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Il Governo della nuova Germania si è visto nell’obbligo di prendere delle misure legali per ricondurre entro certi limiti la predominanza dell’elemento ebraico la quale, in tutti i campi della vita pubblica, era diventata assoluta-mente insopportabile. La relazione naturale che dovrebbe esistere fra le due parti della popolazione è ancora molto lontana dall’essere ripristinata da queste misure restrittive, la porzione lasciata agli Ebrei rimane ancora più forte di quanto dovrebbe essere se si fosse seguito uno stretto calcolo percentuale. Anche dopo l’applicazione di queste misure restrittive, gli Ebrei tedeschi godono di una situazione di minoranza privilegiata nell’insieme della popolazione e nel quadro dello Stato. Ciò prova chiaramente fino a qual punto il centro di gravità fosse stato spostato a danno della popolazione tedesca, a vantaggio dell’elemento ebraico; situazione stranamente malsana e che spiega tutte le ragioni della politica tedesca nella questione ebraica.

Il Governo tedesco si è quindi visto nella necessità di pren-dere puramente e semplicemente le misure appropriate se non voleva assistere impotente al deperimento del suo popolo. Lo spazio e le possibilità vitali della popolazione autoctona di sangue tedesco erano, infatti, ridotte a un punto tale che l’esistenza materiale di milioni di cittadini si trovava sempre più minacciata da una minoranza che non aveva gli stessi diritti ai beni del suolo tedesco, ai prodotti del lavoro tedesco, di quelli che un lungo seguito di antenati legava strettamente a questo suolo da loro fecondato con un lavoro secolare.

E’ lentamente e in maniera impercettibile che questa evoluzione aveva avuto inizio verso il principio del secolo XIX. Ma nel XX e particolarmente a partire dal 1914 si era accelerata e aveva assunto quella piega angosciante che costringeva a cancellarla. Lentamente e irresistibilmente la vita nazionale del popolo tedesco, la sua politica, la sua eco-nomia, la sua cultura, si vedevano invase da una minoranza di razza straniera che ne cacciava il suo popolo. Le forme assunte da questa evoluzione erano tanto più minacciose quanto più la minoranza che si espandeva così corrompeva il sanissimo organismo nazionale con la depravazione del suo spirito dissolvente e col suo bolscevismo.

È questa evoluzione e la situazione che ne risultava che vogliamo qui esaminare in modo del tutto obiettivo, senza prendere minimamente partito. Per semplificare questo compito, lo abbiamo ristretto al territorio della Prussia, perché in questo Stato, il più grande della Germania e che costituisce i 3/5 di essa, la situazione era, a parte pochi dettagli trascurabili, rappresentativa di quella di tutta la Germania.

In mancanza di un tale orientamento obiettivo sarebbe, infatti, impossibile giudicare equamente le misure prese in Germania. Abbiamo avuto, del resto, la possibilità di servirci dei dati forniti da un Ebreo, cosa che fin da principio ci mette al riparo da ogni sospetto di aver voluto tracciare un quadro tendenzioso (Dr. Heinrich Silberstein, Die Bevölkerungs und Berufsverhältnisse der Juden im Deutschen Reich. I. Freistaat Preussen, Berlin, 1930).

L’esperienza della storia mostra che non c’è mai stato fumo senza fuoco. Tutte le manifestazioni della volontà popolare e il loro carattere esplosivo hanno le loro ragioni.

Così, la politica e la legislazione del nuovo Governo tedesco sono nate da una profonda indignazione e dalla rivolta del popolo tedesco contro una dominazione straniera arrogante e sono motivate dalla natura stessa dell’elemento ebraico.

 

 

 

 

 

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