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Vincenzo Palumbo e l'arte dello scolpire.


Vincenzo Palumbo non e' certo un nome nuovo alla mass media. Nel 1985, The Stonecarvers, una pellicola girata per conto del Smithsonian Institute, vinse l'Oscar come migliore documentario. Tra i protagonisti spicca Palumbo, al quale viene chiesto di descrivere le caratteristiche scultoree delle varie strutture architettoniche della capitale americana. Inoltre, varie riviste hanno elogiato le sue capacità, sia di scultore che di insegnante (la maggior parte degli scultori che hanno studiato presso la National Cathedral hanno avuto lui come insegnante).

Incontrandolo, ci si aspetta un eventuale atteggiamento da primadonna, invece ciò che colpisce subito in questo gigante dell'arte è la sua innata modestia. Ogni qualvolta si parlava dei suoi successi, Palumbo minimizzava, cercando di mettere in luce le capacità di altri. Restio ad accettare la propria posizione nel campo dell'arte, egli tendeva a formalizzare il proprio operato quasi come fosse solo opera di artigianato. Anche davanti all'evidenza di varie sculture di ottima definizione, presenti nel suo studio, di sua completa ed irrevocabile creazione, questo eccellente scultore riaffermava i propri limiti, tirando in campo l'abilità del padre o di altri artisti famosi. Pareva quasi che il definire se stesso artista avrebbe potuto detrarre dalla fama del ben noto genitore Paolo.

Palumbo è, in effetti,un maestro della riproduzione su pietra. Usando uno strumento che pare un pantografo tridimensionale e che si rifà ad un originale dell'artista Canova, egli riproduce opere di altri artisti, i cui originali sono in creta o gesso, in marmo o pietra dura. Ma il suo estro scultoreo non può essere contenuto ed affiora continuamente. Anche la National Cathedral, presso la quale egli detiene il titolo di "Master Carver", ospita difatti molte delle sue opere, sia estemporanee che da disegno.

Uomo gentile e spontaneo, Palumbo proietta una immagine simpatica che è un riflesso sia della sua genuinità che del suo spiccato senso dello humour. Le sue molteplici operee scultoree, sia originali che riproduzioni marmoree per altri scultori, parlano di lui. Ebbene, sentiamo cosa ha da dire egli stesso al proposito...


L'IDEA: Lei come si definisce? Palumbo: Scultore in marmo e pietra. Alla lettera, scultore è chi modella, ma la maggior parte degli scultori non sanno lavorare sul marmo.
L'IDEA: Questa è una professione di famiglia...
Palumbo: Si. Questa è la quinta generazione...

L'IDEA: Nella tradizione classica del nostro rinascimento...artigianato ed arte come contuinità legata al cognome...
Palumbo: Debbo dire però che l'apice della creatività e della abilità avvenne con mio padre. Lui frequentò l'Accademia di Scultura a Carrara, a Pietrasanta. Per me non fu necessario (frequentare) l'Accademia, anche se poi la frequentai per quattro anni, perché mio padre fu la mia Accademia. Abituato ad insegnare, egli riusci a trasporre in me molta della sua conoscenza...Lui insegnava a Molfetta, all'Istituto dei Sordomuti. Era l'epoca del fascismo, e chi aveva un lavoro comunale doveva appartenere al "Partito". Mio padre era sempre stato contrario al fascismo, quindi lo minacciarono di licenziamento. Egli si rifiutò di cedere ed avvenne un litigio, per cui gli amici lo aiutarono a scappare in barca, onde evitare rappresaglie. Sbarcò in Egitto, dove tra gli altri lavori scultorei che egli produsse vi sono due sfingi per la villa dell'allora re Farouk. Dall'Egitto si trasferì in Etiopia, dove l'imperatore Aile Selassie gli commissionò un cavallo in marmo con in groppa il figlio dell'imperatore. Quell'opera è rimasta nel palazzo imperiale, ora occupato dalle truppe governative...Da mio nonno io imparai l'arte della costruzione, essendo egli più portato all'architettura. A Molfetta egli costruiva cappelle funerarie, altari, eccetera, tutto su proprio disegno...

L'IDEA: Come è arrivato qui a Washington?

