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Tutto iniziò in un club di fanatici del trenino elettrico di Harvard. Protagonisti: capitan uncino, uno scacchista catatonico, un gruppo di giovani strani ... erano gli hackers.
Ad Harvard alla fine degli anni '50 nel palazzo n.26 del
campus universitario del Massachussets Institute of Technology,
in una stanza al pian terreno si riunivano i soci di uno dei club
piu' strani di questa universita' all'avanguardia nel settore
tecnologico: il club degli appassionati di trenini elettrici.
Il club, che gestiva anche una sofisticatissima ferrovia in
miniatura, era drasticamente diviso in due fazioni: la fazione
del "pennello e coltello" che passava la maggior parte
del proprio tempo a ricreare modelli di vagoni ferroviari da anni
scomparsi, e la fazione"segnali e corrente" che invece
considerava la costruzione della rete di relaix che governano gli
scambi dei treni, l'attivita' piu' seducente che mente umana
potesse produrre.
Il gruppo "segnali e corrente" migliorava in
continuazione la complicata rete di relaix che aveva installato,
smontando e rimontando senza sosta ogni partedel sistema. Il
partecipante tipico di quest'ultimo gruppo era un giovane un po'
strano, generalmente non troppo alto e neppure particolarmente
bello, ma estremamente intelligente, che con un'immancabile
bottiglia di coca-cola nelle mani,provava un insano piacere a
studiare complicate strutture di comunicazioni elettroniche.
Come soprannome venne prodotto il termine "hack", che
in una traduzione approssimativa in italiano significa
"colui che tagliuzza, smembra, intacca". questo fu il
modo e il luogo in cui il termine "hack" venne
prodotto, ma il suo significato prese sfumature piu' precise
negli anni seguenti.
Nel 1958, sempre nel palazzo 26 del campus, ai piani
superiori, venne installato il primo computer a transistors: un
modello che presentava la particolarita', per quei tempi
inconsueta, di non funzionare a schede ma in modo interattivo.
Quando venne offerto al gruppo "segnali e corrente" la
possibilita' di usare il computer nelle ore notturne, fu come un
invito a nozze: gli hackers passavano notti e notti insonni
studiando i programmi più assurdi. Ad esempio trasformare i
numeri arabi in numeri romani o far suonare agli oscillatori del
computer, che erano stati programmati per ottenere dei semplici
beep, la toccata e fuga in mi minore di bach.
Non bisogna dimenticare che tutti i programmi a quel tempo
venivano scritti direttamente in linguaggio macchina perche' non
erano disponibili istruzioni per far svolgere al computer le
assurde operazioni che gli hackers richiedevano. gli hackers
cominciarono cosi' a produrre una raccolta di programmi che
avrebbe facilitato a loro volta la scrittura di altri programmi,
presto questo gruppo comincio a produrre anche una sua
etica precisa che venne condensata in questi comandamenti:
1) l'accesso al computer e a qualsiasi altro sistema che possa
spiegare come il mondo funzioni deve essere assolutamente libero
e gratuito. l'obiettivo e' "metterci le mani dentro".
2) tutte le informazioni prodotte sono patrimonio collettivo e
devono essere disponibili e gratuite.
3) non fidarsi mai dell'autorita' e produrre decentramento.
comma: non fidarsi mai di un programma gia' scritto, ma
migliorarlo in continuazione e produrre decentramento nella sua
architettura.
4) gli hackers devono essere giudicati solo per la loro capacita'
di essere degli hackers. lauree, eta', razza o carriera sono
prive di importanza.
5) nel computer puo' essere creata arte e bellezza. non si pensi
pero' che gli hackers avessero una vita facile pensandola in quel
modo: isolati dal mondo esterno in modo quasi monacale, dedicati
a tempo pieno allo sviluppo di programmi che a quei tempi non
avevano nessuna applicazione commerciale, gli hackers erano
spesso osteggiati dalle autorita' dei campus con le quali erano
in perenne battaglia sulla liberta' di accesso ai computer. Ogni
qualvolta la direzione ordinava di permettere l'accesso solo a
chi avesse un conto regolare, gli hackers riuscivano ad entrare
nelle memorie dei computer e a copiare tutte le parole
dordine su un tabulato che lasciavano poi con sdegno sul
tavolo della direzione.
