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Archivarius - Saggi a cura di/Essays by Luca Logi (llogi@dada.it)

 

Nella testa ho un campanello

Vivere con l'orecchio assoluto

di Luca Logi

 

Una caratteristica molto curiosa di alcuni musicisti é l'orecchio assoluto, cioè la capacità di identificare - assegnandovi il nome relativo - qualsiasi nota che venga suonata o cantata. Mentre a qualsiasi musicista professionista si richiede di avere l'orecchio relativo, cioè di saper identificare i rapporti che intercorrono fra i suoni (anche allo scopo di valutarne la corretta intonazione), solo una frazione - probabilmente non più del 10% dei musicisti, e non necessariamente i più bravi - é dotata anche di orecchio assoluto.

Lo studio dell'orecchio assoluto sarebbe - propriamente - una branca della psicoacustica, cioè la scienza che studia la percezione dei fenomeni acustici così come vengono elaborati dalla nostra mente, e che spesso arriva a risultati di eccezionale interesse. (Per esempio la compressione di dati mp3, tanto utile su internet, é una applicazione pratica del cosiddetto effetto di mascheramento, che é uno dei meglio studiati a livello psicoacustico). Per attestare la presenza dell'orecchio assoluto occorrerebbero dei test abbastanza rigorosi, ma l'argomento non é che sia stato studiato con molto approfondimento, perché il fenomeno é abbastanza elusivo. Da qui la nascita di tante leggende sull'orecchio assoluto.


La prima volta che ho sospettato di avere l'orecchio assoluto avevo 11 anni e cantavo in un coro di voci bianche del conservatorio. Un giorno mentre provavamo la nostra parte ho incominciato a provare una sensazione di fastidio, come se ci fosse qualcosa di sgradevole in quello che cantavamo. Non fui il solo ad accorgermene, perché Mirella, una compagnuccia, se ne accorse anche lei - ma essendo piuttosto più perspicace di me, chiese subito al professore perché stavamo cantando mezzo tono sotto rispetto alla parte che avevamo davanti. Il maestro infatti aveva abbassato la tonalità per facilitare lo studio senza dire nulla a nessuno. Sia Mirella che io avevamo l'orecchio assoluto (ma lei aveva anche la lingua più sciolta).

Incominciai allora a fare esperimenti e mi accorsi che riuscivo ad identificare il nome delle note che i compagni suonavano; curiosamente, mentre non avevo difficoltà con gli strumenti, mi ci vollero diversi anni di educazione musicale prima di riuscire a fare lo stesso con le voci.


Preciso subito che l'orecchio assoluto non é il sintomo di una eccezionale predisposizione musicale. Per quello che mi riguarda non mi ha aiutato più di tanto nello studio e del lavoro, e altri tipi di predisposizione sono decisamente più utili. Baratterei volentieri l'orecchio assoluto con una mano dalle dita più agili, oppure con una voce più gradevole. Il pensiero che non mi troverei in particolare difficoltà nel cantare i passaggi più intricati di Moses und Aron senza perdere i riferimenti di intonazione non mi consola più di tanto, considerato che sono privo della voce per cantare alcunché.

Paradossalmente il fatto di avere l'orecchio assoluto non mi ha aiutato più di tanto nello sviluppare quello relativo. Per lo sviluppo di quest'ultimo gli esercizi più utili sono stati quelli di intonazione sul violino.

Un punto infatti che sfugge a molti é che sotto per esempio il nome di fa diesis, esistono tante note differenti a seconda di quale scala musicale si stia utilizzando (scala temperata, scala pitagorica, scala zarliniana, etc.). Mentre negli strumenti che usano la scala temperata equabile, come il pianoforte, un fa diesis é sempre lo stesso, sugli strumenti a corda e a fiato si può adattare l'intonazione (rispettivamente spostando di poco il dito che produce la nota o modificando la pressione del fiato o la conformazione dell'imboccatura)- adattando l'intonazione a scale differenti si ottengono effetti sottilmente differenti. Suonando poi insieme ad altre persone, bisogna imparare ad adattarsi reciprocamente nell'intonazione, per cui in certi casi il fa diesis andrà tenuto preciso rispetto ad un'altra nota, in altri sarà meglio che sia lievemente crescente (=di frequenza lievemente maggiore) di una quantità da stabilire empiricamente aiutandosi con la percezione dell'orecchio. In questo genere di studio l'orecchio assoluto non aiuta per niente, mentre invece bisogna imparare ad apprezzare anche le differenze di intonazione più sottili (a volte anche una differenza inferiore ad 1 Hz può essere significativa).


L'orecchio assoluto, a volte, é uno svantaggio. Capita, per esempio, che nella musica barocca si utilizzi, per motivi storici, una intonazione di base più bassa di quella adesso in uso; per intendersi, la nota di riferimento la3 intonata a 415 Hz anziché 440 Hz (come é l'uso moderno, in Italia addirittura prescritto da una legge).

