. In un giorno, al solito saluto del Beato Servo di Dio i teschi non risposero. Il servo di Dio allora disse : < foste voi mai qualche cosa di più della Vergine Santissima ?>. Allora s'intese una voce concorde dei medesimi teschi, che con voce più forte del solito pronunciarono le riferite parole : < Oggi e sempre>. Quindi i medesimi teschi furono dal Servo di Dio benedetti...".
Leggendo sempre dagli atti dei processi : "... Quando il Padre Pompilio veniva in Montecalvo, si raccoglieva tutta la popolazione per andargli appresso ; e lo accompagnava alla chiesa del Santissimo, dove si portava di primo slancio :...una volta appena entrato in chiesa si pose genuflesso sopra la porta della sepoltura di detti suoi genitori, e si divulgò ancora che il padre Pompilio parlasse con i medesimi genitori, i quali rispondevano dalla sepoltura. Questo asserivano mio padre ( così dice il teste), mio fratello ed altra gente che frequentava la mia bottega, dicendo di averlo inteso con le proprie orecchie nell'atto che il Padre Pompilio, stando genuflesso in detta sepoltura, essi gli tagliavano l'abito...".
Fino al terremoto del 1930 sono perdurate, sulla facciata della chiesa del Purgatorio, due lapidi commemorative di questi eventi.
Nella stessa chiesa mons. Gioacchino Pecci, poi papa Leone XIII, aprì in Montecalvo il processo per la beatificazione.
Quell'occasione maturò, nell'animo del futuro pontefice, una grande ammirazione per lo scolopio Pompilio Maria Pirrotti, ammirazione che divenne venerazione allorché egli stesso, divenuto papa, il 26 gennaio 1890 lo elevò agli onori dell'altare decretandolo beato.
L'amicizia tra Montecalvo e Leone XIII può essere considerata un altro dono di San Pompilio al suo paese natale.
Dall'Osservatore Romano del 30 marzo 1962 :
" Una somma venerazione il futuro Leone XIII aveva sempre concepito per San Pompilio Pirrotti. Montecalvo, il pittoresco paesino dell'Irpinia, era ben conosciuto dal Pecci, ancora giovane sacerdote e poi prelato.
Più tardi Leone XIII non nascose la sua venerazione per il Santo compaesano.
Il Pontefice, infatti, volle mantenere sempre con quella terra a lui cara intime relazioni ed ebbe amico don Pompilio Pirrotti, arciprete di Montecalvo e pronipote del Santo, ultimo discendente di quella famiglia, tanto che lo nominò Prelato Domestico.
Fu così che un giorno, era l'otto maggio 1899, arrivò a Montecalvo il segretario particolare del papa, Monsignor Rinaldo Angeli : Leone XIII mandava in dono trenta fogli scritti in bellissima calligrafia : erano i versi latini che il Papa aveva composti su San Pompilio Pirrotti.
E uno di tali fogli recava la firma autografa di Leone XIII, che desiderava fossero i suoi omaggi nell'oratorio privato del Pirrotti in segno di onore al Beato e in ricordo di una visita avvenuta sessant'anni prima".
L'articolo poi continua riportando i quatto distici che il papa dedicò a San Pompilio e a Montecalvo.
Tra questi il papa scrisse "Noster in Montem Calvum adventus" in cui ricorda la sua venuta a Montecalvo.
Il 17 giugno del 1765 una grande folla, come risulta dagli atti dei processi, accompagnò San Pompilio fino al convento di Sant'Antonio.
Da qui, sarebbe partito senza far più ritorno a Montecalvo.
La lettera con la quale, nel lontano 1726, San Pompilio confidava per la prima volta a qualcuno l'idea di abbracciare la vita sacerdotale, si chiudeva con l'invocazione Dio guardi Montecalvo ; la mattina di quel 17 giugno, come se avesse già saputo che non sarebbe più ritornato salutò i Montecalvesi con un Arrivederci in Paradiso.
Il 12 luglio giunse in Campi Salentina da dove, il 15 luglio del 1766, sarebbe volato in Paradiso.
Mancavano pochi giorni a questa data ed inviò una lettera al fratello Michele in Montecalvo.
Essa sottolinea più di ogni altro suo scritto il legame affettivo che, nel corso dell'intera vita, tenne stretto San Pompilio alla terra natìa.
In un'alternanza di nomi di persone vive e di amici scomparsi, con un ritmo che si fa via via incalzante, San Pompilio vuol sapere di tutto e di tutti ; saluta tutti e per tutti prega .
Quasi preoccupato di poter dimenticare qualcuno, in un impeto di affetto spirituale, abbraccia tutto il paese "...cominciando da Mamma Bella del Carmine, fino a Santa Maria, e da Santa Maria fino all'Angelo, e dall'Angelo fino al grande Sant'Antonio, come se io vi nominassi ; e sempre più al mio caro Sposo raccomando tutti, e tutto il Paese...".
Quindi lascia l'ultimo saluto : "... Vi abbraccio in Dio, e in Dio vediamoci...".
Montecalvo, 24 ottobre 1999
Giovanni Bosco Maria Cavalletti