Site hosted by Angelfire.com: Build your free website today!

News: Interview with Bernardo Bertolucci

[Home] [The story] [Cast & Crew]
[Script 2 Movie] [Backstage]
[news index] [previous news] [next news]

Bianco e Nero a colori: il maestro di Ultimo Tango a Parigi e L'Ultimo Imperatore racconta il suo Assedio

Attenti: mutazione in atto. L'Assedio (del nuovo cinema) è già cominciato. E tra le bandiere degli assedianti ci sono anche quelle di Bernardo Bertolucci. Colore? Bianco e Nero. Bernardo Bertolucci sta per ri/esordire col suo nuovo film, L'Assedio, nato per la Rai e prodotto poi da Mediaset, nato per la tv e destinato poi al cinema, pensato anni fa da sua moglie Clare Peploe dopo aver letto un racconto di James Lasdun e poi "ceduto" a lui. Girato a colori, ovviamente. E ogni film di Bertolucci ha un colore dell'anima.     "Direi che Ultimo Tango a Parigi era arancio, l'arancione dei quadri di Francis Bacon, e che Piccolo Buddha alternava i giallissimi della parte antica su Siddharta (dove le immagini erano piene come i templi indiani, quasi per sfuggire all'horror vacui, la paura del vuoto) ai colori freddi di Seattle. Ecco, nell'Assedio c'è una storiad'amore tra un inglese molto bianco e una ragazza nera, un bianco e nero ideale, che forse però attenuato dai colori del film. I colori sono forse il rosso del grande arazzo e il nero del pianoforte Steinway & Sons."
L'arazzo sta alle spalle di Mr. Kinski, il musicista molto bianco interpretato da David Thewlis (Sette anni in Tibet), che suona quel pianoforte Steinway nero e svuota la sua casa er amore di Shandurai (Thandie Newton: era in Jefferson in Paris), la splendida colf africana il cui marito è prigioniero politico in Africa. Un film all'osso, e con molto silenzio. Per un autore che ha spesso cavalcato la strada del colossal estremo. Un nuovo Bertolucci?
    "Secondo me sta accadendo qualcosa che non è stato notato abbastanza: una mutazione storica, di linguaggio, stilistica, un nuovo modo di avvicinarsi alle storie e ai personaggi. Una nuova drammaturgia. Esempi? Happy Together di Won Kar Way, Gunmo di Harmony Korine, Il fiume e The Hole. Il buco di Tsai Ming Lian. È la prima volta che amo tanto film che non si confrontano col passato. All'inizio è stato uno choc: il mio cinema, e quello della mia generazione, si è sempre nutrito, non solo confrontato col cinema classico: in questi film invece è come se non ci fosse background: si confrontano solo con il presente, nuotano nel presente come pesci nell'acqua. E poiché il presente è il loro referente, tutta la nuova tecnologia della comunicazione entra nel loro linguaggio in modo assolutamente naturale. E L'assedio?
    "Riguardandolo mi sono reso conto di quanto desiderio di reinventarmi e confrontarmi con il presente ci sia, proprio io che nei miei film "citavo" presenza passate per avere un confronto "fisico" col cinema del passato. Questa mutazione storica èimportante come il passaggio dal muto al sonoro e dal bianco e nero al colore. In fondo da sempre la macchina da presa impressiona sulla pellicola qualcosa che le è contemporaneo. Ritenevo la memoria il punto di partenza dell'identità delle persone. Ma l'approccio di questi autori è sconcertante, la loro memoria forse è già memoria del presente, memoria e anche forse nostalgia del presente".
Lei ha spesso citato Jean Renoir, che le consigliò di lasciare sempre una porta aperta sul set...
    "Voleva dire che se mentre stai girando entra un imprevisto, accoglilo come un regalo: la componente improvvisazione, la componente cinema-verità è importantissima, bisogna essere sempre molto attenti alle forme di invasione della realtà. Ogni volta che accade qualcosa il film acquista: le imprevedibilità che sembrano sconvolgere la sequenza sono doni. Quando un attore ti guarda in modo drammatico, e non era richiesto dal personaggio, capisci che sta vivendo qualcosa di più segreto,un suo segreto che non riesce a reprimere o a rimuovere: allora devi accogliere immediatamente questi momenti e frugare i segreti di queste persone. questo presuppone curiosità un regista capace di ripulirsi completamente del cinismo. L'Assedio, finito, mi ha dato una sensazione di grana, di momento originario, penso che nel mio percorso sia ll'origine di qualcosa: piccola troupe, 28 giorni di riprese, pellicola, ma tra 3 anni magari sarà elettronica, e soprattutto una cosa che non era mai successa: continuare a sceneggiare sul set. Normalmente invento, cambio, dimentico la sceneggiatura: stavolta c'era come una rielaborazione continua nel momento della realtà non s'interrompeva mai, ne potevo parlare anche di notte, con mia moglie,prima di dormire".

Marco Bacci da Max di gennaio 1999