Totalmente immersi nelle loro attivita' alcuni tra gli hackers
soffrivano di terribili crisi depressive, qualcuno del gruppo
tentoanche il suicidio.
Il caso piu famoso del M.I.T. divento' quello di un certo
Merton che piombava imprevedibilmente in stati di catatonia: i
suoi pugni si chiudevano, il suo corpo si irrigidiva e la sua
attivita fisica si riduceva a quella di un vegetale.
I rapporti di fratellanza erano a tal punto sviluppati nella
comunita' degli hackers che non solo il comportamento di Morton
veniva tranquillamente tollerato, ma qualcuno trovo' anche
un'efficace terapia: Morton era un grandioso giocatore di scacchi
ed infatti lavorava ad un programma per far giocare a scacchi il
computer: quando piombava nel suo stato catatonico era
sufficiente pronunciare la frase " che ne dici di una bella
partita a scacchi" e Morton meccanicamente si sedeva al
tavolo ed iniziava una silenziosa partita a scacchi che
invariabilmente lo riportava su questa terra.
Nel 1961 fu introdotto nel palazzo 26 il famoso computer PDP-1 uno dei modelli piu' moderni e relativamente meno costosi che offriva la novita' di permettere di interagire a tempo reale con la macchina attraverso uno schermo televisivo ed una tastiera. Una pacchia per gli hackers che cominciarono infatti a riempire della loro follia anche la memoria di quel computer. L'effetto piu' immediato fu la nascita del primo electronic game "guerra spaziale". un programma che era quasi un gioco, uno scherzo ma che avrebbe aperto un nuovo settore nell'industria dell'elettronica.
Questa prima generazione di hackers, generosa e coraggiosa fu
presto sostituita per la diffusione stessa dei computer dai
californiani degli anni 60-70 : gli hackers si erano diffusi
ormai in tutte le universita' e la loro ideologia egualitaria ed
anarchica trovo un terreno particolarmente fertile nella
libertaria California.
In questo stato nacquero i gruppi di hackers piu' interessanti:
Lee Felsenstein, uno studente anarchico di Berkeley che non prese
mai la laurea in ingegneria, ma che di computer ne sapeva di piu'
dei suoi professori e che creo' con un computer di una
generazione passata, donato gratuitamente al gruppo da un'impresa
locale, la prima banca dati collettiva, con i terminali
disponibili nelle librerie di Berkeley a chiunque la volesse
usare. Fu sempre Felsenstein uno dei fondatori del gruppo
"computer fatti in casa". la prima riunione, si tenne
in un garage con solo 30 persone, ma il gruppo in poche settimane
raggiunse il numero di parecchie centinaia e riuni le menti
migliori della nascente industria di computer della Silicon
Valley. le riunioni generalmente servivano a copiare e a
distribuire i programmi piu utili che sarebbero costati
centinaia di dollari se acquistati normalmente, e spesso, a
scambiarsi i componenti industriali stessi che le compagnie
tenevano gelosamente in segreto prima del loro lancio sul
mercato.
Lideologia di Lee Felsenstein era particolarmente
interessante: cresciuto in una famiglia di comunisti, Lee era
ossessionato dallidea che le grandi ditte produttrici di
microprocessori potessero improvvisamente togliere dal mercato
gli elementi di base delle sue creazioni: per cui ogni suo
progetto era studiato in modo da rendere particolarmente semplice
la sostituzione dei pezzi e laggiunta di modifiche. La sua
bibbia era il libro di Ivan Ilich "le tecnologie
conviviali".
Un altro bizzarro personaggio che frequentava le riunioni era
John Draper, meglio conosciuto come capitan uncino per aver
scoperto, soffiando dentro un fischietto che veniva offerto con i
fiocchi di avena, chiamati per lappunto "capitan
uncino", che le telefonate interurbane venivano
misteriosamente interrotte.
Questa scoperta lo porto' poi a creare la famosa blue box, un
congegno elettronico che gli permetteva di telefonare gratis in
tutto il mondo.
La fama improvvisa di questa scoperta raggiunse anche la polizia
che lo colse sul fatto e lo arresto' ben due volte.
Era un periodo di grossa produttivita' in california in quegli
anni: l'obiettivo di tutti i partecipanti alle riunioni del
gruppo "computer fatti in casa" era creare un nuovo
computer che fosse cosi' economico da essere accessibile a tutti.