Palumbo: Mio padre venne nel 1953, con l'intenzione di rimanere poco tempo. Io mi curavo di mio nonno in Italia, essendo egli troppo anziano per il viaggio. Dopo la sua morte sono rimasto solo, aprii una piccola marmeria, ma avevo solo diciotto anni e per gli affari non ero pronto. Dopo pochi anni chiusi la marmeria e seguii mio padre negli USA. Debbo precisare che già nel 1953 io lavorai al restauro del castello di Bari ed aiutai mio padre nella produzione di una statua di larghe dimensioni a Grumo Appula e la statua di San Gennaro a Molfetta. Il nostro lavoro di squadra consisteva nel fatto che a me toccava lo sgrezzamento, il lavoro da "manovale', mentre lui dava i tocchi da maestro... Allora, ritornando al discorso USA, mio padre aveva trovato una buona posizione con la Cattedrale di Washington ed io venni assunto sulla sua parola e sono rimasto sempre lì (cioè gli ultimi trentanni). Debbo essere sincero e precisare che sono rimasto per un attaccamento alla famiglia. Lavorando nella Cattedrale, mi pare di ritenere qualcosa di mio padre...Bisogna riconoscere pero che c'è sempre stata l'ambizione di essere indipendente, di creare...Mio padre ed io fummo i primi nella famiglia che decidemmo di lavorare per conto terzi. Prima di allora si aveva uno studio e si operava per conto nostro...Ecco perche io ho creato questo piccolo studio dove creo opere selezionate, sia su disegno mio che altrui (Siamo ora nello studio adiacente alla sua dimora, nello stato del Maryland). Questa statua del senatore Russell è stata creata originalmente dallo scultore Rick Hart, che scolpì la statua dei "soldati in Vietnam" che è qui a Washington...Lui è uno degli scultori che va per la maggiore e si fida solo di me quando ha delle commissioni per opere in pietra o marmo...

L'IDEA: Ma Lei non scolpisce solo per altri scultori. Ho visto nel suo studio una effige di sua nonna...

Palumbo: Certamente. Io ho studiato quattro anni presso la Corcoran Art Gallery. Ho studiato anatomia, botanica, eccetera, però quando penso alla potenza espressiva delle opere di mio padre o di Rick Hart, che sono dei giganti, mi rendo conto che nel modellare non sono alla loro altezza ed allora quando modello mi pare di insultarli... la mia forza è di creare nel marmo. Certo, accetto anche piccole commissioni dove necessita il modellare, ma mi limito...( Riporto il lettore al commento iniziale sulla immensa modestia dell'artista...) Quando mi ritirerò dalla vita pubblica e non dovrò piu dipendere finanziariamente dallo scolpire, allora mi dedicherò alle mie creazioni...

L'IDEA: Per chiarire meglio la sua posizione di scultore ai nostri lettori, ritorno un attimo alla conversazione avvenuta nella Cattedrale questa mattina, quando Lei si è paragonato ad un musicista, ad un virtuoso che interpreta l'opera del compositore e molto spesso crea i propri arrangiamenti...

Palumbo: Esatto, è l'immagine piu adatta a descrivere la mia posizione...

L'IDEA: Nel Suo studio ho notato varie fotografie con presidenti USA ed altre personalita. Quale è stata l'esperienza piu interessante che ha avuto?

Palumbo: Nel 1985 lo Smithsonian produsse un documentario sui "Stonecarvers" Italiani. La maggior parte di questi scultori lavoravano alla cattedrale. Dopo questo film, il curatore della Casa Bianca si mise in contatto con me per i lavori di restauro a questo edificio. Quindi mi presentai alla Casa Bianca, ispezionai i lavori da farsi e scrissi una relazione. Da cosa nasce cosa e questo contatto mi portò a conoscere innumerevoli personalità. Con Reagan mi incontrai in privato, nel suo appartamento. Poi venni invitato a tante feste e per me, comune lavoratore, ripeto che non mi considero un maestro ma solo un lavoratore, fu un grande onore venire a contatto con celebrità che normalmente si vedono solo alla televisione o sui giornali...

(Palumbo lavorò poi vari anni al ripristino della Casa Bianca, ottenendo gli elogi sia del governo che di altri artisti contemporanei). A termine di questa breve intervista, onde completare il quadro della personalità di questo meritevole cittadino pugliese, debbo aggiungere che, dopo aver passato varie ore a descrivere le statue e gli ornamenti della National Cathedral, questo emerito artista trovò anche il tempo di ospitare 22 persone per un pomeriggio fra amici, con ottimo caffè, vivande ed abbondanti pasticcini.

L'Idea: periodico
degli Italiani d'America.
L'IDEA.
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