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Archivarius - Saggi a cura di/Essays by Luca Logi (llogi@dada.it)

 

David Oistrakh - Artista del popolo ?

Recensione

DAVID Oistrakh - ARTIST OF PEOPLE ? - Regia di Bruno Monsaingeon - VHS Nvc Arts (distr. CGD)

 

E' recentemente uscito in distribuzione anche per il pubblico italiano questo documentario del 1988 , che qualcuno dei più fortunati ricorderà di avere visto (in versione doppiata in italiano) nelle trasmissioni della Televisione della Svizzera Italiana. Si tratta di uno dei più bei documentari in assoluto sulla musica classica, sia per l'interesse del soggetto, sia per la qualità della realizzazione.

Il documentario é una sorta di biografia di David Oistraikh realizzata montando materiale video di diversa provenienza; spezzoni di concerti si alternano ad interviste appositamente realizzate con Menuhin, Rozhdestvensky, Kremer, Rostropovich, oltre al figlio Igor. Fra i documenti più emozionanti la registrazione di una telefonata tra Oistrakh e Shostakovic.


Il titolo del video (David Oistrakh - Artista del popolo ?) proviene dal necrologio pubblicato sulla Pravda del 15 ottobre 1974 e tradisce quello che é il filo conduttore del regista Bruno Monsaingeon, e cioé lo studio della carriera di Oistrakh in rapporto al regime sovietico. Mentre alcuni musicisti come Shostakovic hanno avuto una carriera assai tormentata, e qualcuno come Rostropovich é anche scappato dalla Russia, apparentemente Oistrakh non sembra aver avuto problemi di questo tipo. Più che il film va avanti, e più che se ne intuisce il motivo: nonostante i problemi quotidiani con le autorità, Oistrakh era tutto sommato soddisfatto della propria attività e amava profondamente il suo paese pur comprendendone i difetti. E poi la musica veniva prima della politica (come commenta ingenuamente una vicina di casa: non faceva altro che suonare, non so quando dormisse...).

Particolarmente commoventi sono alcuni racconti: per esempio il giovane Oistrakh che viene inviato a tenere concerti per lavoratori nella immensa provincia russa, viaggiando tutto il giorno sulle slitte ed esibendosi in condizioni francamente improbabili. Oppure i concerti nella Leningrado assediata del 1943, in mezzo ai bombardamenti e sorvolando le linee nemiche per arrivare in città. Si indovina che questo immenso ed oscuro lavoro sia stato una preziosa esperienza che manca a molti interpreti di oggi. Quando Igor Oistrakh dice che suo padre ha debuttato non alla Carnegie Hall, ma nelle sale più fredde, si pensa ai tanti violinisti (e non violinisti) che cavillano sulle condizioni della sala, della temperatura, dell'acustica, del pubblico, dello strumento...

Non mancano comunque i momenti drammatici - nel periodo delle purghe staliniane, quando ogni sera non si sapeva se nella notte sarebbe passata la polizia ad arrestare qualcuno; o i momenti semplicemente negativi, quando la concessione del visto per recarsi all'estero per un concerto era sottoposta a scrutinio politico anche al di là di ogni logica.


A parte alcuni curiosi filmati promozionali in stile sovietico/holliwoodiano, i filmati relativi a Oistrakh che suona (o anche impegnato come direttore d'orchestra) sono i momenti più interessanti. Il filmato più antico risale addirittura al 1935, ed il repertorio documentato molto ampio. Si indovina che molti pagherebbero per avere la versione integrale degli spezzoni proposti.

Bisogna osservare che la maniera di suonare di Oistrakh regge molto bene il confronto del tempo: mentre alcuni violinisti dell'epoca come Milstein o Heifetz ci sembrano stilisticamente piuttosto invecchiati come qualità di suono (pensiamo a certi vibratoni) e stile di esecuzione (portamenti sentimentali, iper-romanticizzazione), la maniera asciutta e impeccabile di Oistrakh si pone come un modello anche per i violinisti di oggi. Oistrakh non é solamente un violinista tecnicamente di estrema naturalezza anche nei passaggi più intricati, ma anche un interprete profondamente musicale che non sovrappone mai la sua personalità a quella del brano che sta interpretando. Ascoltando il suo Tchaikowsky (una nota a margine: guardate come suona l'orchestra!) non si può fare altro che pensare: é così che andrebbe fatto.

In alcuni brani Oistrakh si esibisce anche come direttore (per esempio accompagnando un allievo). Anche qui calzerebbe una nota polemica: si rimane impressionati a vedere come sia lui che Rozhdestvensky ottengano la massima compattezza dalle orchestre con pochi gesti chiari e precisi, cosa che nella nostra epoca di gesti ampi e ciuffi svolazzanti non si vede più.

Un'altra sezione del documentario é dedicata ad Oistrakh nella veste di insegnante di violino. Qui a parlare a lungo é Gidon Kremer, che é stato per 8 anni allievo di Oistrakh al conservatorio di Mosca.

Il documentario é strutturato in maniera tale da attirare l'interesse di un pubblico molto ampio. Potrebbe interessare anche i non musicisti, non fosse altro per l'impatto umano di alcune interviste; può interessare l'appassionato di classica che vede documentata la vita di uno degli interpreti più interessanti di questo secolo. E se ne raccomanderebbe la visione a violinisti - studenti e strumentisti in carriera - perché di fronte all'esempio di Oistrakh si può solo ascoltare con rispetto ed imparare.


[N.B. Per ulteriori informazioni cfr. la recensione sulla rivista "Suonare news", gennaio 1999, pag.48]

 

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Aggiornata al 14 febbraio 1999 - Last updated Feb. 14th, 1999 - (C) Luca Logi 1999