Devo dire che non ho mai potuto riconciliarmi con questa pratica: un concerto in do minore suonato con il la3 a 415 Hz, per me diventa irrimediabilmente un concerto in si minore. Non so che farci: la mia conformazione mentale é fatta così. Alle mie orecchie suona tutto sballato, e non posso sentire in maniera differente: sarebbe come chiedere ad un presbite di vedere da vicino o a un daltonico di individuare il rosso. Pur essendo appassionato di musica barocca, mi riesce difficile adattarmi su questo punto specifico, anche se a volte so di essere nel torto.

Un altro svantaggio dell'orecchio assoluto capita quando bisogna trasportare un brano di tonalità. Infatti chi suona é il primo ascoltatore di se stesso, in quanto deve correggere eventuali errori, magari anche prima che chi ascolta se ne accorga. Vedere scritto sulla pagina un si bemolle, trasportarlo mentalmente per esempio in un la bemolle, e sentirsi confermare dall'orecchio che proprio la bemolle é la nota che si é suonata, é una attività piuttosto impegnativa e che richiede concentrazione soprattutto se la musica é complessa; in confronto, chi non ha l'orecchio assoluto ha una informazione in meno da elaborare mentalmente, per cui fa molta meno fatica a trasportare.

Un punto più sottile per cui avere l'orecchio assoluto é, a volte, piuttosto un disturbo che un aiuto, é che si prende l'attitudine ad analizzare troppo la musica. Mentre un pezzo di musica passa alla radio, io sento tutte le singole note e la mia mente, involontariamente, incomincia a spararne fuori i nomi a raffica. Fa mi re mi fa sol do mi la do mi.... un altro, invece, sente solo che é la mazurka di Migliavacca e magari gli viene voglia di ballare (che a me non viene).


L'orecchio assoluto é invece un vantaggio per altri tipi di attività: per esempio quando bisogna indovinare chi sta suonando la nota sbagliata, magari per un errore di stampa (attività che, spesso, trasforma chi la esercita nel pedante di turno). E, come dicevo, un cantante che debba interpretare musica molto complessa come quella dodecafonica si trova favorito se ha l'orecchio assoluto, in quanto ha una base di intonazione indipendente, anziché dover interpolare la propria intonazione da quella dell'accompagnamento.

Una capacità che non manca mai di stupire i non orecchio-assolutisti é quella di stabilire, irrevocabilmente, se un cantante sta cantando in tono ("ha abbassato la pira di mezzo tono" - "wow, che bravo, come si vede che hai l'orecchio assoluto"). Con un po' di pratica, comunque, ci si arriva anche senza orecchio assoluto: basta ascoltare la battuta dove inizia, se del caso, il trasporto. Per esempio, se il tenore abbassa di mezzo tono Che gelida manina bisogna ascoltare alle parole "mi parve...in verità": se i violini riattaccano dalla stessa nota lasciata dai clarinetti la romanza é in tono, altrimenti é trasportata.


Ultimamente ho visto la pubblicità di alcuni metodi americani che servirebbero a sviluppare l'orecchio assoluto. Mentre esistono certamente degli esercizi musicali (recentemente anche in forma di software) per migliorare la percezione degli intervalli, non esiste alcun metodo sicuro di sviluppare l'orecchio assoluto che sembra piuttosto uscire fuori da solo, se del caso, durante l'educazione musicale.

Io ritengo di aver osservato almeno un caso analogo all'orecchio assoluto in un non musicista: si tratta di un appassionato di discografia, che é capace di cantare i temi dei brani più conosciuti esattamente alla stessa altezza alla quale vengono eseguiti. In altre parole canta - a freddo - la Cavalcata delle Walkyrie esattamente in si minore, la Sinfonia Jupiter in do maggiore, eccetera. Non ho dubbi che, se studiasse un po' di musica, svilupperebbe l'orecchio assoluto.

Così pure ho visto casi di orecchio assoluto limitato ad alcuni timbri; con il passare del tempo molti strumentisti sviluppano forme analoghe all'orecchio assoluto, ma esclusivamente con i propri strumenti. Molti violinisti sono in grado di dire a bruciapelo se un la3 é troppo basso (diciamo 435 o 438 Hz) o troppo acuto (diciamo 445 Hz), ma non sono capaci di discriminare nella stessa maniera se la nota proviene da un cantante. Qui, evidentemente, conta l'abitudine.

Una cosa curiosa che mi succede é che, dentro certi limiti, mi abituo facilmente a piccole deviazioni di accordatura. Tipicamente gli organi a canne sono accordati (non ho mai capito perché) non con il la3 a 440 Hz, ma piuttosto a 435 Hz o anche meno. Provenendo da un organo la cosa non mi dà fastidio, molto di più provenendo da un violino o da un flauto.

Tutto sommato, l'unica reale certezza che ho dal possedere l'orecchio assoluto é che non avrò mai bisogno di comprare un frequenzimetro. Come consolazione, non é che poi sia così ampia.

 

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Aggiornata al 22 febbraio 99 - Last updated Feb. 22th, 1999 - (C) Luca Logi 1999