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TRENTO


 

   
 

Lo stemma del Comune di Trento raffigura un'aquila spiegata di nero, rostrata, armata e munita sulle ali di due gambi trifogliati d'oro, linguata e cosparsa di fiammelle di rosso come descritto nel Decreto di riconoscimento del 6 maggio 1930. L'aquila di San Venceslao, che rispetto all'originale ha subito col passare dei secoli alcune modifiche, è lo stemma ufficiale di Trento dal 1407 (anno dell'insurrezione di Rodolfo Belenzani); anche se il Re Giovanni di Lussemburgo donò il simbolo della città molto prima, precisamente a Bratislava nell'anno del Signore 1339 (come si desume dal testo della concessione dello stemma di S. Venceslao al vescovo e alla chiesa trentina). Appena tre anni prima, nel 1336, Carlo di Boemia figlio maggiore del re Giovanni di Lussemburgo, si era insediato nel castello di Tirolo quale reggente in vece del fratello minore che nel 1330 si era sposato con Margherita di Maultasch, contessa di Tirolo. Carlo di Boemia aveva portato con sé il cancelliere Nicolò da Bruna che nel 1338, grazie all'influente appoggio di re Giovanni, venne nominato vescovo di Trento. In questo modo fu possibile alla Casa di Boemia assicurarsi la completa fedeltà e sottomissione del Principato trentino. Il 9 agosto 1339, per ricompensare il principe vescovo dell'amicizia sempre dimostratagli, re Giovanni volle concedere, a Nicolò ed ai suoi successori sulla cattedra di San Vigilio, lo stemma di San Venceslao.

 

Geografia ed ambiente  

Panorama della città.
 
Panorama della città.

La città è situata sul fondovalle dell'Adige, 55 km a sud di Bolzano/ Bozen e 100 km a nord di Verona. A occidente è dominata dal Monte Bondone (Cima Palon 2090 m s.l.m.), a nordovest dalla Paganella (2125 m.), a nordest dal Monte Calisio (1096 m.), a est dalla Marzola (1738 m.) e a sudest dalla Vigolana (Becco di Filadonna, 2150 m.). Fu la città più interessata dalla c.d. "nevicata del secolo"

La città di Trento rappresenta il centro un'area urbana compresa longitudinalmente tra Mezzolombardo e Rovereto e dilatata ad est verso la Valsugana, oltre il comune di Pergine.

Trento presenta estreme diversità territoriali e di popolazione. La popolazione comunale non è presente solo in città, ma anche in numerosissimi centri sparsi (sobborghi), estremamente diversi l'uno dall'altro e che conservano ancora una propria identità che sia urbana, paesana, rurale o montana. La città vera e propria conta 55.197 abitanti (ottobre 2004). Il comune corrisponde all'agglomerato urbano, al quale è talvolta incluso quello di Lavis (non superano insieme i 120.000 abitanti). Le altre località confinanti sono separate per motivi orografici.

Tra i sobborghi, quello più popoloso è Gardolo (a nord della città, 12.449 abitanti la circoscrizione), mentre quello meno popolato è Sardagna (solo 1.084 abitanti). La maggioranza dei sobborghi è distribuita sul fondovalle dell'Adige o sulle colline a est della città, mentre il paesino di Sardagna, posto a ovest è situato su un piano roccioso a 560 metri s.l.m. ed è collegato al fondovalle da una piccola funivia; i paesi del Bondone sono invece situati tra i 490 metri s.l.m. di Vigolo Baselga e i 1650 metri di Vason e fanno tutti parte della stessa circoscrizione comunale.

La vastità del territorio comunale fa derivare quindi una densità di popolazione non caratteristica di città compatte e a forte concentrazione di popolazione (668 ab./kmq contro, per esempio, i 1.869 ab./kmq di Bolzano).

Trento mantiene un legame molto stretto con la montagna, in particolare con il Monte Bondone, chiamato anche l'Alpe di Trento, parte del territorio comunale e raggiungibile in poco tempo dal centro cittadino tramite la strada provinciale.

Presso la conca delle Viote del Bondone è possibile visitare il Centro di Ecologia Alpina e il giardino botanico, nonché iniziare l'escursione verso la Riserva Naturale Integrale delle Tre Cime del Bondone, (Cornet, Dos d'Abramo e Cima Verde).

Toponomastica  

Secondo la tradizione latina il nome Trento deriva da Tridentum (nome assegnato dai Romani) per via dei tre colli (Monte Verruca o Doss Trento, Sant'Agata e San Rocco) che circondano la città.

