abbia deciso di tornarsene in America.

This is the town of Chernobyl.

Questa è la città di Chernobyl.

Il display del contatore Geiger può arrivare a segnalare tra i 20 e gli 80 microroentgen, a seconda di dove lo si posizioni. Questa è ciò che io chiamo la città zombie, poiché i suoi cittadini furono tutti evacuati nel maggio del 1986. In seguito, la città fu ripulita più volte e fu trasformata in una base per i lavoratori della centrale nucleare.

Durante il fallout, a giocare un’azione determinante fu il vento. Questo distribuì in modo casuale il proprio effetto, seminando morte in alcuni punti e graziandone altri. La cittadina di Chernobyl sta a soli 12km a sud del reattore in linea d’aria. Nei primissimi giorni dopo l’incidente, il livello di radioattività da queste parti non era poi tanto alto. Fatto notevole, se si considera che a quel tempo la nube aveva già colpito l’Europa del nord. Ma nessuno ne sapeva nulla, tanto è vero che in Svezia iniziarono a cercare se non ci fosse stato qualche buco nelle loro stesse centrali. La coltre radioattiva aveva deviato verso quelle zone, le aveva contaminate gravemente e poi se n’era tornata verso Kiev per prendere parte alla famosa Parata del Primo milliroentgen di Maggio.

Si va oltre.

pagina successiva