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Abruzzo

 

I Pastori

 

Settembre, andiamo. E' tempo di migrare.

Ora in terra d' Abruzzi i miei pastori

lascian gli stazzi e vanno verso il mare;

scendono all'Adriatico selvaggio

che verde è come i pascoli dei monti.

 

 

 

 

Han bevuto profondamente ai fonti

alpestri, che sapor d' acqua natia

rimanga nè cuori esuli a conforto

che lungo illuda la lor sete in via.

Rinnovato hanno verga d' avellano.

 

 

 

 

E vanno pel tratturo antico al piano,

quasi per un erbal fiume silente,

su le vestigia degli antichi padri.

O voce di colui che primamente

conosce il tremolar della marina!

 

 

 

 

Ora lungh' esso il litoral cammina

le greggia. Senza mutamento è l' aria.

Il sole imbionda si la viva lana

che quasi dalla sabbia non divaria.

Isciacquio, calpestio, dolci romori.

Ah perchè non son io cò miei pastori ?

                      

                                                                                               Gabriele d'Annunzio

 

 

Tra le selve e sui monti anch' io pastore

Con il gregge ed a questo affezionato

Nel bel piano di Campo Imperatore

Quante stagioni io vissi beato;

E leggevo con cura e con amore

Dante, Petrarca e l' Ariosto lodato,

Questi sempre compagni e cari amici

Per cui viver potei giorni felici.

 

dai Quaderni di Francesco Giuliani (poeta pastore)

( 1890-1970 )

 

                   E' una delle figure più rappresentative della tradizione abruzzese dei poeti pastori. Nato e vissuto

                   a Castel del Monte, lettore appassionato di testi classici e di letteratura epica, con i suoi scritti si è

                   fatto testimone sensibile e consapevole della faticosa vita dei pastori transumanti, ha raccontato

              episodi di vita quotidiana, usanze e consuetudini antiche che appartengono alla storia del mio paese.