In realtà il nome è ben più vecchio e di origine Retica. Il toponimo deriva infatti da trent, ovvero guado (questo a causa del letto irregolare del fiume Adige).

Nonostante tutto la tradizione latina ha avuto la meglio, al punto che sul vecchio municipio si legge ancora l'iscrizione latina Montes argentum mihi dant nomenque Tridentum (i monti mi danno l'argento e il nome di Trento), dovuta a Fra Bartolomeo da Trento († 1251).

 

Il Principato Vescovile [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Principato Vescovile di Trento.
Panorama della città.
Panorama della città.
Mappa dell'XVIII secolo che mostra le mura della città e l'originario corso del fiume Adige.
Mappa dell'XVIII secolo che mostra le mura della città e l'originario corso del fiume Adige.

Nel 1027 l'imperatore del Sacro Romano Impero Corrado II creò il Principato Vescovile di Trento, istituzione che resistette fino al periodo napoleonico. Il territorio del Principato però non coincideva del tutto con quello dell'attuale provincia di Trento: alcune zone, specialmente quelle poste a confine, dipendevano direttamente dal conte del Tirolo, e quest'ultimo - specialmente dopo il passaggio della contea agli Asburgo, nel 1363 - condivideva con il vescovo una parte della sovranità sul Principato. Per Trento iniziò un lunghissimo periodo di relativa stabilità politica, nonostante le pressioni esterne esercitate dalla nobiltà tirolese. Il Principato segnò la storia della città per otto secoli, con il susseguirsi al suo vertice di 51 principi-vescovi.

La città fu intorno al 1200 un centro minerario (soprattutto argento, proveniente dal Monte Calisio) di discreta importanza, tanto che emanò il primo statuto minerario dell'arco alpino, dovuto al principe vescovo Federico Vanga.

Nel 1407 Rodolfo Belenzani fu a capo di una rivolta dei cittadini, i quali insorsero contro l'oppressione del principe vescovo Giorgio di Lichtenstein e governarono Trento per un paio di anni.

Trento divenne famosa a livello internazionale per il Concilio (1545-1563), col quale ebbe inizio la Controriforma. Il XVI secolo fu uno dei periodi di maggior splendore per il capoluogo trentino. A capo del Principato i cardinali Bernardo Clesio e Cristoforo Madruzzo, importanti figure di mecenati, trasformarono l'impianto urbanistico di Trento secondo i principi rinascimentali, ristrutturando e edificando nuovi edifici e chiese.

XIX e XX secolo

Nel 1814 Trento e tutta la sua attuale provincia vengono definitivamente annesse all'Impero Asburgico. Durante tutto il XIX secolo Trento fu oggetto di trasformazioni di notevole rilevanza. Fra queste va ricordata la costruzione della Ferrovia del Brennero, che collegava Verona con l'Impero Asburgico. Altri eventi rilevanti furono lo spostamento del corso del fiume Adige dal suo secolare decorso che attraversava la città medievale e la costruzione di palazzi di grande prestigio sedi di scuole pubbliche, caserme e della Banca Austro-Ungarica.

Statua di Dante Alighieri nei giardini pubblici. La statua venne eretta nel 1886, come simbolo dell'italianità della città e in contrapposizione alla statua del cantore medievale Walther von der Vogelweide a Bolzano.
Statua di Dante Alighieri nei giardini pubblici. La statua venne eretta nel 1886, come simbolo dell'italianità della città e in contrapposizione alla statua del cantore medievale Walther von der Vogelweide a Bolzano.

A partire dal 1870 si svilupparono a Trento una serie di correnti, movimenti e circoli politici che cercavano di difendere l'italianità della città dai tentavi di germanizzazione portati avanti dai settori più nazionalisti del Tirolo tedesco, come il movimento del Tiroler Volksbund (costituitosi a Vipiteno nel 1905). Nel 1886 si decise di innalzare un monumento in città al massimo poeta italiano, Dante Alighieri. Gli esponenti più radicali non si limitarono a chiedere l'autonomia politica e culturale di Trento e del Trentino, ma ne auspicavano la rapida annessione al Regno d'Italia. Come riportato nel resoconto dei colloqui da lui avuti a Roma nel 1915 con il Ministro degli Esteri del regno d'Italia, Alcide De Gasperi, rappresentante trentino al parlamento imperiale di Vienna, convenne che la maggioranza dei Trentini non sarebbero stati favorevoli ad un'annessione all'Italia. Durante la prima guerra mondiale Trento fu dichiarata città fortezza (Fortezza di Trento) e divenne il caposaldo del fronte meridionale austro-ungarico. La città era coronata da una rete formidabile di forti difensivi che ancor oggi sono visibili ed in parte visitabili. Alla fine del´anno 1915 la Fortezza di Trento era il più grande e più potente capo saldo del Fronte, la maggior parte del sistema difensivo era sparito sotto la roccia. Anche questi fortificazioni sotterranee sono in gran parte visitabili. L´ideatore della nuova Fortezza di Trento che venne costruita in meno di una anno con l´impiego di migliaia di operai e soldati e con grande partecipazione della popolazione era il maggiore generale Steinhardt.

