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Ritornando tra i banchi per recuperare il tempo perduto

Scuola biblica

Giacomo Ruggeri


Che lo studio della Parola di Dio, oggi, non susciti particolare interesse tra la gente, non è una novità. E’ storia vecchia. Anche Boccaccio rilevava il disinteresse delle corti feudali nel tardo medioevo intorno alle questioni di fede e quant’era preferibile per loro declinare ogni responsabilità agli interpreti ufficiali:

"Gli uomini amavano meglio scoprire e postillare manoscritti, e nelle cose di fede lasciar dire il papa, e vivere a modo loro" (Decamerone, 22).

Ma poiché l’argomento "fede" interessa seriamente, non solo il presente, ma anche il nostro futuro, e quello dei nostri figli, nell’aldilà, faremo bene ad interessarcene. A meno che non vogliamo ripetere la storia, sia del periodo feudale sia del periodo romano, emulando quell’atteggiamento, ostico e refrattario, per queste "questioni" che ebbe il proconsole romano d’Acaia, Gallione, durante la difesa di Paolo davanti ai Farisei:

"Ma, mentre Gallione era proconsole dell'Acaia, i Giudei insorsero tutti d'accordo contro Paolo e lo condussero al tribunale, dicendo: "Costui persuade la gente a servire Dio, contrariamente a quanto la legge insegna". Come Paolo stava per aprire la bocca, Gallione disse ai Giudei: "Se si trattasse di qualche ingiustizia o misfatto, o Giudei, io vi ascolterei pazientemente, secondo la ragione;

ma se sono questioni che riguardano parole, nomi e la vostra legge, vedetevela voi, perché io non voglio essere giudice di tali cose" (Atti 18:12).

Tuttavia, in contrapposizione a questo disinteresse mondano alle questioni bibliche, c’è una chiesa con un crescente e vivo desiderio di conoscere ciò in cui ha creduto. La voglia di approfondire la conoscenza della propria fede è un fenomeno ormai ampiamente diffuso tra tutti i Pentecostali Italiani. Un ritorno allo zelo come quei primi cristiani di Berea, antica città macedone, che, una volta convertiti, iniziarono a studiare seriamente e metodicamente la Bibbia.

"Or questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica, perché ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così". Atti 17:11

Il corso biblico della Parola della Grazia di Palermo, durato 15 mesi con 9 ore di studio settimanali, si è concluso brillantemente con una cerimonia il 6 gennaio 1999. Questo desiderio di intraprendere un corso sistematico di studi biblici, si sta spandendo non solo a Palermo. Presto si aprirà un altro corso biblico a Torino, oltre a quello già in corso a Napoli. Gloria a Dio! Dio sta spandendo in tutta Italia una straordinaria fame della Sua Parola profetizzata per gli ultimi tempi da Amos: " Ecco, verranno i giorni", dice il Signore, l'Eterno, "in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane né sete di acqua, ma piuttosto di udire le parole dell'Eterno" Amos 8:11.

Felici dei risultati ottenuti, abbiamo voluto dedicare interamente questo numero della rivista alle meditazioni di fine anno che hanno portato gli studenti di questo corso biblico. Primo per incoraggiare la fede di tutti i credenti italiani; e poi per stimolare il desiderio di approfondire lo studio della Parola, magari iscrivendosi ad un corso biblico come a Napoli, o a Torino, o dovunque voi vorrete.

E’ così vitale la conoscenza della "verità", oltre che come conditio sine qua non per giungere alla libertà postaci da Gesù, per la realtà d’ignoranza biblica che ci circonda. Se chiedessimo in giro: "Mi scusi, Lei cosa crede?", la risposta dei più è nota. Abitualmente, per la gente comune, la fede è associata alla tradizione religiosa. Il tutto celebrato dalla fatidica frase: "Ho avuto sempre questa fede" (quella cattolica in Italia N.d.R.), come se fede e religione fossero sinonimi. Discorso ampiamente contraddittorio sia per l’universalità del termine "fede", sia per il senso ristretto e nazionalistico del termine "religione". Questo pericoloso sillogismo apre le porte al pensiero ecumenico: "Poiché tutti, in ogni nazione, hanno la stessa fede del cuore, alias religione, tutti hanno simil confessione religiosa".

Stranamente, s'ignora che il divino autore della fede sia stato sulla terra in aperta antitesi alla sterile religiosità degli interpreti ufficiali del Suo tempo, ai quali non risparmiava mai parole al vetriolo. Chi meglio di Lui, che ha tutta la scienza, può rendere l'esatta esegesi del vocabolo "fede"? Gesù è colui che ha ideato la fede; ne è l’autore, ma anche il compitore. In altri termini la fede inizia da Gesù e finisce in Lui, come se percorresse un percorso ciclico. Pertanto un'autentica fede biblica non può esimersi da un approfondita conoscenza del Cristo, che ne è origine e fine.

Per tradizione abbiamo sempre visto il contesto della parola "fede" in un'affascinante cattedrale, ripiena di splendidi mosaici in oro e spazi infiniti, ove le citazioni evangeliche riecheggiano allontanandosi magicamente dalla nostra percezione uditiva. Siamo qui nei luoghi più cavernosi e silenziosi, dove la Bibbia è velata. La Parola, invece, deve uscire fuori, in chiassose e luminose aule di scuola biblica. "Mistero della fede, annunciamo la tua morte e proclamiamo la resurrezione, nell’attesa della tua venuta …". Ripete l’officiante dal messale domenicale, e tutti ripetono in coro. Una famosa frase di quel rituale liturgico, che si perpetua di domenica in domenica e che rispecchia il concetto cattolico di fede: una fede misteriosa, oscura, irraggiungibile. Questo dimostra quanto disconoscano la fede. I ragazzi delle scuole private cattoliche si diplomano ignorando totalmente il vangelo: di settanta alunni, uno solo conosce la Bibbia! E’ più probabile che un liceale di questi istituti sia insegnato su Giosuè Carducci e il suo "Inno a satana", che non sulla lettera ai Galati di San Paolo. Eppure sono tutti battezzati e cresimati; eppure sono stati cinque e più anni, con un insegnante di religione pagata dallo Stato Italiano (cioè con le nostre tasse), ma scelta e formata da un istituto religioso; eppure si pretendono finanziamenti dallo Stato in virtù della parità tra scuole laiche e istituti religiosi.

C’è da chiedersi, quale religione si insegna a questi ragazzi? No di certo, il vangelo di Cristo. Se la fede è obbedienza alla Parola di Dio, come posso osservare un comando che disconosco? Presto andiamo a studiare la Bibbia. E’ tempo di tornare a scuola. Riscopriamo le radici della nostra fede. Recuperiamo il tempo perduto, perché i giorni sono malvagi.

Rif. da Efesi 5:14