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Prefazione

 

 

A prima vista questi articoli sul giudaismo apparsi nella Civiltà Cattolica negli ultimi anni ‘30 sono così distanti da quelli pubblicati nella stessa rivista nel 1890 da far pensare ad una netta inversione di rotta dei padri gesuiti, se non addirittura ad una errata attribuzione. Lo sdegno che trasuda dagli scritti, le distanze che gli autori prendono dal razzismo, dal nazionalsocialismo e dal suo antisemitismo sono sinceri e non di maniera. Una delle motivazioni è certamente rappresentata dalla carità cristiana per chi, in quegli anni, subiva vessazioni, ma a questa, importante ma non fondamentale ragione, vanno aggiunti lo scontro politico allora in atto fra la Santa Sede ed il Terzo Reich sul ruolo della chiesa in Germania ed una visione dell’uomo drammaticamente contrapposta. Sul piano culturale poi, anche se la chiesa nel corso dei secoli ha compiuto molti errori ed ha anche accumulato quelle colpe che le continue richieste di perdono del Papa, nella piena osservanza di un imperante ed ipocrita politically correct, evidenziano, inutilmente e ad usura, giorno dopo giorno, non è mai stata razzista e questa è certo una delle maggiori discriminanti nei confronti del nazionalsocialismo. Un lettore attento non può, comunque, non avvertire l’affiorare, qua e là, anche quando viene aspramente condannato l’antisemitismo, di un antigiudaismo di fondo. Antisemiti no, questo è vero, ma antigiudaici si, questa sembra essere la peculiarità degli articoli riportati che, sia per l’interesse intrinseco sia per l’autorevolezza della testata sotto cui compaiono rappresentano un materiale di studio di primaria importanza. Molti cattolici, quelli che abitualmente vengono definiti integralisti oggi e da un pezzo non si riconoscono più nelle parole e nell’operato del Papa. Le sue visite alla sinagoga, i suoi riferimenti ai nostri fratelli maggiori hanno il potere di frastornarli. Quel dispensare urbi et orbi scuse per atti compiuti da singoli religiosi o da semplici fedeli le cui colpe si perdono nella notte dei tempi riescono solo ad offenderli nel loro più profondo sentire, sono per loro motivo di profonda demoralizzazione. Solo una grande fede ed un non comune spirito di obbedienza e sacrificio permettono loro di chinare il capo e subire questi che per loro sono veri e propri insulti. Non vogliamo attribuirci conoscenze o frequentazioni che non rispondono a verità, ma crediamo di poter intuire la domanda che da tempo tormenta questi fedeli. È mai possibile che per quasi due millenni la chiesa abbia ininterrottamente sbagliato e sia stata illuminata solo negli ultimi lustri? Possibile che la verità sia scaturita dal Concilio Vaticano II e tutto il resto, tanti secoli di magistero, di santi e di Papi siano solo tenebre, fonte di un imbarazzo che necessita di una costante quanto piagnucolosa richiesta di perdono? Molti di questi cattolici, quasi tutti crediamo, potrebbero sottoscrivere, parola per parola, gli articoli de La Civiltà Cattolica qui riportati, dai timori che derivavano da una situazione politica che tendeva a limitare l’indipendenza della chiesa al rifiuto dell'antisemitismo razzista all’accettazione di un antigiudaismo determinato e quasi rivendicato da quella turba israelita che accettava e a gran voce chiedeva che il sangue di Cristo ricadesse sul suo capo e su quello dei figli dei suoi figli. Per meglio inquadrare i problemi insorti fra la chiesa cattolica ed il Reich abbiamo incluso il testo della Pastorale di Fulda del 19 agosto 1938, esaustiva esposizione dei problemi sul tappeto. In appendice un articolo del 1922 sulla rivoluzione bolscevica e gli ebrei, spesso citato negli articoli riportati, conclude la presente raccolta. 

 

 

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