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Archivarius - Saggi a cura di/Essays by Luca Logi (llogi@dada.it)

 

Manuale di procedura orchestraleun'ora prima della prova

Come funziona un'orchestra sinfonica

di Luca Logi

 

[Nota: la maggior parte dei concetti qui esposti si riferiscono al lavoro di una orchestra sinfonica di dimensioni medio-grandi (80-100 elementi) e che operi in forma stabile. Alcune procedure si possono applicare anche ai gruppi più ridotti o che lavorano in forma occasionale.]


Inquadramento

Il titolo 'ufficiale' di chi suona nelle orchestre italiane é 'professore' (i componenti di una orchestra sono 'professori d'orchestra', quelli di un coro 'artisti del coro', mentre i ballerini si definiscono ufficialmente 'tersicorei'). La cosa non manca mai di suscitare malintesi all'estero: nelle orchestre straniere, infatti, viene chiamato 'professore' solo chi insegna in una accademia o in un conservatorio, quindi generalmente solo poche persone e fra le più autorevoli.

Il professore d'orchestra con l'inquadramento più elevato (anche in termini di stipendio) é il primo violino (detto anche 'violino di spalla' o 'spalla'). In alcune orchestre, soprattutto quelle anglosassoni, il violino di spalla arriva ad avere un proprio camerino e ad entrare in palcoscenico da solo, dopo che l'orchestra si é già seduta.

La spalla viene considerata anche come il rappresentante dell'intera orchestra; in questa veste il direttore d'orchestra gli/le stringe la mano al termine dell'esecuzione, intendendo con questo ringraziare tutti i professori d'orchestra. Di fatto, però, nella discussione di molte questioni (orario, condizioni di prova, etc.) la spalla é di fatto soppiantata dai rappresentanti sindacali.

Dopo la spalla vengono, in ordine di importanza, le cosiddette 'prime parti': il collega di leggio della spalla (il cosiddetto 'concertino'), il primo dei secondi violini, la prima viola, il primo violoncello, il primo contrabbasso, i primi strumentisti dei fiati (flauto, oboe, clarinetto, fagotto, corno, tromba, trombone) e il timpanista.

A ognuno di loro possono essere richieste prestazioni che, anche se non hanno la durata di un concerto solistico, possono essere di difficoltà del tutto paragonabile: si pensi all'impegno della prima tromba che, da sola, apre la 5° sinfonia di Mahler. Il buon livello di tutte le prime parti é il carattere essenziale di ogni buona orchestra. Spesso lo stesso ruolo, per esempio di primo flauto, é diviso fra due strumentisti che si alternano.

Subito sotto, ma anche loro essenziali in una buona orchestra, sono i professori che suonano strumenti affini come tecnica ai fiati principali, ma diversi come taglia: l'ottavino, il corno inglese, il clarinetto basso e il clarinetto piccolo, il controfagotto, la tuba, alcuni strumenti a percussione di particolare difficoltà. Anche se l'ottavino - per esempio - ha la stessa diteggiatura del flauto, la sua taglia pone particolari problemi (p.es. difficoltà di intonazione), tanto che uno strumentista che vi si specializzi é particolarmente prezioso e non sempre facile da trovare.

Seguono poi le seconde parti dei fiati (secondo flauto, secondo oboe, etc.), ai quali é richiesta la versatilità di sapersi adattare al suono e all'intonazione del loro primo strumentista, ma per i quali sono sempre possibili interventi solistici - per esempio Dvorak scrive, notoriamente, parti molto difficili per il secondo flauto e il secondo oboe.

Un caso particolare é quello del secondo e quarto corno, che si specializzano nel registro più grave dello strumento, lasciando al primo e al terzo le parti più acute.

Seguono poi gli strumentisti 'di fila': cioè tutti gli altri violini, viole, violoncelli e contrabbassi che di norma suonano all'unisono la stessa parte. La buona qualità degli archi non dipende solo dalle prime parti, ma anche dalla qualità media degli strumentisti di fila; in altre parole, non ci devono essere 'imboscati', ma si richiedono persone che, cercando sempre di impastarsi nel timbro collettivo, suonino con la dovuta precisione e presenza.


Orario di lavoro

Varia da orchestra a orchestra secondo le norme stabilite nei singoli contratti; indicativamente varia tra le 20 e le 30 ore settimanali, comprendendo prove ed esecuzioni.

Tradizionalmente si cerca di rispettare con puntualità gli orari, in quanto gli straordinari sono molto costosi, interessando tante persone. Contrariamente a quello che si crede, le nostre orchestre in questo campo sono più tolleranti delle orchestre straniere. Non é raro il caso di orchestre americane che, allo scoccare dell'ultimo secondo dell'ultimo minuto, si alzino in piedi lasciando incompiuta una registrazione a poche battute dalla fine. Questo da noi non succede (anche se ad un direttore ritardatario sarà ricordato l'orario con cortese fermezza).