Il primo conflitto mondiale rappresentò per Trento, come per il resto della zona di confine, una tragedia di proporzioni immani, caratterizzata dall'evacuazione ai fini della sicurezza della maggior parte della popolazione. In questo contesto rimane il dubbio circa le fotografie della "popolazione in festa" che accolse l'arrivo delle truppe italiane il 4 novembre 1918, visto che di Trentini in città non ne erano rimasti molti, data appunto l'evacuazione.

Trento, congiuntamente al resto della contea principesca tirolese a sud dello spartiacque alpino passarono all'Italia nel 1919, alla fine della prima guerra mondiale.

L'annessione all'Italia rappresenta un periodo molto difficile per la citta', in particolare dal punto di vista dell'integrazione economica nell'ambito del Regno d'Italia. Nella nuova amministrazione italiana risultò difficile il mantenimento delle istituzioni autonome che avevano ottenuto il riconoscimento da parte delle autorita asburgiche. Per il ripristino dell'autonomia legislativa ed economica si dovra' aspettare fino alla fine del secondo conflitto mondiale.

La storia della citta' nel XX secolo coincise per lo più con quella della provincia e della regione. "Via da Trento" nella sua accezione tedesca di "Los von Trient" divenne il motto del movimento per l'autonomia provinciale del Sudtirolo a partire dalla famosa grande manifestazione di massa svoltasi a Castel firmiano / Sigmundkron, alle porte di Bolzano il 17 novembre 1957.


 


LO STEMMA DI TRENTO


Trento antica




 

Onorificenze conferite alla Città  

Trento è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stata insignita della Medaglia d'Oro al Valor Militare 16 aprile 1976 per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale con la seguente motivazione :

« Permeata nella cultura, nella lingua e nelle tradizioni da secoli di civiltà italica strenuamente difesa contro ogni tentativo di mortificazione, la città di Trento, già presente durante il secolo scorso nei fermenti di libertà dei moti risorgimentali, anche nel corso della prima guerra mondiale aveva dimostrato l’elevatezza dei suoi sentimenti patriottici, testimoniandoli con l’olocausto dei suoi figli migliori, con l’accorrere di volontari, col sacrificio di numerosi cittadini impiccati, caduti e feriti in combattimento, deportati o imprigionati. Nuovamente strappato alla Madre Patria dalla prepotenza nazifascista, il popolo trentino, traendo luce da quelle gloriose radiazioni, si pose ancora una volta al baluardo d’italianità. Da una vasta rete di cospirazione trasse vita un’organizzazione di lotta clandestina che investì tutta la provincia. Monti, valichi, vallate furono campi d’attività delle formazioni partigiane, d’azioni di guerriglia e di sabotaggio, che ostacolarono e spesso impedirono il movimento d’uomini, di mezzi, di materiale lungo le importanti vie operative del nemico, che subì ingenti perdite e onerosi danni. Nonostante la barbara repressione operata dalle locali forze d’occupazione e dall’aviazione nemica, la gente trentina diede spontaneo supporto alla Resistenza nella città, nei sobborghi, sulle montagne, nelle fabbriche e perfino nei campi di concentramento, dove si organizzava la fuga e l’assistenza dei prigionieri di guerra. A prezzo d’altri gravi sacrifici i Trentini portarono così a felice compimento l’impegno, sempre vivo, di costante affermazione della loro unità con tutto il popolo italiano nella fede e nella lotta per la libertà. »
(Trentino, 1943 - 1945)


Trento è stata insignita del titolo Città alpina dell'anno 2004.

 

 

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Storia  

Dalle origini all'età romana

Trento si sviluppò come insediamento retico di fondovalle. Nonostante non esistano a tutt'oggi certezze sull'influsso che le tribù autoctone retiche subirono da altre popolazioni antiche, è molto probabile che la Valle dell'Adige, sentiero di transito nord-sud, abbia permesso frequenti scambi culturali con i Veneti, gli Etruschi, i Cimbri e quasi certamente Galli, popolazione celtica.

