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27/2/2001

Il mondo della ricerca vince due volte

(www.biotechknowledge.com)

È stato definito un miniaccordo per la sperimentazione con piante ogm in campo aperto, ma soprattutto i ricercatori italiani hanno ottenuto visibilità e riconoscimento del loro lavoro Non era bastato l'appello dei ricercatori dello scorso novembre a smuovere l'opinione pubblica (vedi L'Informatore Agrario n. 44/2000). È servita una manifestazione; 1.500 scienziati a Roma hanno reclamato la libertà di scienza, ottenendo due vittorie, una piccola e una più grande. La prima vittoria, quella piccola è il protocollo di intesa sulle biotecnologie. Il miniaccordo, consentirà una prima sperimentazione pilota su ogm anche in campo aperto, cioè fuori dalle serre e dai laboratori, ma sotto la stretta sorveglianza di un comitato di esperti e seguendo un nuovo protocollo, che sarà definito entro due mesi, da un apposito tavolo di lavoro. Anche il ministro Alfonso Pecoraro Scanio, che da sempre si è dichiarato fermamente contrario alle sperimentazioni in campo aperto, accetta il compromesso concordato tra il presidente del Consiglio, Giuliano Amato, e una delegazione di scienziati guidata dal premio Nobel Rita Levi Montalcini. Ma il mondo scientifico ha la preoccupazione che l'intesa sia in realtà un nuovo vincolo. Il progetto pilota potrebbe essere troppo limitato rispetto a una ricerca europea e mondiale che sulle biotecnologie sta compiendo passi enormi, soprattutto nella conoscenza, come dimostrano le mappature del genoma di piante, animali e dell'uomo stesso comunicate in questi giorni. I ricercatori chiedono che il tavolo di esperti chiamato a elaborare il protocollo, sia composto da pochi e "veri" saggi, capaci di fornire indicazioni precise sulla base di esperienze scientifiche mondiali, per indicare con quali piante e con quali procedure realizzare esperimenti senza rischi effettivi. Il timore è che al tavolo possano partecipare componenti di estrazioni troppo diverse, così da non riuscire a giungere a conclusioni. Il nuovo tavolo potrebbe divenire il pretesto di rinviare ogni decisione sulla sperimentazione e sulla ricerca biotecnologica in campo agrario, conducendo a un rinvio continuo, anziché a una reale partenza delle sperimentazioni secondo protocolli sicuri. E soprattutto, affermano i ricercatori, la libertà della scienza non può essere messa in discussione, e la stessa scienza deve essere in grado di darsi regole etiche e comportamentali adeguate. Come più volte ribadito da Angelo Bianchi su questo settimanale solo i regimi dittatoriali, di destra e di sinistra, hanno negato questa libertà, con esiti tragici. Ma la vera vittoria della manifestazione sta nella visibilità che i ricercatori italiani hanno finalmente ottenuto, riuscendo a far comprendere idee e progetti. I quotidiani, le radio e le televisioni hanno finalmente dato spazio anche ai più autorevoli scienziati italiani. Le loro richieste si possono sintetizzare in tre punti: più soldi per la ricerca (l'Italia destina alla ricerca una delle quote più basse del prodotto interno lordo); più meritocrazia (il che significa assumere nella ricerca i migliori cervelli e consentire loro di lavorare); infine, più organizzazione (con unrichiamo all'attesa riforma degli istituti di ricerca del Ministero delle politiche agricole). Per esprimere in modo più completo il loro pensiero i ricercatori hanno elaborato una serie di domande consegnate ai candidati premier Francesco Rutelli e Silvio Berlusconi, oltre che a numerosi esponenti delle più diverse estrazioni politiche. Le domande presentate sono lunghe articolate e dettagliate. Nel riquadro riprodotto sotto sintetizziamo alcune scelte tra le più significative. Lo scopo è quello di far crescere la coscienza nell'intero mondo politico che la ricerca, anche quella biotecnologica, è condizione necessaria per lo sviluppo. Il dibattito oggi in corso aiuta, più che nel passato, a comprendere le diverse posizioni. Ora, con maggiore coscienza, gli agricoltori, i lettori e i politici possono scegliere i propri atteggiamenti nei confronti dello sviluppo della ricerca. Le domande della ricerca al mondo politico.

- Lei ritiene che la ricerca scientifica sia un fattore strategico per lo sviluppo del nostro Paese, una priorità per le politiche del suo partito? In questo senso, secondo la sua opinione, quale percentuale del pil dovrebbe essere destinata alla ricerca?

- Lei ritiene che la ricerca di base e la ricerca applicata nel settore delle piante geneticamente modificate abbia un ruolo importante nella nostra società?

- Lei ritiene che le applicazioni biotecnologiche nel settore vegetale possano creare ricchezza e posti di lavoro nel nostro Paese?

- La sua posizione va nel verso di consentire la sperimentazione delle piante geneticamente modificate in campi sperimentali aperti? Considera soddisfacente l'attuale procedura di controllo delle sperimentazioni in campo aperto adottata dagli altri Paesi europei?

- Lei ritiene che la sua coalizione politica abbia un atteggiamento omogeneo sulla questione biotecnologica?

- Lei si impegnerà a sviluppare gli impegni presi per il finanziamento della ricerca nel settore biotecnologico?

Copyright 2001 L'Informatore agrario All Rights Reserved

 

 

 

 

 

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