Santa Maria di Bonavigo
Un edificio molto interessante si trova in quel di Bonavigo,
in una località molto suggestiva a circa un chilometro e mezzo
da centro, nella proprietà del Cav. Mutto.
La chiesetta presenta all'esterno una facciata a capanna con
archetti pensili che accompagnano l'inclinazione degli spioventi
dell'edificio e che sono interamente visibili sul lato destro,
mentre sul lato sinistro sono interrotti dal campanile che si
trova inserito nella facciata della chiesa. Sempre all'esterno è
da notare il fatto che la chiesa non presenta alcuna traccia di
abside sporgente, ma è chiusa da una parete rettilinea che
presenta chiaramente tracce di restauri. L'interno dell'edificio
è ad aula unica e coperto da tetto a capriate lignee; l'abside
principale, poco profonda, è affiancata da due piccole absidiole
che recano pitture ad affresco di notevole importanza per la loro
alta antichità. Si tratta della figura del Cristo affiancata da
due Santi; l'impostazione delle figure tutte frontali e la
presenza del Cristo (privo di barba) fanno pensare ad influssi
bizantini e, quindi, portano. ad una datazione che non dovrebbe
superare la seconda metà del XII secolo. Così infatti afferma
il Simeoni (23).
L'altare centrale reca, invece, un trittico firmato da Leonardo
da Verona e datato 1474. Poche sono le notizie che si conoscono
riguardanti questa piccola Chiesa. Sappiamo che essa fu sino a
tutto il secolo XVIII la pieve di Bonavigo e che adiacente ad
essa era un convento di frati; che era ricca di dipinti di un
certo valore molti dei quali furono tolti alla chiesetta durante
la occupazione Napoleonica.
Per quel che riguarda l'architettura dell'edificio si possono
notare alcune affinità con altre chiese del «basso e medio
Verone se »: anche quí a Bonavigo, sono presenti maestranze che
coltivano con particolare amore gli effetti del cotto.
La presenza di una sola navata all'interno l'avvicina alla Chiesa
di S. Pietro in Cantalovo di Bevilacqua ed a quella della Bastia
di Isola della Scala: i filari di tufo, alternati a filari di
mattoni, fanno parte, poi, della tradizione romanica di Verona e
della sua provincia.
La mancanza dell'abside maggiore all'esterno penso si debba
spiegare con il fatto che, allorché i frati abbandonarono il
convento adiacente alla Chiesa e, questo trasformato in fattoria,
alla Chiesa, nel retro venne addossata una costruzione, con tutta
probabilità un rustico che veniva naturalmente disturbato dalla
sporgenza dell'abside che venne allora abbattuta e chiusa da muro
rettilineo.
Le absidi minori, invece, secondo anche quanto afferma l'Arslan
(24) devono essere sempre state incluse nello spessore della
muratura, come si vede a S. Pietro di Caldiero. Più strana e,
per quanto ci è dato sapere, rara nel medio e basso Veronese, è
la posizione del campanile che fa corpo con la facciata
interrompendo lo spiovente di sinistra ed il motivo degli
archetti pensili che allo spiovente stesso, facevano da
coronamento. Un esempio analogo si riscontra, invece, nel S. Zeno
di Castelletto.
La muratura in calcare e cotto presenta anche i motivi a spina di
pesce e l'alterna vicenda dei filari grossi e sottili di mattoni
tanto cari alle maestranze che abbiamo visto attive nella
«bassa» veronese.
La torre campanaria si innalza con i suoi corsi di tufo alternati
a corsi di cotto che accentuano il valore cromatico dell'edificio
terminante con una elegante bifora che dà slancio ed eleganza
alla costruzione.
Certamente l'edificio ha subito molti restauri attraverso i
secoli; la porta della facciata rettangolare, con arco di scarico
in tufo, è del secolo XV ed è sormontata da un oculo non
originale.
Nell'absidiola di destra si legge la data 12/11/1414; nel catino
centrale è una cartella con l'iscrizione: « Dom. RESTAURATA
FUIT ANNO SALUTIS MDCCXXXVI» secondo voci che si possono tuttora
raccogliere dalla viva voce di alcuni abitanti della zona, ma che
non ho avuto modo di controllare, la Chiesa avrebbe subito
restauri anche nel 1901 e nel 1912; in quest'ultimo anno
precisamente, sarebbero stati restaurati l'altare, il pavimento,
il campanile e il tetto a capriate.
Per quel che riguarda l'architettura la chiesetta di S. Maria non
si distacca molto da alcuni altri esempi coevi che abbiamo
esaminato nella zona; la cosa, forse, piú notevole sono gli
affreschi delle absidiole laterali. Essi testimoniano della
infiltrazione artistica bizantina nelle nostre terre. La cultura
ravennate non si è limitata evidentemente ad ascendere l'arco
adriatico: Torcello, Venezia, Caorle, Grado, ma si è spinta
anche nel retro-terra e gli affreschi di Bonavigo sarebbero solo
una delle rare testimonianze ancora rimaste, ma che ovviamente
non doveva essere la sola.
Queste pitture infatti impressionano per i colori vivaci e per i
grandi occhi che, incorniciati dal casco dei capelli ricordano le
pitture del Presbiterio di S. Vitale. A questi elementi bizantini
si saldano anche elementi romanici che si notano nella saldezza
d'impostazione e nel panneggio della veste di alcuni santi.
Questo starebbe a dimostrare che nel territorio del « basso e
medio Veronese » in epoca romanica, confluivano numerosi
fermenti ed uno dei più vivi deve essere stato sempre quello
Ravennate che, qui a Bonavigo, notiamo negli affreschi e che,
nelle altre chiesette, si manifesta più o meno apertamente negli
elementi di colore tipici e serve ad attenuare la pesantezza e la
mancanza di colore tipici dell'architettura romanica lombarda.
Per concludere io daterei la Chiesetta di S. Maria di Bonavigo
alla prima metà del sec. XII e stilisticamente la porrei a mezza
strada tra le correnti cittadine e quelle della « Bassa ».
Note:
(23) L. SIMEONI, op. cit.