La conquista romana, dopo diversi scontri con le tribù retiche, avvenne verso la fine del primo secolo a.C.. Trento, sorta già prima della conquista come accampamento militare romano, venne battezzata Tridentum (da tre denti, poiché vi sono tre colli che circondano la città vagamente assomiglianti a tre denti).

In periodo augusteo il ruolo strategico della città crebbe, essendo l'Impero impegnato in una serie di operazioni militari nell'arco alpino. Trento si sviluppò a partire da una pianta quadrangolare, delimitata da un lato dal fiume Adige, mentre dagli altri tre lati era circondata da mura e fossati, con torri quadrangolari e porte per l'accesso. Le vie cittadine si svilupparono in maniera ordinata, parallelamente all'impianto del cardo e del decumano secondo i principi dell'urbanistica romana. Tridentum era dotata di tutte le infrastrutture proprie di un importante centro romano: era presente un foro, un anfiteatro e una zona adibita alle sepolture all'esterno alle mura della città. Era inoltre un importante snodo viario (per via della Via Claudia Augusta): situata lungo la via Claudia Augusta Padana, da Trento partiva anche la via Claudia Augusta Altinate che attraverso la Valsugana collegava la città con il Veneto.

Nonostante la difficile situazione politica venutasi a creare con la crisi politica dell'Impero, Trento rimase anche nel IV e nel V secolo il centro economico, commerciale e militare della regione.

Alto Medioevo  

Castello del Buonconsiglio
Castello del Buonconsiglio

Attorno alla metà del IV secolo venne istituita la cattedra vescovile, affidata al primo vescovo di cui si conosce solo il nome, Giovino (Iovinus). L'istituzione della diocesi tridentina rappresentò un passaggio importante, perché la figura del vescovo cercò sempre di garantire alla città sicurezza e unità, nonostante le continue incursioni straniere. Il terzo vescovo di Trento, successore di Giovino e Abbondanzio, fu un patrizio romano, Vigilio. Egli cercò di accelerare l'evangelizzazione del Trentino, di stabilire solidi legami con l'esterno in particolare con Ambrogio e la Chiesa milanese, di cui Trento era inizialmente suffraganea. La figura di Vigilio rappresentò la prima grande guida della Chiesa tridentina (che nei secoli successivi assumerà su di sé anche i poteri laici) e morì martire in Val Rendena, divenendo patrono della città e oggetto di venerazione in tutto il territorio della regione.

Nel VI secolo Trento venne occupata dai Goti, guidati da Teodorico. In una lettera, il re goto, secondo quanto riportato da Cassiodoro, invitò la città veneta di Feltre a collaborare con il municipio tridentino per la costruzione di un nuovo centro urbano, probabilmente da edificare nella Bassa Valsugana, che in realtà non venne costruito. Secondo alcuni storici, di questo episodio, risalente al 523-526, rimane traccia nella tradizione popolare cittadina, attraverso la disfida dei Ciusi e dei Gobj che si svolge ogni anno durante le feste vigiliane, nella quale i Ciusi (a rappresentare le genti feltrine) cercano di conquistare la polenta difesa dai Gobj (i trentini) e dalle strozzere, contadine armate.

In seguito i Franchi si impegnarono in continue incursioni e spedizioni militari nel territorio del Trentino-Alto Adige. Per cercare di preservare la città e di trovare un compromesso fra Longobardi e Franchi, il vescovo di Trento Agnello (577-591) si rese protagonista di una serie di iniziative di pace tra i popoli, impegnando anche finanziariamente la diocesi per il riscatto dei prigionieri fatti dai Franchi. A seguito di ciò si rafforzò la dominazione longobarda che organizzò un Ducato di frontiera con capitale a Trento e retto per primo dal duca Evino († 595). Con i Longobardi venne stabilita per la prima volta l'area di influenza sulla quale si estendeva il potere della città, il Tridentinum Territorium, che si estendeva fino a sud di Merano, compresa la città di Bolzano. Solo i territori più a nord dell'Alto Adige non erano soggetti all'autorità del duca di Trento e rimanevano in mano ai Franchi e ai Bavari. A Evino succedette Gaidoaldo che riuscì a espandere il ducato verso ovest, occupando l'intera Valsugana e le valli del Cismón. In seguito il Ducato di Trento perse la sua autonomia e divenne probabilmente un territorio dipendente direttamente dalla corona longobarda.

Nel 982 Trento venne inglobata dagli Ottoni nel Sacro Romano Impero Germanico.



FLORA E FAUNA DELLE VALLI DEL TRENTINO 

I dintorni di trento

SCORCI DI PAESAGGI ALPINI

TRADIZIONI TRENTINE (FANTASMI D'AUTORE)

ENOGASTRONOMIA TRENTINA