Quanto alla gestione del lavoro all'interno dell'orario di prova, questa é di totale competenza del direttore d'orchestra. Il miglior direttore non é quello che gesticola di più (o di meno) e, alla fine dei conti, non é nemmeno quello che ha più chiaro il quadro musicale: il direttore preferito e rispettato é quello che meglio sa organizzare i tempi di prova, che non sono quasi mai abbondanti.

In caso di necessità si possono anche fare le cosiddette 'prove a sezioni', cioè non con l'intera orchestra ma con gruppi più ridotti per mettere a punto le singole parti. (Ma, in generale, le prove a sezioni, che sono molto faticose, non sono gran che gradite.)


Il direttore stabile

Un ruolo particolare é quello del direttore d'orchestra stabile, che non si riduce al solo dirigere un certo numero di manifestazioni nel quadro del programma annuale.

Mentre un direttore d'orchestra ospite ha la responsabilità artistica del concerto a lui affidato, il direttore stabile ha anche la responsabilità artistica del complesso nel suo insieme; il suo ruolo é particolarmente importante quando bisogna decidere sull'assunzione di nuovi elementi o sulla promozione di elementi già presenti a posti più importanti.

Si osserva qui che i grandi direttori del passato, come Toscanini o Stokowsky, avevano di fronte orchestre i cui elementi erano da loro personalmente scelti, e scritturati con formule a termine. Un elemento dallo scarso rendimento non veniva confermato; il potere del direttore stabile era immenso.

La celebre Philarmonia Orchestra, impiantata dal produttore discografico Walter Legge negli anni '50, era addirittura scritturata su base giornaliera; se un elemento non rendeva al meglio delle possibilità il giorno successivo veniva sostituito.

Mentre i direttori del passato non hanno esitato, nel nome dell'arte, a far uso (e a volte anche abuso) del potere a loro affidato, i direttori stabili di oggi raramente arrivano ad avere un potere assoluto in tema di nomine. Ma non bisognerebbe nemmeno sottovalutare l'influenza che hanno nel far scegliere un elemento piuttosto di un altro ed a plasmare, in maniera lenta ma continua, l'identità dell'orchestra.


L'ispettore d'orchestra

Un personaggio particolare presente in ogni orchestra é l'ispettore (in Italia l'appellativo ha un connotato lievemente poliziesco, nei paesi anglosassoni é più elegantemente conosciuto come 'orchestra manager').

L'ispettore é il rappresentante dell'amministrazione che ha il compito di seguire il lavoro dell'orchestra e assicurarne il corretto andamento. Prepara i contratti, ricerca eventuali sostituti per coprire gli assenti (l'agenda telefonica del buon ispettore é grossa come una Bibbia), controlla il puntuale rispetto degli orari e delle presenze, oltre a mantenere la disciplina - cosa che richiede profonde capacità psicologiche, perché una orchestra si conquista con la persuasione e non con la forza. La sua principale dote deve essere l'equità: un ispettore che faccia favoritismi arriva poco lontano. Ma, a volte, occorre anche una buona dose di pazienza.


L'archivista

Questo singolare personaggio ha come compito principale quello di reperire le musiche a stampa necessarie per l'attività dell'orchestra. In molti casi (soprattutto la musica più recente) le parti sono reperibili solo noleggiandole dal loro editore - che ne appronta un numero limitato di set, che poi girano fra le diverse orchestre in tutto il mondo. In altri casi possono essere acquistate, ed allora entrano nella biblioteca dell'orchestra, dove devono essere tenute in ordine e pronte per le successive esecuzioni.

Prima di essere inviate all'orchestra le parti vanno verificate - vanno fatti gli opportuni adattamenti (tagli, segni per le arcate) e a volte vanno anche restaurate, perché a furia di girare fra una orchestra e l'altra si usurano sempre più ( e i professori d'orchestra non perdono l'occasione di annotarvi spiritosaggini).

L'archivista ha anche il compito di segnalare quali siano gli strumenti e gli strumentisti necessari, concerto per concerto, e spesso diventa anche una sorta di consulente musicologico.


Il bidello

Personaggio ancora più singolare, ha l'incarico del trasporto e della corretta disposizione degli strumenti, dei leggii e delle sedie (e corrisponde a quello che, nel mondo dei concerti rock, si chiama il 'roadie'). La sua opera é particolarmente apprezzata quando l'orchestra opera fra diverse sedi e ancora più necessaria in tournée.

Dato che passa la propria vita praticamente immerso nella musica, anche il bidello più musicalmente insensibile finisce per conoscere a menadito il repertorio, anche se da un punto di vista del tutto particolare (per esempio: quanti leggii aggiunti servono per suonare una sinfonia).

Il bidello diventa spesso l'alter ego dell'ispettore (con il quale vive praticamente in simbiosi) e - più spesso di quel che non si creda - il confidente dei professori d'orchestra.


Qualche norma di galateo orchestrale

© 1999 Luca Logi

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Aggiornata al 7 febbraio 1999 - Last updated Feb. 7th, 1999