Fin dalla prima riunione partecipo' al gruppo un impiegato del hp
dal nome di Steve Wozniak, che nel gruppo era conosciuto per aver
cercato di telefonare al Papa con un suo modello di blue box, e
per avere una segreteria telefonica che raccontava ogni giorno
una barzelletta diversa. Steve Wozniak divenne famoso qualche
anno piu' tardi come il fondatore della "Apple
Computer", che e oggi una delle 500 compagnie piu'
importanti d'america la ditta che e' riuscita a rendere reale il
progetto di un computer per la gente comune.
Il gruppo fu la fucina di centinaia di idee e di centinaia di
programmi, lo stesso Felsenstein disegno' il primo computer
portatile (l'Osborne n.1) ed il primo modem a basso prezzo
chiamato propagandisticamente volksmodem.
Naturalmente, come in ogni film americano, con il successo cominciarono ad arrivare anche gli investimenti e con gli investimenti le difficolta'. L'occasione della crisi del gruppo fu determinata dalla copiatura illegale del linguaggio "basic" allora appena scritto da due adolescenti di Seattle. Fu proprio uno di loro, Bill Gates, che in una lettera pubblica, indirizzata a tutti gli hobbisti protesto' con il gruppo per la diffusione illegale del programma che gli impediva di ottenere i diritti d'autore. Bill Gates e' ora presidente della Microsoft, una delle maggiori produttrici di software d'america, ed il linguaggio "BASIC" viene offerto gratuitamente da tutte le ditte che vendono computer.
Ma quella occasione segno' la fine del gruppo. Il gruppo si
sciolse.
Capitan uncino mentre lavorava ad una scheda per le comunicazioni
che avrebbe permesso al computer Apple di essere una sofisticata
elaborazione della blue box, fu arrestato per l'ennesima volta
(il suo computer era stato programmato per provare
automaticamente tutte le combinazioni possibili delle parole
d'accesso ad altri calcolatori). La direzione dell'Apple decise
di abbandonare il progetto di una scheda per le comunicazioni con
quelle caratteristiche.
Un vento di restaurazione comincio' a soffiare sulla comunita'
degli hackers.
L'industria nascente di programmi per personal computer con i
suoi profitti rapidissimi fece dimenticare facilmente l'ideologia
della distribuzione gratuita delle informazioni, molti dei membri
del club "computer fatti in casa" divennero dirigenti
di industria nella Silicon Valley.
Lo stesso capitan uncino riusci' a vendere "easy
writer", un programma di word processing da lui scritto,
allaIBM e si trasferi' in pianta stabile alle Hawaii.
Si potrebbe pensare che il sogno che ha ispirato l'attivita' di tanti hackers sia oggi finito. Non e' del tutto vero. Una nuova generazione di hackers si e' presentata negli ultimi anni alla ribalta e non si tratta di giovani che si sono conquistati la prima pagina per essere entrati nei calcolatori di mezza California, (che pure sono sempre una manifestazione indicativa della sopravvivenza del fenomeno hackers) e non si tratta nemmeno della diffusione di centinaia di bulletin boards un fenomeno sociale tanto interessante quanto inspiegabile: la vera novita' degli hackers americani oggi e' rappresentata dall'apparire di una nuova ondata di programmatori che nel produrre linguaggi ne prevedono anche un infinito svilupo, basato sulla partecipazione dell'utente.
Il caposcuola di questa ultima ondata di hackers e' Richard Stalmann (laurea magna cum laude ad Harvard). Richard ha inventato un programma di editing, l'emacs che distribuisce gratuitamente a tutti coloro che si impegnano a spedirgli indietro una copia con i miglioramenti apportati. Il programma e' ormai divenuto lo standard di tutti i dipartimenti universitari di "computer science". Stalmann, che ha lavorato per parecchi anni nel laboratorio di intelligenza artificiale al progetto di sistema operativo lisp (ipotizzando una rete di macchine intelligenti che cresca di intelligenza con il crescere della rete stessa) sta preparando la scrittura di una seconda versione del popolare linguaggio unix che distribuira' gratuitamente a chiunque la richiedera'.
Sembra dunque che lo scontro tra la liberta' dell'intelligenza
e il bisogno di privatizzazione del mercato sia una battaglia
ancora tutta aperta per i prossimi anni, battaglia che la
prossima generazione di hacker sembra voler trasferire
dall'hardware al software rilanciandola ad un livello ancora piu'
sofisticato.